di MADDALENA REBECCA su Il Piccolo del 20 luglio 2010
Dino Buzzati sperava di poter riposare per sempre tra le cime delle sue Dolomiti. Lelio Luttazzi sognava invece di fare ritorno al mare di Trieste, che tanto amava. Un sogno che ieri mattina è diventato realtà. Le ceneri del maestro scomparso l’8 luglio scorso, sono state disperse al largo di piazza Unità, a poche miglia di distanza dalla casa in cui aveva trascorso gli ultimi anni della sua vita.
Nessuna cerimonia altisonante, nessun rito pomposo. Tutto è durato pochi minuti, il tempo necessario alla moglie Rossana ad aprire l’urna cineraria e a restituire al ”mulo” Lelio la libertà tra le onde. Onde che l’indimenticato re dello swing ha solcato per l’ultima volta a bordo dell’Oblomov, la barca a cui aveva dato il nome del personaggio del romanzo di Ivan Goncorov, fatalista e disincantato come lui.
«Lelio amava tantissimo il suo Oblomov, la chiamava la ”nostra barchetta” – ricorda la moglie Rossana -. È stata una compagna di viaggio che ci è rimasta accanto per vent’anni. Ce ne siamo separati solo per poco tempo, riuscendo poi a riportarla a casa la primavera scorsa dopo che il precedente proprietario, un comandante dell’Amerigo Vespucci, l’aveva messa in vendita. Per Lelio riavere l’Oblomov a Trieste e poterci trascorrere l’estate è stata una grande gioia. Come è stato motivo di grande gioia per me il fatto che lui se ne sia andato in mare a bordo della sua barca. Mi dà serenità sapere che è volato via così, tra le mie braccia».
Tutto nel breve saluto di ieri («una cosa semplice – spiega ancora la moglie Rossana -, perché Lelio amava le cose semplici che vengono dal cuore») è stato fatto secondo le richieste e i desideri messi nero su bianco del maestro. Senza disposizioni scritte, del resto, non sarebbe stata permessa la dispersione delle ceneri in mare. La prima in assoluto per la città di Trieste. Solo di recente infatti, ha spiegato Renzo Zimolo, titolare dell’impresa di onoranze funebri che si è occupata di eseguire le ultime volontà di Lelio Luttazzi, il Comune ha emanato le determine che autorizzano a liberare al largo i resti dei defunti che ne fanno espressa richiesta.
Ad assistere ieri all’ultimo viaggio del musicista, lontano dai riflettori, anche il presidente del Marina San Giusto Italo Mariani. «A lui – continua Rossana Luttazzi – va un ringraziamento speciale per la sensibilità, la delicatezza e l’aiuto affettuoso. D’ora in avanti l’Oblomov resterà al Marina San Giusto. Io, da sola, non potrei andar per mare. Mi farebbe troppa malinconia immaginare di salire in barca senza Lelio. Per me, lui è ancora qui. Non riesco a rassegnarmi e mi capita di cercarlo ancora per casa. La sua morte – continua trattenendo a fatica le lacrime – è una perdita enorme, ma ci sono tante cose che mi danno almeno un po’ di serenità. Una di questa è proprio il fatto di guardare il mare e sapere che Lelio è con me».
Un pensiero che, probabilmente, potrà consolare anche i tantissimi triestini che di Luttazzi conservano ancora un vivo e autentico ricordo. E che, solo pochi giorni fa, hanno dimostrato la loro riconoscenza verso un concittadino che ha dato tanto lustro a Trieste sfilando a migliaia davanti alla bara accolta nella camera ardente in Comune. Persone che consideravano il ”mulo” Lelio quasi uno di famiglia e che questa volta, però, hanno dovuto fare un passo indietro.
Spente le luci e archiviato il bagno di folla, era giusto arrivasse anche il momento della discrezione e della riservatezza. Cifre che hanno accompagnato gli ultimi momenti di vita del maestro e contraddistinto di conseguenza anche il suo congedo da Trieste. Congedo, non a caso, andato in scena un ventoso lunedì mattina, «Avrei potuto organizzare tutto già sabato – conclude la moglie Rossana -, ma avevo l’impressione che fosse una giornata troppo caotica e movimentata. Per far volare via Lelio, meglio attendere un momento più tranquillo».