di FRANCO BABICH su Il Piccolo del 20 novembre 2010
Gli incontri segreti, le telefonate in codice, i punti più difficili che dovevano essere affrontati. C’è tanta carne al fuoco nella lunga intervista che Boris Snuderl, il protagonista della trattativa da parte jugoslava, ha rilasciato nei giorni scorsi al quotidiano lubianese ”Dnevnik” in occasione dei 35 anni della firma degli Accordi di Osimo.
Snuderl, classe 1929, all’epoca presidente del Comitato per l’economia del Parlamento jugoslavo e vicepresidente della Camera d’economia federale, ha raccontato al giornale alcuni dettagli della trattativa segreta portata avanti con successo con Eugenio Carbone, ex direttore generale del Ministero italiano dell’industria. I due si conoscevano già nell’ambito della commissione mista che si occupava della collaborazione economica tra Roma e Belgrado, per cui sono stati incaricati dai due Paesi di trattare in gran segreto, visto che attraverso i normali canali diplomatici non era stato possibile raggiungere alcun risultato. La proposta di avviare una trattativa era stata fatta dall’Italia, che all’epoca ha valutato che «era venuto il momento di accettare la realtà ed evitare qualsiasi tipo di crisi o disordini su una questione così delicata come i confini di Stato».
Roma, secondo Snuderl, era preoccupata per gli interventi dell’Unione sovietica nei Paesi del Patto di Varsavia e per cosa sarebbe potuto accadere, in termini di stabilità dell’area, dopo la morte del leader jugoslavo Josip Broz Tito, che aveva già più di 80 anni. La Jugoslavia accolse l’iniziativa con molta prudenza, e volle cautelarsi limitando la durata della trattativa segreta a trenta giorni lavorativi.
«Nei contatti telefonici usavamo delle espressioni in codice», ha spiegato Snuderl, che aveva qualche volta il problema di giustificare le proprie assenze da Belgrado. Gli capitava pertanto di recarsi la sera con l’aereo a Lubiana, per raggiungere il castello di Strmol – dove si è svolta buona parte degli incontri – e rientrare a Belgrado già la mattina seguente. Oltre che a Strmol, alcuni incontri si sono svolti a Dubrovnik (Ragusa) e Strugnano.
Una delle questioni più difficili da risolvere era la tutela della minoranza slovena in Italia, una di quelle che è stata risolta in brevissimo tempo è stata la definizione del confine marittimo, ha raccontato Snuderl al giornale. L’utilizzo del ”canale segreto” per chiudere definitivamente il contenzioso italo-jugoslavo sul confine orientale si è dimostrato una buona soluzione, che ha permesso di dialogare anche in momenti particolarmente difficili. Ne è convinto Boris Snuderl. «E’ un peccato – ha spiegato nell’intervista al ”Dnevnik” – che questo tipo di trattativa non sia stato usato nei primi anni Novanta tra Slovenia e Croazia».