L'ULTIMA BANDIERA DI POLA
Sarà conservato nel Museo storico "Roma Città del Fuoco" il vessillo della città italiana strappato nel 1947 dal vigile del fuoco Umberto Gherardi all’arrivo dei partigiani di Tito
di Alessandro Mella e Alessandro Fiorillo
Le coste adriatiche furono per secoli influenzate dalla presenza italiana già a partire dai tempi della Venezia serenissima. Ma proprio l’intrecciarsi delle influenze italiane e slave, causò a quelle terre un’esistenza molto difficile con momenti storici particolarmente critici. La città di Pola divenne ufficialmente italiana alla fine della Grande Guerra in seguito al dissolvimento dell’Impero Austro-Ungarico nel 1918. Durante gli anni del regime fascista visse una stagione molto vivace con un interessante espansione anche edilizia, disturbata però da una volontà alle volte eccessiva di italianizzare le minoranze slave nel territorio.
Nella provincia fu costituito nel 1939 il 41° Corpo dei vigili del fuoco guidato negli anni da vari comandanti tra cui l’ing. Vagnati. I vigili del fuoco polesani finirono per legare il loro nome, nei libri di storia, al dramma delle foibe che per primi esplorarono guidati dal Maresciallo Arnaldo Harzarich. Il 9 Febbraio 1943 essi furono chiamati a soccorrere la popolazione della città colpita per la prima volta dalle bombe angloamericane.
E venne poi il periodo più duro, apertosi nel Settembre 1943 in seguito alla consegna della parte del Nord Est nelle mani delle autorità del Terzo Reich. Sorsero quindi varie formazioni partigiane, spesso anche in lotta tra loro, divise tra brigate di italiani e slavi. Fu però nella tarda primavera del 1945, con il ripiegamento delle armate tedesche, che per Pola si aprì un secondo tragico momento. I partigiani titini occuparono la città dichiarandola territorio jugoslavo ed iniziarono una feroce caccia ai cittadini italiani, a partire da chi aveva ricoperto ruoli nella pubblica amministrazione. Il 12 Giugno 1945 l’arrivo delle truppe alleate sembrò segnare la salvezza della città, evento che attirò molti profughi istriani. Ma era un illusione momentanea, perché in seguito agli accordi di pace e malgrado i mille tentativi del Comitato di liberazione nazionale di Pola di non far strappare la città all’Italia, nel 1947 essa venne assegnata allo Stato jugoslavo.
La paura, il ricordo degli orrori subiti e la sofferenza spinsero migliaia e migliaia di polesani a lasciare la loro città per rifugiarsi in un’Italia che non seppe accoglierli come figli ma li espose spesso e tristemente al pubblico disprezzo. Il 20 Marzo il piroscafo “Toscana” fece l’ultimo viaggio e con lui 28.000 cittadini su 31.000 lasciarono quella terra per non diventare cittadini jugoslavi mentre le loro case e proprietà venivano confiscate ed occupati da “coloni” giunti dal resto della nazione di Tito. Anche la redazione de “L’ Arena di Pola”, ultimo quotidiano italiano, dovette fuggire perché minacciata finendo per ritirarsi a Trieste.
Destino non meno amaro ebbero i vigili del fuoco della città; mentre Harzarich fuggiva perché minacciato di morte per la sua opera di recupero delle salme dalle foibe, gli altri colleghi lasciavano mano a mano la bella Pola rifugiandosi in parte nelle scuole centrali antincendi a Roma e venendo in seguito destinati a vari comandi d’Italia per riprendere servizio.
Nelle ultime settimane, nell’ambito delle attività di ricerca portate avanti dal gruppo storico del comando provinciale dei vigili del fuoco di Roma (1) è riaffiorato un importante cimelio della storia di Pola. Si tratta di una grande bandiera italiana che campeggiava in cima alla cupola di un palazzo pubblico della città (2), e che venne asportato nel 1947 dall’allora vigile Umberto Gherardi del 41° Corpo dei vigili del fuoco di Pola prima di abbandonare la città per l’arrivo dei partigiani di Tito. Il Gherardi, per amor di patria, prelevò la bandiera italiana evitandone la probabile profanazione e distruzione, e la portò con sè, fino a Roma, dove riparò.
Oggi, dopo più di sessant’anni, la bandiera e la storia del suo rocambolesco salvataggio sono tornati alla memoria, grazie alle ricerche storiche e grazie alla donazione che il figlio di Umberto Gherardi (3) ha fatto al "Museo Storico Roma città del fuoco" tramite i colleghi Claudio Gioacchini ed Enrico Branchesi, dove presto la bandiera verrà esposta.
NOTE:
(1) nel quale gruppo operano il CS E. Branchesi, il VP A. Fiorillo, il CR C. Gioacchini e il CR R. Diottasi
(2) Con tutta probabilità, secondo la testimonianza di Umberto Gherardi, trattasi del “Palazzo Quinto” della Marina Militare.
(3) Omonimo del padre, anche lui ex vigile del fuoco, ha consegnato la bandiera al CS Enrico Branchesi chiedendo espressamente che venga esposta e conservata al Museo Storico Roma
(fonte "Obiettivo Sicurezza" per gentile segnalazione di Alessandro Mella)
MUSEO STORICO ROMA CITTA' DEL FUOCO
Via Marmorata 15, zona Piramide/Testaccio
Ingresso Gratuito
Dal Lunedì al Sabato ore 09.00 – 12.00 e 14.00 – 19.00
Per visitare il Museo è necessaria la prenotazione al tel. 065746808
La bandiera non è ancora esposta. Informeremo tramite il nostro sito quando sarà possibile visitarla.