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20 ott – Mantica: Croazia in UE solo dopo risarcimenti

di GIULIO GARAU su Il Piccolo del 20 ottobre 2010

L’Italia non si opporrà «e non lo farà mai» all’ingresso della Croazia nell’Unione Europea, anzi, continuerà ad essere un fedele partner per la conclusione del percorso. Ma «sarebbe davvero carino» che il governo risolva «una volta per tutte» le questioni ancora aperte nel contenzioso della restituzione dei beni e dei risarcimenti per gli esuli. Il sottosegretario agli Esteri, Alfredo Mantica, lo ha ribadito al segretario di Stato, Davor Bozinovic, ma anche al presidente del parlamento croato (il Sabor) Luka Bebic nella sua ultima visita a Zagabria. Due le questioni in gioco, da un lato la fatidica somma in dollari di indennizzo sui beni prevista dal trattato di Osimo. Dall’altro l’esito delle domande di risarcimento dopo la sentenza della Corte costituzionale croata che sancisce l’estensione ai cittadini stranieri dei benefici della legge sulle denazionalizzazioni.

Cosa sta succedendo sottosegretario Mantica, c’è stata una nuova accelerazione?

Ma no, si tratta di richieste che l’Italia sta facendo da tempo, è che siccome siamo alla fine del percorso della Croazia verso la Ue, saremmo felici di poter salutare l’ingresso avendo risolto in maniera bonaria questi problemi ancora aperti. Abbiamo un anno di tempo per fare questo lavoro, apriamo dei tavoli tecnici. Poi alla fine sia la politica dei due Paesi a dire su tempi e modi.

Sono anni che si discute invano con la Croazia, come pensa di poter risolvere questi nodi in così poco tempo?

Era dal 2008 che di fronte alle nostre reiterate richieste i croati ci rispondevano che bisognava attendere la sentenza della Corte costituzionale. Ora la sentenza c’è e vediamo di chiudere, o almeno di sapere come il governo intende chiudere. Perchè alla fine ti viene voglia di fare come gli sloveni che usano le note verbali al posto delle richieste a voce e protestano con la Commissione europea: «questi non hanno fatto…»

Crede quindi che la sentenza della Corte costituzionale croata sia il chiavistello giusto per riprendere le trattative?

La sentenza riguarda il rapporto tra la Croazia e i cittadini stranieri che hanno fatto ricorso. Ci sono 1034 domande di italiani. Secondo me sarebbe opportuno che Zagabria riapra i termini. L’ho spiegato al segretario di Stato Bozinovic, non arriveranno altre 10 mila di domande, al massimo 500 in più. Ma sono decisioni che deve prendere il governo croato. Certo, sarebbe carino che ci fosse una risposta.

Se non sbaglio lei parla anche di riprendere in mano la questione degli indennizzi di Osimo

Sì, mi riferisco ai famosi 35 milioni di dollari che sono stati messi a bilancio dalla Croazia, ma non ne sappiamo nulla, non c’è alcuna garanzia di averli. Nel 2003 c’era stata anche una Commissione speciale che si era riunita, aveva preso il nome del presidente, Leanza. In quell’occasione erano stati esaminati tutti i ”casi di specie”, su indennizzi, restituzioni. Casi studiati a tavolino. Siccome la stesse legge croata prevede, fatti salvi gli accordi bilaterali, di esaminare caso per caso, mettiamoci attorno a un tavolo e affrontiamo la questione.

Come vede questo percorso?

Bisogna chiudere le questioni aperte del trattato di Osimo, penso a un tavolo tecnico in cui i funzionari dei rispettivi ministeri, italiano e croato, discutono e preparano il terreno. Poi toccherà comunque alla politica dei due governi chiudere e decidere su tempi e modi.

Questi nodi non creeranno altri ostacoli nel percorso di Zagabria verso la Ue?

No, lo ribadisco che non ci opporremo, e mai lo faremo, all’ingresso della Croazia. Ma sarebbe carino che queste pendenze le risolvessero prima. L’ho ripetuto sia al presidente del Sabor croato Bebic che al segretario di stato, Bozinovic, in modo tale che sia Parlamento che governo siano informati di questa reiterata richiesta. Non dico che alla fine ci diano i soldi, ma almeno che ci spieghino cosa vogliono fare.

Gli ostacoli ancora da superare da parte della Croazia non sono pochi. Si parla di più di dieci capitoli aperti.

Ci sono ancora criticità nel Paese. Dai problemi della concorrenza dei cantieri navali ancora da privatizzare, sino alla libera circolazione di persone e capitali, la riforma della giustizia. Ma penso anche alla lotta alla corruzione e alla tutela delle minoranze.

Quindi i tempi dell’ingresso probabilmente non saranno rispettati, ci sarà un ritardo.

I croati stessi pensano che la data del 2011 è molto ottimistica. E per costituzione, una volta presa la decisione dell’ingresso, tutto deve essere sottoposto a referendum popolare. Ci vorrà almeno un anno ancora.

E quindi?

Quindi c’è tempo per affrontare le questioni italiane, entro il 2011 tenendo conto che questa cosa può essere regolata in via breve tra i due stati.

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