In questa 15esima puntata sulla vita dell’Apostolo degli Esuli, raccontiamo le reazioni all’ultima edizione (quella del 1998) del libro di Padre Flaminio Rocchi sull’Esodo dei giuliano-dalmati. I brani sono tratti dal libro a lui dedicato ed edito dalla ANVGD.
Flaminio amava scrivere, questo è sempre stato fuor di dubbio. Di tutti i suoi scritti erano spesso gli altri a parlare, più che lui stesso. Ritengo quindi giusto lasciare buona parte dello spazio a coloro che si sono espressi dopo aver poggiato gli occhi sulle sue pagine, piene di pathos, dolore e orgoglio, delle ultime edizioni ampliate del suo libro sull’Esodo. Sono alcuni dei commenti ritrovati e custoditi gelosamente fra le sue carte, come unico vero e valido riconoscimento al suo lavoro editoriale. L’ambito cronologico è quello degli ultimi vent’anni della sua vita.
«Osservando le terribili immagini, non si può non comprendere l’immane tragedia vissuta da migliaia di cittadini italiani costretti all’esodo da soprusi, violenze e ingiustizie che solo la guerra e un irresponsabile odio razziale possono generare. La testimonianza di Padre Flaminio Rocchi non è un grido di vendetta, nelle sue parole non c’è odio, ma solo esortazione affinché venga resa giustizia ad un capitolo della storia troppo a lungo dimenticato.»
Andrea Monorchio, Ragioniere Generale dello Stato
«Sono profugo dalla Libia, pertanto, sia pure con modalità, motivazioni, tempi e forme diverse, anch’io ho sperimentato sulla mia pelle cosa significa essere profugo in Italia. Sta di fatto che Lei con tanto amore, professionalità, puntiglio, determinazione, pazienza certosina (e noto che anche Voi Francescani -che ho sempre ammirato, soprattutto in Africa- ne avete tanta) è riuscito a riunire in modo magistrale un numero rilevante di luoghi, fatti storici e molti altri elementi a volte inediti, tanto da formare un quadro ineguagliabile del dramma vissuto dalle popolazioni di quei luoghi tanto cari ai veri patrioti italiani.»
Silvio Peluffo
«L’opera di Padre Flaminio Rocchi, unitamente al nostro impegno nel favorire tra i giovani la conoscenza, imparziale e priva di reticenze, della storia del Novecento, è senz’altro un ulteriore contributo per far luce su fatti e fenomeni del nostro recente passato, rimasti in ombra.»
Luigi Berlinguer, Ministro della Pubblica Istruzione
«I Suoi libri ed i Suoi scritti assumono una importanza che va al di là dell’ambito della Comunità degli Esuli: hanno la capacità, per il messaggio cristiano che trasmettono, e per l’equilibrio nel riferire importanti fatti storici e delicate decisioni politiche, di invogliare anche quei lettori che possano essere condizionati da pregiudizi e da una non limpida predisposizione d’animo, ad immettersi nella via dell’umiltà, della tolleranza, della solidarietà, della civiltà.»
Pietro Tommaso Chersola
«È la storia del calvario e del travaglio della Venezia Giulia durante l’ultima guerra e documenta le cause che determinarono la fuga di tutta la popolazione italiana. È una storia ardimentosa, eroica, purtroppo non sempre serenamente compresa e valorizzata; una storia di sangue, di morti, di fughe, di infoibamenti barbari e crudelissimi.»
dal quotidiano L’Osservatore Romano
«Esprimo apprezzamento e ammirazione per un’opera tanto significativa, a servizio della memoria comune e della verità storica».
Mons. Gianbattista Re, Segretario di Stato Vaticano
«Il libro sottolinea la dignità di questi profughi e la nobiltà del loro coraggio nell’affrontare la tragedia. Padre Flaminio esprime dolorosa partecipazione, ma non risentimento: il racconto diviene così strumento di riflessione, esortazione a spezzare la catena dell’odio proprio quando l’intolleranza etnica ritorna di dolorosa attualità».
Carlo Azeglio Ciampi
«Padre Flaminio Rocchi, l’uomo che più di nessun altro ha dedicato tutta la sua vita per sostenere i diritti della nostra gente sparsa per il mondo. Egli, col suo libro L’Esodo dei 350.000 Fiumani Giuliani e Dalmati e altri, con il giornale Difesa Adriatica e coi suoi articoli su tanti libri e giornali, è entrato in tutte le case della nostra gente sparsa in tutto il mondo. P. Flaminio ha toccato tutti i nostri cuori e ci ha dato speranza e coraggio per affrontare il triste destino dell’esodo. Da semplice frate ci ha dato forza, speranza, senso di riconoscenza.»
Daniele Velcich sul periodico Comunità Chersina
«Abbiamo ricevuto il suo libro con la sua preziosa e affettuosa dedica. Questo sconvolgente volume starà nella biblioteca del nostro Club, insieme ai diari, ai giornali d’epoca, ai libri che riguardano la guerra e i suoi orrori. Voglia gradire questa cartelletta di “Ricordi speciali”: anche nostro padre sapeva raccontare senza odio e sapeva vedere la poesia e far emergere le cose dello spirito quando tutto sembrava perduto, marcio e disumano.»
Carlotta e Alberto Guareschi, figli di Giovannino Guareschi
«La passione dell’autore, nativo di Neresine, un paese dell’isola di Lussino situata nelle acque del golfo del Quarnero, non si tramuta mai in faziosità, ma è contemperata da un autentico spirito cristiano disposto a comprendere le ragioni degli uni e degli altri e a perdonare le colpe, mai, però, ad accettare le menzogne delle verità ufficiali. […] Rocchi sottolinea quindi come l’occupazione slava si presentò con caratteri profondamente estranei alla cultura della maggioranza della popolazione locale, ma ciò non sarebbe stato sufficiente a provocare l’esodo degli italiani, come non lo era stato durante la dominazione austriaca, se i soldati di Tito non si fossero abbandonati alle violenze più atroci allo scopo di provocare una pulizia etnica già da tempo pianificata.»
dal quotidiano Il Giornale
«Ho aperto il libro a casa e mi sono messa a leggerlo dove mi capitava. L’antica furia mi ha invasa. Mi sono rivista a Fiume, al mio ritorno, dopo la guerra per salvare la mamma. Avevo voglia di piangere e di scaraventare all’aria finanche L’Istria dell’Esodo. La Sua opera ha la forza che nasce dalla nuda verità, e la nuda verità esercita imperio: uno si ferma, ascolta, tace. Io ho rivissuto, per attimi, l’atmosfera dell’epoca: paura, orrore, odio impotente.»
da una lettera di Ina Sicchi Abbondanza
«Io sono lombardo, ma voglio ringraziarLa della fatica immensa che ha affrontato nella stesura dell’opera e del lusinghiero risultato che ha ottenuto, contribuendo in modo che ritengo definitivo alla collocazione dei fatti dell’atroce questione istriana.»
da una lettera di Camillo Barberi
«Non ho conosciuto personalmente Padre Flaminio Rocchi, ma ho invece avuto modo di leggere il suo libro sulla travagliata storia degli esuli, perché quando insegnavo a Granarolo Emilia, un mio alunno, Fulvio Cavicchi (la cui madre, docente in pensione, era esule dall’Istria ed il padre Claudio noto giornalista televisivo) mi portò a far vedere questo volume. Fulvio Cavicchi aveva allora 14 anni, ma mi colpì l’orgoglio di appartenere a questa storia che lui aveva conosciuto attraverso i ricordi familiari, ma anche tramite le testimonianze ed i dettagli del libro di Padre Rocchi. Questo fatto esprime la capillarità del lavoro svolto da questo ‘uomo di Dio’ che attraverso gli scritti è arrivato al cuore della gioventù, piccola traccia di una azione sociale e culturale che non ha conosciuto confini»
Floriano Roncarati, Dirigente scolastico
«Ho trascorso questi ultimi tre giorni leggendo il suo libro. Non ho potuto far altro, tanto la lettura di quella sua raccolta di ricordi, date, fatti e citazioni mi ha avvinto. (Posso dire che mi è sembrata più l’opera di un certosino che non quella di un francescano?) Il suo libro, infatti, è un vero compendio di tutto ciò che almeno noi profughi dovremmo sempre ricordare, dato che gli altri, purtroppo, ricordano solamente ciò che a loro, sul momento, fa comodo. Ho letto poi con particolare piacere le sue notazioni sulla dura e semplice vita dei nostri isolani. La descrizione che Lei fa della Neresine di allora, rivela il suo amore per quel modo di essere e di vivere che è poi lo stesso di quello del mio paese e per il quale anch’io sento forte il rimpianto. […] Il suo libro, almeno nella mia famiglia, servirà da bastione contro l’inesorabile avanzata dell’oblio su tutto ciò che sia a Lei che a me è stato di più caro.»
Xxxx
«Ho letto il suo libro, un libro difficile perché gli occhi si riempiono di lacrime, ma molto bello. Mi hanno riempito d’orgoglio le parole belle che lei scrive sulla nostra gente, sia conoscere quelle personalità che avevano ed hanno incarichi importanti nello sviluppo di grandi società. Grazie Padre Rocchi per quanto ha fatto e fa per tutti noi.»
Elda Benussi
«A nome di tutti i mie Frati della Chiesa Votiva – S.M.Ausiliatrice di Treviso ti dico grazie di cuore per il tuo gentile pensiero di farci avere in omaggio il libro L’Istria dell’Esodo da te scritto. E’ una meravigliosa e sublime pagina di storia vissuta nel sangue di tanti martiri innocenti, ma celebrata nel segno della verità e nella viva testimonianza di quanti hanno portato e portano ancora i segni dell’ingiustizia, dell’odio, della violenza e della brutalità. Se è vero che la storia è maestra di vita, sono certo che la lettura del libro eleverà il lettore a sentimenti buoni, onesti e a desideri di pace e fratellanza. Il Signore, che è Padre di ogni consolazione, ricompensi ogni vittima ed ogni eroe! Benedica, inoltre, l’Opera che tu, con tanto amore e con profonda convinzione del cuore, hai iniziato nel soffio dello Spirito Santo e che porti avanti con intelligenza e con vocazione nata dall’amore di Cristo. Sii tu davvero Angelo serafico degli Esuli! Il Signore ti doni grazia e buona salute, mentre ti assicuro che collocherò il libro nella biblioteca del Convento, perché continui a brillare quale luminosa testimonianza dei quel gran bene, che hai compiuto fra i Profughi Istriani, Fiumani e Dalmati.»
P. Gabriele De Zan, Guardiano del Convento dei Frati Minori di S. Maria Ausiliatrice – Treviso
Ma chi, più dell’autore, poteva sapere a cosa erano serviti tanti sforzi editoriali? Eccoli riassunti in un brano di una lettera inviata a Bruno de Donà nel 2000.
«[…] Ho scritto il libro per tre ragioni: – per i giovani che non sanno quanto i loro padri hanno sofferto per assicurare loro una vita migliore; – per ricordare come gente semplice, contadini, marinai, operai siano stati capaci di professare con i fatti i princìpi nobilissimi di libertà, di Patria, di dignità che sembrano esclusivi delle classi nobili degli intellettuali, dei politici; – per tirare fuori dal dimenticatoio dei veri martiri, delle donne, delle mogli.»
Da una lettera del 1994 a Lidia Paganello.
«Mi dispiace saperla sofferente per l’infermità degli occhi. Noi profughi abbiamo l’anima piena di tanti pensieri che possiamo rileggere e meditare spiritualmente. La nostra tragedia fisica e quella intima e personale di ciascuno di noi è poco conosciuta. Ho scritto il libro perché i nostri giovani comprendano ciò che i loro genitori hanno sofferto per assicurare loro la libertà.»
Nel 1998 Padre Flaminio risponde a Gaetano La Perna, che gli aveva fatto notare alcune discordanze di date sull’uccisione di Don Francesco Bonifacio, parroco in tempo di guerra vicino a Buie.
«Lei ha pienamente ragione nel precisare le mie contraddizioni sulla tragica e misteriosa morte del Ven. Don Francesco Bonifacio. Avevo appuntato varie date del suo arresto e della sua scomparsa, fornitemi dal fratello, da Mons. Luigi Parentin, da sacerdoti croati e dallo stesso Mons. Antonio Santin. Purtroppo m’accorgo che l’ultima edizione del mio libro sull’esodo ripete l’errore. La colpa è tutta mia e specialmente della mia fretta (ho passato gli 80) di accumulare notizie da libri, da giornali, da lettere, da conversazioni private, da telefonate, da fascicoli di danni di guerra e di beni abbandonati. D’altra parte ho cercato di legare i singoli avvenimenti a singole date per dare loro un carattere di veridicità. La politica non ci crede. Ciò naturalmente non giustifica i miei errori. Sarò felice se qualcuno li correggerà. Molti, di qua e di là della frontiera, vanno dicendo: “Si aprano gli archivi slavi e noi crederemo a ciò che troveremo”. Ma gli infoibamenti e molti avvenimenti, che hanno provocato il nostro esodo, non sono stati registrati nei tribunali né civili né militari, negli archivi né comunali né anagrafici. L’almanacco e il mio stesso libro sull’esodo, più che un documento storico, vogliono essere un racconto popolare, anche se io ho studiato storia e sociologia a Lovanio e filosofia e lettere all’Università di Bologna. Lascio a storici come Lei l’impegno severo, lungo e spesso polemico in date e nomi.»
1. puntata: biografia sintetica http://www.anvgd.it/notizie/14901-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-1-12mar13.html
2. puntata: vita da cappellano militare http://www.anvgd.it/notizie/14913-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-2-14mar13.html
3. puntata: l’esperienza di cappellano militare in Corsica http://www.anvgd.it/notizie/14945-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-3-19mar13.html
4. puntata: i ricordi della sua Neresine http://www.anvgd.it/notizie/14961-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-4-22mar13.html
5. puntata: l’impegno nell’ANVGD http://www.anvgd.it/notizie/14987-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-5-26mar13.html
6. puntanta: le Foibe http://www.anvgd.it/notizie/15014-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-6-02apr13.html
7. puntana: l’Esodo giuliano-dalmata http://www.anvgd.it/notizie/15034-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-7-04apr13.html
8. puntata: Trattato di Osimo e rapporti con la ex Jugoslavia http://www.anvgd.it/notizie/15055-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-8-09apr13.html
9. puntata: l’assistenza agli Esuli http://www.anvgd.it/notizie/15080-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-9-11apr13.html
10. puntata: la cruda realtà della profuganza http://www.anvgd.it/notizie/15081-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-10-06mag13.html
11. puntata: le critiche http://www.anvgd.it/notizie/15100-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-11-08mag13.html
12. puntata: la riconoscenza degli Esuli http://www.anvgd.it/notizie/15128-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-12-10mag13.html
13. puntata: la prima edizione de “L’esodo dei 350mila…” http://www.anvgd.it/notizie/15138-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-13-13mag13.html
14. puntata: le interviste http://www.anvgd.it/notizie/15169-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-14-16mag13.html