Il primo Seminario regionale di formazione sulle vicende del confine giuliano si apre oggi Padova, riservato ai docenti degli istituti scolastici del Veneto. L’iniziativa, che rientra nell’agenda del Gruppo di lavoro istituito presso il Ministero della Pubblica Istruzione con le associazioni degli Esuli, è promossa dall’Ufficio Scolastico regionale, dall’Ufficio Scolastico Territoriale di Padova, dall’Anvgd, dal Comune e dalla Provincia di Padova.
«Oltre il Ricordo. Le vicende del confine orientale» – questo il titolo del Seminario – si svolge presso l’Itc “Einaudi” (Via delle Palme, 1) con inizio alle ore 9.00 con i saluti di Guido Brazzoduro per la Federazione delle Associazioni degli Esuli); Elena Donazzan, assessore all’Istruzione, Regione Veneto; Enrico Pavanetto, assessore al Volontariato e Associazionismo, Provincia di Padova; Flavio Zanonato, sindaco di Padova; Gianna Marisa Miola, vicedirettore generale Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto.
Nell’occasione la Federazione delle Associazioni degli Esuli ha diramato la nota stampa che pubblichiamo integralmente.
Nel 1943 iniziò l’esodo degli italiani dall’Istria, Fiume e dalla Dalmazia costretti a fuggire dalle terre nelle quali i loro padri avevano vissuto in pace.
Durante e dopo il secondo conflitto mondiale il nazionalismo slavo con le tecniche del terrorismo comunista realizzò la pulizia etnica contro gli italiani delle terre d’oltre Adriatico. Cinquant’anni dopo la tragedia si rinnoverà, nei primi anni novanta il mondo sarà testimone di un’altra pulizia etnica nei Balcani, ricordiamo il vile massacro di Sebreniza.
Molti esuli giuliano dalmati in fuga dalle loro terre si fermarono a Trieste, ma la gran parte andò a riempire le camerate di più di centoventi campi profughi. Caserme e ricoveri di fortuna allestiti dovunque da un’Italia sconfitta che usciva da una guerra che aveva generato gravi devastazioni morali prima ancora che materiali. Alla fine molti esuli andarono in Australia o nelle Americhe a cercare quel lavoro che la Patria in quel momento non era in grado di offrire.
Finirono a migliaia nei campi profughi, ogni giorno una scodella di minestra e qualche sigaretta, vite vuote senza futuro alle quali i migliori ed i più fortunati presto reagirono trovando lavoro e una nuova casa.
Fu così che già nel 1945 nacquero le prime associazioni dell’esilio giuliano dalmata; uomini e donne che si riunivano per incontrarsi e parlare quel dialetto dolce ed armonioso che si parla a Venezia. Si riunirono in ogni capoluogo di Provincia, presso le Prefetture e altrove per avere un consiglio, un aiuto, un sussidio, per sentirsi ancora popolo, per non morire d’inedia, per non essere dimenticati, per essere infine nuovamente protagonisti della propria storia.
Nacquero così le associazioni storiche dell’esilio giuliano dalmata.
L’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (Anvgd), la più importante, con sedi e Comitati provinciali in tutto il territorio nazionale, pubblica il periodico Difesa Adriatica ed ha sede a Roma;
l’Unione degli Istriani e l’Associazione delle Comunità Istriane con sedi a Trieste, pubblicano numerosi e diffusi periodici;
il Libero Comune di Pola in Esilio con L’Arena di Pola ha sede a Trieste;
il Libero Comune di Fiume in Esilio con La Voce di Fiume ha sede a Padova;
l’Associazione dei Dalmati Italiani nel Mondo-Libero Comune di Zara in Esilio con il periodico Il Dalmata ha sede a Padova.
Alcune di queste associazioni, rispondendo alla necessità di presentarsi unite agli incontri con il Governo per definire gli allora numerosi contenziosi ancora aperti, nel 1990 si riunirono in Associazione costituendo la Federazione delle Associazioni degli Esuli Istriani Fiumani e Dalmati con sede a Trieste. L’Anvgd del Veneto organizza questo primo seminario di studi per insegnati delle scuole e la FederEsuli ne è la promotrice.
Vogliamo far conoscere e divulgare la storia degli italiani che furono costretti ad abbandonare la propria terra oltre Adriatico dopo aver salvato la vita, perduto le proprietà nazionalizzate e difeso la lingua italiana, la cultura e la fede religiosa.
In Dalmazia l’esodo degli italiani è storia lontana, iniziò con l’Austria nel 1866 dopo la sconfitta di Lissa e la conseguente slavizzazione del territorio; continuò dopo la prima guerra mondiale quando solo Zara fu annessa all’Italia e per i dalmati italiani non fu possibile restare in città come Spalato, Ragusa e Sebenico, la Patria del Tommaseo. L’esodo degli italiani di Dalmazia si concluse tragicamente durante e dopo la seconda guerra mondiale col terzo e definitivo esodo, le uccisione nelle foibe dell’Istria e i caduti nel mare di Dalmazia.
Trieste, 20 marzo 2012