Campo di rieducazione di Tito per quarant'anni, l'isola croata di Goli Otok ospiterà presto un centro di documentazione e memoria. Per gli ex detenuti, il riconoscimento di ciò che hanno vissuto arriva al termine di una lunga battaglia, scrive il quotidiano olandese Trouw.
Siamo nel 1949, a mezzanotte, in una oscura stanza in Montenegro. Dmitar Kastratovic, uno studente di 18 anni, si siede con le mani legate dietro la schiena. Leader della locale sezione giovanile del Partito Comunista, è stato arrestato dieci giorni prima per possesso illegale di un giornale sovietico. "Tito o Stalin?", chiede l'agente della polizia segreta puntando la sua pistola al torace di Kastratovic. La risposta fu "Stalin". Due giorni dopo era in carcere: rimase per quasi tre anni nel campo di Goli Otok.
Kastratovic ormai ha quasi 80 anni ma il ricordo di quel terribile periodo continua a popolare i suoi incubi. Ricorda di aver lavorato per ore sotto un sole ardente e senza acqua. "A volte ci davano quattro fagioli. Ma quando le guardie sentivano qualcuno lamentarsi della fame, punivano tutti. Ci obbligavano a correre per ore. Ho ricevuto percosse finché non crollavo al suolo".
Le torture subite a Goli Otok gli sono costate un rene e delle forti emicranie che continuano tutt'ora. Nei sogni ritrova ancora le immagini dei suoi amici che si suicidano gettandosi da alte rocce e di quelli morti di esaurimento nervoso. A lui venne ordinato di trasportare i corpi dall'altra parte dell'isola, e seppellirli a mani nude.
Goli Otok ora è accessibile al pubblico. "Ma non ci si troverà il tipo di informazioni che propone la mostra di Zagabria", dice Sacha Zanko, coordinatore croato del progetto all'istituto Berlage di Rotterdam, una scuola internazionale di formazione per architetti e urbanisti. In collaborazione con l'Associazione croata degli Architetti e l'Organizzazione dei prigionieri croati, Ante Zemljar, l'istituto olandese ha sviluppato l'idea di trasformare Goli Otok in un memoriale.
La mostra a Zagabria presenta documenti e fotografie prodotti dagli ex detenuti. Questi ultimi sperano che questo memoriale possa contribuire a correggere l'errata convinzione di molti per cui la Jugoslavia fu un paese modello prima di disintegrarsi negli anni Novanta. "Goli Otok era un gulag jugoslavo, un campo di lavoro in cui erano inviati gli stalinisti e gli oppositori di Tito, per essere 'rieducati'", spiega Trvtko Jakobina, storico presso l'Università di Zagabria.
Nei primi anni Novanta Berislav Jandric, storico croato dell'Istituto Storico di Zagabria, ha cercato di analizzare le attività della polizia segreta del regime comunista tra il 1949 e il 1953. "Le autorità croate hanno vietato di pubblicare i nomi dei detenuti, per paura di essere perseguiti per violazione dei diritti umani".
Gli ex detenuti hanno fatto campagna per anni, senza successo, per avere giustizia. I torturatori non sono mai stati processati. Dopo la disgregazione della Jugoslavia all'inizio degli anni Novanta, poi, gli ex detenuti si sono sparpagliati in diversi paesi, e pertanto la lotta per il riconoscimento e la compensazione finanziaria è diventata ancora più difficile.
Gli architetti hanno avuto l'idea di creare un sito di alto valore simbolico, che faccia sia da monumento che da attrazione turistica. Il coordinatore del progetto, Sacha Zanko, ha dichiarato: "Penso tutti i giorni a Robben Island [dove era detenuto Nelson Mandela]: dobbiamo sviluppare un'attrazione turistica che rispetti la memoria dei detenuti".
La mostra "La dimensione umana di Goli Otok" sarà aperta al pubblico dall'8 settembre a Zagabria.
(Fonte: presseurop.eu, Autore: Anke Truijen)