Spezzare quel circolo vizioso che porta all’odio e che compie sempre lo stesso tragitto: dall’ignoranza al pregiudizio, dal pregiudizio alla diffidenza, dalla diffidenza all’inimicizia e alla violenza, e in alcuni casi anche alla guerra. Tutto per il fatto che non ci si è conosciuti e capiti a sufficienza. Per sbarrare dunque la strada all’odio e mettersi a camminare insieme verso un futuro di pace, tolleranza e amicizia, occorre costruire e rafforzare la comprensione, la fiducia e il rispetto reciproci. Lavorando innanzitutto sulla conoscenza. E considerato che noi stessi siamo “storici”, nel senso che siamo costruiti e possiamo comprendere noi stessi solo in un contesto storico, linguistico, culturale, apprendere e studiare il passato diventa fondamentale per capire il presente, ma anche per proiettarsi e concepire il proprio futuro. Un futuro in cui non ci dovrebbero più essere scontri armati, sopraffazioni, negazione dei più elementari diritti e della stessa dignità umana.
Sembra nascere da questa consapevolezza e da questo progetto per il futuro il “Viaggio della Memoria” (o “Viaggio nella civiltà istriano-dalmata”) che il Comune di Roma ha promosso anche quest’anno a Fiume e in Istria, luoghi in cui si consumarono tragedie come esodi, foibe e Shoah. Un progetto didattico, un grande insegnamento storico e di vita, che coinvolge in prima persona una trentina di istituti scolastici di Roma e, indirettamente, anche i loro coetanei (e connazionali) che vivono “dall’altra parte” del confine orientale italiano e che insieme possono “toccare con mano”, analizzare e riflettere su ciò che accadde nel corso del “secolo breve”. Un’esperienza “terapeutica”, dopo decenni di oblio storico – misconoscerne i fatti è stata una ferita grave che le terre giuliano-dalmate hanno dovuto subire –, e al contempo “propedeutica” per poter essere ammessi quali membri attivi di una società migliore.
Oltre a Marino Micich e Giovanni Stelli, rispettivamente segretario generale e vicedirettore della Società di Studi Fiumani a Roma, nonché a tre testimoni di quei drammi – Licia Cossetto, sorella di Norma Cossetto, la studentessa di Santa Domenica (Parenzo), violentata e infoibata dai titini, e le sorelle Andra e Tatiana Bucci, fiumane sopravvissute all’orrore di Auschwitz-Birkenau e vittime dell’esodo – ad accompagnare i ragazzi nella tappa fiumana di questo viaggio conoscitivo è stato pure l’assessore alle Politiche Educative e Scolastiche del Comune di Roma, Laura Marsilio. Dopo che, nel 2009, aveva fatto da apripista il sindaco della capitale italiana, Gianni Alemanno, quest’anno a Marsilio è spettato il compito di mettere in opera i mattoni, quelli di un nuovo rapporto di vicinato nella comune casa europea. “Tutte le strade portano a Roma”, recita un detto popolare diffuso anche dalle nostre parti (detto che affonda le sue radici in un antico passato); ma anche da Roma nelle varie regioni e città europee, con una grande lungimiranza politica, una vera e propria opera di ingegneria politica. E ha fatto bene il console generale d’Italia, Fulvio Rustico, a definire “storica” la visita romana nel capoluogo quarnerino. “Storica perché è storica la Scuola media superiore italiana di Fiume, punto di riferimento della Comunità Nazionale Italiana; storica perché erano decenni che un così alto esponente di una città italiana, in questo caso della capitale d’Italia, non faceva tappa nel centro della cultura italiana; storica anche per la presenza dell’assessore alle Scuole della Città di Fiume, simbolo che si è superato il passato e che quindi grazie a quest’azione del Comune di Roma si fa un grande salto in direzione del futuro, si apre una testa di ponte tra le due città. L’auspicio è che questa strada si incamminino ora anche altre città italiane e croate”, ha concluso il console generale.
Intanto, “Fiume e Roma unite nell’amicizia profonda, riconoscono la loro vicinanza culturale derivante da una storia comune, nella speranza che il consolidamento dei contatti reciproci e degli scambi tra le loro giovani generazioni consenta di legare i due popoli, croato e italiano, nel più ampio contesto dell’Europa e del Mediterraneo”, si legge nel preambolo della proposta di accordo di amicizia e collaborazione tra le due città. “Ringrazio la municipalità di Fiume per l’attenzione che ha nei confronti delle minoranze – esordisce l’assessore romano, parlando con i giornalisti –, in particolar modo della nostra minoranza italiana, con cui c’è piena collaborazione, e per la valorizzazione delle loro tradizioni e cultura. E poi c’è anche da tempo, e oggi a maggior ragione, la collaborazione con le associazioni degli esuli, che già da vent’anni sono inserite in questi scambi, e questo è importante perché ha permesso anche agli esuli di Roma di mantenere un contatto con le loro terre. È significativo poi sottolineare questa unione con la Comunità Italiana, perché gli italiani di Roma e gli italiani che sono qui, devono perseguire questo legame di amicizia, che nei tempi passati è stato difficile. Le nuove generazioni devono lavorare in positivo su questo versante. La centralità del ruolo degli studenti rientra anche nella caratteristica, caratteristica alla quale noi teniamo molto, dei nostri ‘Viaggi della memoria’. Lo scambio è importante perché le istituzioni promuovono un collegamento, ma poi c’è un rapporto umano concreto che viene a crearsi. Il legame di amicizia viene così concretizzato nelle relazioni tra i ragazzi. E questo discorso verrà esteso ai ragazzi delle scuole croate”.
Accordo di amicizia e collaborazione tra Fiume e Roma: quali sono i campi nei quali questo nuovo rapporto troverà conferma e si articolerà?
Per quanto riguarda le due città, i campi sono tra i più svariati, dall’urbanistica alla cultura, all’università, al turismo… Noi abbiamo iniziato in quello dell’educazione. C’è anche un’idea che mi è venuta in mente oggi (ieri per chi legge ndr), quando mi è stata regalata una rivista che parla del Carnevale di Fiume, molto particolare. Noi a Roma abbiamo appena rievocato il Carnevale romano e suggerirò al presidente Federico Mollicone (presidente della Commissione Cultura del Campidoglio, ndr), che ha promosso un gemellaggio con Venezia, di valutare magari anche l’eventualità, nell’ambito di questo accordo tra Roma e Fiume, di inserire una collaaborazione, un gemellaggio anche con il Carnevale di Fiume.
Una ventina di anni fa, a rompere il “muro” e fare breccia nel ripristino del dialogo tra esuli e rimasti era stata la Società di Studi Fiumani a Roma. Qual è stato il ruolo della Società nel contribuire a questo accordo oggi?
La Società di Studi Fiumani è stata fondamentale nel creare, per poi concretizzare, il gemellaggio per i rapporti già avviati con la città. Quindi ha fatto da tramite tra noi e l’amministrazione e le istituzioni locali di Fiume, sia verso la municipalità, sia nei confronti della Comunità degli Italiani, sia delle scuole.
Qual è stata finora la risposta avuta da parte degli studenti, considerato che si tratta della seconda esperienza del genere, ma anche del fatto che alcuni istituti romani seguono programmi e corsi incentrati sull’esodo, le foibe e più in generale le questioni del confine orientale d’Italia nel corso del Novecento?
I ragazzi sono sempre la soddisfazione più grande. Quando gli adulti, le istituzioni, li stimolano nella maniera giusta, loro rispondono sempre, in modo positivo, entusiasta, perché hanno voglia di conoscenza e si applicano si ingegnano. Uno dei momenti più importanti del progetto è anche quello degli elaborati che loro devono fare alla fine di questo percorso, che è molto strutturato, molto serio, perché c’è la formazione degli insegnanti, c’è il viaggio, che dà l’occasione di toccare con mano i luoghi della memoria, c’è l’ascolto dei testimoni, che denota come dietro a una tragedia ci siano però le vicende umane. E poi c’è la loro interpretazione. E quindi abbiamo anche l’opportunità di vedere la loro risposta. Il che è anche una sfida, perché i giovani sono imprevedibili, però allo stesso tempo ci aiutano a crescere, poiché sono anche critici e quindi sono pure propositivi e magari ci possono dare degli stimoli anche in più rispetto a quelli che avevamo pensato.
Scambi tra giovani delle due sponde dell’Adriatico: si sta dunque procedendo verso quell’auspicata memoria condivisa sulla storia degli italiani in Istria, Fiume e Dalmazia, su questo capitolo che non sia semplicemente riconosciuto, ma acquisito come patrimonio comune nelle nuove Slovenia e Croazia, che con l’Italia si incontrano oggi nell’Unione Europea, come sollecitato dal presidente Giorgio Napolitano alle celebrazioni del Giorno del Ricordo?
Sì, senz’altro. Attraverso questa collaborazione potremmo ricostruire insieme una memoria che va assolutamente condivisa senza nessuna omissione, senza risentimento, serenamente. Cerchiamo di fare uno sforzo di distacco, di andare avanti.
Ilaria Rocchi su La Voce del Popolo del 20 febbraio 2010