È in libreria il nuovo saggio della scrittrice istriana Anna Maria Mori, Nove per due, edito da Marsilio nella collana «Gli specchi» diretta da Frediano Sessi. Non incentrato, questa volta, sulle memorie personali e famigliari dell’Istria – la Mori è nata a Pola ed è esule in Italia dal dopoguerra – ma alla maternità come emblema per eccellenza della condizione femminile e sintesi delle difficoltà ancora oggi opposte dall’assetto sociale al pieno rispetto dei diritti della donna nel mondo del lavoro: tant’è che il sottotitolo del libro recita «l’ansia di diventare madre oggi».
E nel volume l’Autrice si confronta con la propria maternità, con la società contemporanea, e naturalmente con la propria madre, veduta con sguardo diverso e partecipe. La Mori si cimenta in questo volume nell’intento, come dichiara, di chiarire la «complessità della vocazione materna», ma non dimentica, ed anzi cita esplicitamente, tra i temi che la sua produzione narrativa ha toccato in questi anni, anche «il dramma, dimenticato da tutti per oltre cinquant’anni, delle foibe e dell’esodo istriano». Tema, questo, cui Anna Maria Mori ha dedicato il volume «Bora» del 1999, scritto a quattro mani con la polesana Nelida Milani (edito da Frassinelli, Premio Rapallo) e «Nata in Istria» (edito da Rizzoli nel 2006) e, ancor prima, ha curato per Rai Uno i documentari «Istria 1943-1993: cinquant’anni di solitudine» (trasmesso nel 1993) e «Istria, il diritto alla memoria», del 1997.
Un lungo impegno dunque, nella divulgazione della memoria storica della sua terra natale, per il quale ha ricevuto nel febbraio 2009 il Premio Giorno del Ricordo per la letteratura, assegnatole dall’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.