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21 ott – Nomi città: un’agenzia di viaggi che fa retromarcia

La Sede nazionale ANVGD ha inviato il 20 ottobre la seguente protesta all'Agenzia di viaggi ETLI di Mestre (Venezia).

 

Ci perviene copia del Vostro catalogo di proposte per viaggi di gruppo da novembre 2010 a giugno 2011 sul quale, a pagina 17, è pubblicato il programma di un soggiorno in Dalmazia. Vi rileviamo l’uso prevalente di denominazioni croate per località storicamente note con l’originario nome italiano, come «Trogir» invece di Traù, «Sibenik» invece di Sebenico (città natale, tra l’altro, del grande Niccolò Tommaseo), «Rab» invece di Arbe, «Kres» invece di Cherso, «Krka» invece di Cherca. Rileviamo nella Vostra pubblicazione l’alternanza – che pare del tutto casuale – tra toponimi italiani e croati, quando una più corretta redazione dovrebbe prevedere semmai, a beneficio dei viaggiatori, entrambe le versioni. Vi leggiamo inoltre «Duomo di San Jakov» (in croato, peraltro, il titolo di Santo si traduce con «Sveti»), quando l’edificio, capolavoro dell’architetto veneziano Giorgio Orsini e completato da Nicolò Fiorentino, è uno dei massimi esempi di arte gotico-rinascimentale di chiara matrice veneziana.

A quest’ultimo monumento dell’architettura italiana in terra dalmata è dedicato l’articolo a firma di Giannantonio Stella apparso sul “Corriere della Sera” il 15 settembre scorso, nel quale viene stigmatizzata la pessima abitudine degli operatori turistici e di molti mass media nazionali di ricorrere alle sole denominazioni slovene o croate per luoghi che nel corso dei secoli, nel fecondo rapporto tra le due sponde adriatiche, hanno assunto un volto inconfondibilmente italiano nel linguaggio artistico e non solo.

La definizione, inoltre, di Sebenico quale «prima città fondata dagli Slavi sull’Adriatico» ricalca evidentemente la consueta vulgata delle pubblicazioni turistiche croate. La storia della città di Sebenico, sorta in un territorio già colonizzato da un insediamento romano del I secolo a. C. trasformatosi successivamente in «municipium» nel II secolo d.C., si inscrive tra il XIII e il XV secolo nella cornice del confronto egemonico tra Regno d’Ungheria e Repubblica di Venezia, sotto la cui protezione il libero comune sebenicense si pose una prima volta nel 1322, per divenire veneziana dal 1412 sino al 1797.

È evidente che un’agenzia di promozione turistica non può sostituirsi ad un manuale di storia, ma riteniamo che il rispetto della identità dei luoghi, quale si è andata configurando in secoli di relazioni costanti con la nostra Penisola, sia doverosa, anche nei riguardi della popolazione italiana autoctona costretta all’esodo a seguito della cessione, nel 1947, di quei territori all’ex Jugoslavia, e della residua comunità italiana di antico insediamento storico che ai nostri giorni – e non senza fatica – testimonia in Istria, nel Quarnero e in Dalmazia, le autentiche radici civili e culturali dell’Adriatico orientale.

 

All’Agenzia in questione dobbiamo riconoscere una pronta risposta, pervenutaci lo stesso giorno in cui abbiamo inviato la nostra lettera e ribadita il giorno seguente (21 ottobre) con una cortese telefonata nel corso della quale i funzionari ci hanno richiesto di dare loro un supporto informativo utile a meglio gestire le informazioni e i rapporti con i partner croati e sloveni.

Abbiamo confermato all’Agenzia la nostra disponibilità, presente e futura, e le abbiamo fornito subito un esauriente Glossario concepito per restituire ai luoghi dell’Istria, del Quarnero e della Dalmazia la loro identità storica e culturale.


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