Una data storica: il 13 luglio 2010. Quella sera in piazza Unità a Trieste il “Concerto dell’amicizia” diretto da Riccardo Muti ha segnato il primo atto della riconciliazione fra i tre popoli che si affacciano sull’Adriatico: italiani, sloveni e croati. C’è voluto parecchio tempo e tanta buona volontà per arrivare a quell’evento. Con Napolitano c’erano il presidente sloveno Danilo Turk e il presidente della Repubblica di Croazia, Ivo Josipovic. Prima del concerto, e per la prima volta in assoluto, hanno visitato insieme due luoghi simbolo delle ferite che nel secolo scorso i loro popoli si causarono l’un l’altro nel furore dello scontro nazionalistico, accecati da ideologie totalitarie che provocarono morte e deportazione per decine di migliaia di persone. E cioè l’edificio dell’hotel Balkan (oggi sede universitaria) che ospitava il Narodni Dom, la Casa del Popolo degli Sloveni a Trieste, assaltata e incendiata il 13 luglio 1920 dalle squadre di azione fascista e divenuta da allora emblema della persecuzione fascista contro gli sloveni; e il Monumento all’Esodo eretto in piazza Libertà, in ricordo dei 350 mila esuli italiani costretti a lasciare l’Istria, Fiume e la Dalmazia dopo la Seconda guerra mondiale, quando quelle terre furono assegnate alla Jugoslava. Altri passi verso la riconciliazione ci sono stati anche nei mesi successivi con l’intento «di far prevalere quel che oggi unisce su quel che ha dolorosamente diviso in un tormentato periodo storico», come è stato ricordato più volte.
E oggi alle 18, nel 130° anniversario del Piccolo, tavola rotonda organizzata da Skgz su “Il Piccolo e l’identità di Trieste tra sloveni e italiani” al Narodni dom di via Filzi 14 a Trieste. Partecipano il direttore del Piccolo Paolo Possamai e il senatore Milos Budin.
(fonte “Il Piccolo” 21 marzo 2012)
Trieste, 13 luglio 2010. I tre Presidenti, italiano, sloveno e croato rendono omaggio al Monumento all’Esodo giuliano-dalmato (foto Presidenza della Repubblica)