Causa non precisati impedimenti della giudice Margareta Vivoda, al Tribunale comunale di Buie è stata nuovamente rinviata la prima udienza nella causa avviata dai frati Benedettini di Praglia per ritornare in possesso della tenuta di Daila dalla quale furono cacciati nel 1948. I monaci hanno citato in giudizio la parrocchia, la Diocesi istriana e gli acquirenti che nel frattempo hanno comperato circa 200 ettari della tenuta complessiva di 500 ettari. Secondo voci di corridoio, l’udienza sarà nuovamente convocata non prima di un mese. Nel contempo, il Tribunale regionale di Pola ha respinto la richiesta dei monaci italiani di intavolarsi sui terreni in base al famoso accordo raggiunto con la Diocesi istriana. Accordo definito da un’apposita commissione cardinalizia di cui ha fatto parte il primate della Chiesa croata cardinale Josip Bozanic, con il quale la Diocesi istriana accettava di restituire ai Benedettini il 50% della loro tenuta di un tempo. Il Tribunale lo ha respinto per un vizio di forma: l’arcivescovo spagnolo Santos Abrila y Castello incaricato dal Santo Padre al posto del vescovo istriano disobbediente Ivan Milovan, non aveva tutte le competenze per rappresentare la Diocesi.
Nel calderone giuridico va messo anche il decreto dell’agosto scorso del Ministro croato della giustizia Drazen Bosnjakovic, secondo cui la tenuta di Daila deve tornare allo stato croato poiché i Benedettini sarebbero stati risarciti della perdita nell’ambito degli accordi di Osimo. Ecco dunque che il Vaticano ha inviato in Istria il vescovo coadiutore Drazen Kutlesa con l’incarico di tutelare i suoi interessi nella vicenda immobiliare. Secondo la stampa croata, la sua missione sarà molto complessa e potrebbe durare fino a 4 anni. Molto dipenderà dal nuovo governo che scaturirà dalle urne dopo il voto del 4 dicembre prossimo.
Nel frattempo, Kajin, esponente parlamentare della Dieta Democratica Istriana, parlando della nomina del vescovo coadiutore Kutleša, ha lasciato intendere che si tratta di una mossa meschina della Chiesa, che in pratica «ha sepolto vivo l’attuale vescovo Ivan Milovan, che ha mantenuto la carica, però ha perso i poteri ed è stato marginalizzato. Si è giunti a tal punto in quanto si è visto che i nostri preti e i benedettini amano il denaro più del Signore. La vicenda di Daila infine verrà risolta al tribunale di Strasburgo, visto che il trattato di Osimo non riguarda il Vaticano, e la causa sarà vinta dai benedettini. Personalmente non cederei i beni né all’una né all’altra parte» ha concluso il parlamentare.
(fonte “Il Piccolo” 20 ottobre 2011)