Il Presidente della Camera dei Deputati, Gianfranco Fini, lo aveva già detto il 10 febbraio nella Sala della Lupa a Montecitorio in occasione del Giorno del Ricordo: "Sui documenti di identità gli Esuli non devono più risultare cittadini jugoslavi". Gli aveva fatto eco il Ministro Maroni, assicurandogli il suo interessamento. E a Trieste, all'inaugurazione della stele a Norma Cossetto, Fini ha ribadito questo concetto in difesa dei diritti morali dei giuliano-dalmati.
Non me ne voglia il Presidente Fini, ma in realtà le cose stanno un po' diversamente. Nessuno si è mai sognato di scrivere su qualsiasi documento che gli Esuli sono cittadini jugoslavi o croati o sloveni: la loro cittadinanza italiana non è mai stata messa in discussione.
Il problema è invece quello dell'indicazione dei luoghi di nascita. Gli Esuli sono nati in territorio italiano ma vengono spesso registrati erroneamente come nati in Jugoslavia o in qualcuna delle attuali repubbliche post-jugoslave, solo perché oggi quelle città fanno parte di quegli stati. E questo equivoco fa pensare a qualcuno che si tratti di cittadini balcanici.
Ma va chiarito una volta per tutte che la cittadinanza è cosa ben distinta dall'indicazione del luogo di nascita. E ci mancherebbe anche che gli Esuli, optanti tra mille ostacoli per la cittadinanza italiana, si vedessero affibbiare un passaporto straniero.
Fabio Rocchi
Segretario nazionale ANVGD