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alla memoria di Padre Flaminio il Premio ”Udovisi” alla memoria di Padre Flaminio Rocchi – 22feb12

Il riconoscimento che porta il nome di Graziano Udovisi, voluto dal Comune di Quattro Castella (RE), da quello di Reggio Emilia e dall’ANVGD dell’Emilia Romagna, è stato dedicato quest’anno alla memoria di Padre Flaminio Rocchi, il “frate dell’esodo”.

 

La cerimonia di consegna, svoltasi Sala consiliare del Comune di Quattro Castella dove Udovisi risiedeva, è stata presieduta dall’Assessore alla Cultura Marinella Cavecchi che ha rimarcato il valore della memoria dei dolorosi eventi dell’Adriatico orientale. Dopo gli interventi di Pietro Cerlienco (delegato ANVGD per il mondo giovanile) e Marino Segnan (vicepresidente nazionale ANVGD), Stefano Setti ha ricordato la figura di nonno Graziano, mentre il Consigliere comunale di Reggio Emilia Marco Eboli ha fatto presente l’impegno delle due amministrazioni affinché la memoria delle vicende di Udovisi resti patrimonio non solo delle comunità emiliane ma di tutto il Paese.

 

Il riconoscimento, consistente nella Targa che vedete nelle immagini, è stato consegnato a Fabio e Fulvia Rocchi, nipoti di Padre Flaminio. Con l’occasione è stata ricordata la biografia del sacerdote francescano che ha seguito per cinquant’anni gli Esuli giuliano-dalmati sparsi in tutto il mondo e ne ha fatto una ragione di vita fino all’ultimo respiro, ovvero fino al 9 giugno 2003.

 

Una scolaresca di Quattro Castella presente alla cerimonia, ha poi letto alcune poesie aventi come tema portante la sofferenza, il dolore dell’esilio e la capacità di rinascere dell’uomo di fronte alle avversità.

 

L’anno prossimo saranno trascorsi 10 anni dalla morte del “frate dell’Esodo” e sarebbe davvero auspicabile una commemorazione concreta e dignitosa di un uomo che ha speso tutta la sua vita di Esule e francescano per il bene dei suoi “fradei”.

 

Dopo le foto, il testo dell’intervento di Pietro Cerlienco, delegato ANVGD per il mondo giovanile.

 

Una curiosa immagine di Padre Flaminio Rocchi sotto la bora sferzante di Trieste, tratta dal libro a lui dedicato

 

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I nipoti di Padre Rocchi con la vedova e la figlia di Graziano Udovisi

 

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I dirigenti ANVGD Segnan e Cerlienco insieme ai destinatari del riconoscimento

 

 

A nome della ANVGD Giovani, Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, desidero rivolgere un saluto a tutti i presenti, alle autorità, ai rappresentanti delle forze dell’ordine ed ai ragazzi della Scuola Media.

 

Essere qui oggi con Voi tutti  mi riempie di orgoglio e mi onora.

 

Ricordare, con le sole parole, un grande ITALIANO quale e’ stato GRAZIANO UDOVISI, esempio di correttezza, grande umilta’ e soprattutto coerenza per la vicenda umana vissuta, non rende giustizia alle sofferenze che l’hanno segnato per tutta la vita, e non mi riferisco solo a quelle fisiche.

 

Ho avuto l’onore di conoscerlo a Monza, la mia citta’, 3 anni fa circa, in occasione delle Celebrazioni del 10 Febbraio, Giorno del Ricordo e cio’ che mi aveva colpito di lui era la serenita’ e semplicita’con cui raccontava a noi Giovani la tragedia vissuta da lui e da tanti altri, caduti in Foiba, meno fortunati di lui, come usava ripetere, il cui unico torto era di essere ITALIANI.

 

Vogliamo quindi aprire una pagina di storia per troppo tempo negata e addirittura ignorata : Il ‘ricordo’ della nostra vicenda collettiva da trasmettere ai giovani al fine di dar loro la possibilita’ di acquisire una consapevolezza autentica del passato per poter guardare meglio al futuro, e di questo passato GRAZIANO UDOVISI e’ e rimarra’ sempre un grande protagonista, come noi ricordiamo nelle nostre Conferenze per onorare, conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli Italiani gettati nelle Foibe e l’esodo dei 350.000 Italiani verso la madre Patria.

 

Sono dovuti passare piu’ di 60 anni perche’ fosse tolto quel ‘velo’ su una verita’ tenuta per troppo tempo nascosta: troppe responsabilita’ politiche, si dice, troppe sofferenze per la nostra gente e dico la nostra gente perche’ anch’io sono uno di loro, grande dignita’ perche’ noi giuliano dalmati l’abbiamo nel nostro DNA e basta guardare i filmati dell’epoca del grande esodo per vedere in quei visi, in quei gesti, la compostezza, la rassegnazione ma soprattutto la dignita’ di chi e’ costretto a lasciare la propria terra italiana, la propria casa, per poter rimanere ITALIANI. Pensate per un attimo se fosse capitato a Voi.

 

Dopo oltre 60 anni di oblìo da quei tragici avvenimenti, sono maturate le condizioni per riflettere su quelle tragiche vicende con spirito diverso.

Possiamo finalmente leggerle senza ipocrisia e senza riserve mentali: anche la ‘rilettura’ della Storia da parte di giornalisti e scrittori famosi danno finalmente una ‘giusta collocazione’ alla tragedia delle Foibe e dell’Esodo.

Siamo convinti pero’ che la Storia ha bisogno ancora di un percorso lungo affinche’ arrivi alla maggior parte degli Italiani nella giusta ‘luce’. Non mi stanchero’ mai di ripeterlo che oggi, dopo 65anni dalla nostra Tragedia, rifiutiamo fermamente chi ci vuole mettere a confronto con ‘Negazionisti’ e/o ‘Giustificazionisti’, a cui fa comodo ancora oggi ‘giustificare la tragedia delle Foibe e   dell’Esodo nonostante la Storia abbia gia’ attraversato diversi processi.

 

Ricordo loro che nelle Foibe e nei Goulag Yugoslavi sono finiti anche partigiani Italiani titini perche’ non si inchinavano piu’ al Maresciallo Tito, per non parlare dei 300 operai comunisti di Monfalcone andati a Fiume a lavorare nei cantieri lasciati vuoti dagli Italiani e poi ribellatosi a Tito quando si e’ staccato da Stalin, e che dire dei 30 Neo-zelandesi, suoi alleati, che si erano rifiutati di consegnare a Tito le armi e che dire di finanzieri, carabinieri, postini, funzionari dello Stato Italiano in quanto rappresentavano l’Autorita’ Italiana e quindi, ascoltate bene, secondo il loro Teorema, l’eliminazione fisica era GIUSTIFICATA.

 

Di questo erano convinti ieri e lo sono purtroppo anche oggi, per la serie che la Storia la scrive chi vince e sempre a senso unico: ma ora che sono caduti tutti i muri possiamo dire che e’ finito l’oblìo e consentitemi anche

L’INFOIBAMENTO DELLA STORIA

 

Noi chiediamo rispetto, rispetto per la nostra Storia, rispetto per la nostra gente perche’ Istriani, Fiumani, Dalmati, erano tutti Italiani e dopo piu’ di 60 anni i processi alla Storia sono gia’ stati fatti : Italiani pronti a morire per non rinnegare la loro appartenza e finire nelle Foibe solo perche’ Italiani.

 

10 Febbraio 1947 – trattato di pace di Parigi

Quest’anno ricorrono 65 anni da quella data ed e’ questa la data che lo Stato Italiano, con legge 92 del 2004 ha eletto a 

GIORNO DEL RICORDO

Ricordo quindi della Tragedia delle Foibe ma anche Ricordo della Tragedia dell’Esodo

 

In questi anni tutte le manifestazioni promosse in occasione del 10 Febbraio hanno fatto capire, o forse e’ meglio dire, sta facendo comprendere a tutti gli Italiani che la tragedia del’Esodo Giuliano Dalmata non e’ storia periferica ma e’ parte significativa e determinante della storia della nostra Patria

I Giuliano Dalmati avevano polvere di secoli sulle loro spalle, prima di venezianita’ e poi di Italianita’ il cui dialetto e’ sempre stato il dialetto VENETO.

 

Infoibare, infoibare, infoibare: prelevare di notte, torturare, buttare vivi, a due a due, legati con filo spinato nelle Foibe . Ed e’ quanto e’ successo a Graziano Udovisi che la Storia ha chiamato ad essere un ‘Testimone ‘ di quelle torture, sopravvissuto perche’ nel disegno divino arrivasse a noi la sua Testimonianza. Nel disegno di Tito bisognava sradicare l’italianita’ in quelle terre eliminando fisicamente i suoi abitanti perche’ poi si potesse chiamare Yugoslavia e non piu’ Istria, Fiume, Dalmazia

.

E non c’erano solo le Foibe del Carso di cui l’Istria e ‘ piena. In Dalmazia c’e’ il mare. Ottavio Missoni, si proprio il grande stilista, che e’ Esule anche lui come mio nonno paterno da ZARA, mi ha raccontato che nella sola Zara, in una notte c’e’ stato il rastrellamento di 1000 ragazzi, come me e anche piu’ giovani, prelevati dalle loro case, portati al largo del mare di Zara e con pietra al collo buttati vivi in mare. E’ quella che lui mi ha insegnato a chiamare FOIBA BLU. Blu come il mare di Dalmazia. Essere Italiani il loro unico torto.

Scusate se i sono dilungato ma voglio concludere dicendo ‘’Serva pertanto il ricordo di questi avvenimenti a costruire una Europa migliore. Forte l’istanza di pace che si auspica per noi e per le generazioni future.’’

 

Grazie GRAZIANO, la tua luce, il tuo esempio, la tua STORIA oramai sono dentro di noi e siamo certi di averti sempre al nostro fianco con la forza di cui abbiamo bisogno per RICORDARE e non piu’ DIMENTICARE LA TRAGEDIA CHE HA COLPITO GLI ISTRIANI I FIUMANI E I DLAMATI.

  

Grazie ancora per essere qui

 

PIETRO CERLIENCO

Delegato ANVGD per il mondo giovanile 

 

 

 

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