di PIER PAOLO GAROFALO su Il Piccolo del 21 agosto 2010
«Siamo lieti di questa sentenza della massima istanza giuridica croata che riafferma il giudizio del Tribunale amministrativo di Zagabria. La attendevamo dal 2008 ma adesso occorre che alle parole seguano i fatti». Il sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica non si lascia cogliere da facili entusiasmi alla notizia che la Corte costituzionale ha riconosciuto il diritto di una parte degli esuli alla restituzione dei loro beni allora nazionalizzati dal regime titino.
«È un indubbio passo avanti – commenta l’esponente dell’esecutivo – perché Zagabria ha sempre temuto di dovere ”aprire una falla” che avrebbe portato a un fiume di domande d’indennizzo. Così non è ora, poiché la sentenza riguarda una ”categoria” specifica di cittadini stranieri privati dei loro beni immobili e potrebbe malauguratamente non esserlo mai. Per ora vi è questo segnale positivo: con l’attuale legislazione si può iniziare a lavorare per fare ottenere giustizia a un certo numero di italiani ma anche di cittadini di altre nazionalità. Credo tuttavia che per ”resettare” del tutto il complicato caso legato alle vicende belliche e del Dopoguerra con la Croazia, al contrario che con la Slovenia, si dovrebbe giungere a un accordo bilaterale. Del resto previsto dalla legislazione internazionale aa riguardo e anche nell’ambito dei regolamenti dell’Unione europea».
Il sottosegretario ricorda l’impegno del nostro governo sulla vicenda: «È dal 2003 che tramite un’apposita commissione abbiamo formulato quesiti alle autorità di Zagabria, rimasti ancora oggi senza risposta».
Mantica nutre dubbi sulla tempistica anche riguardo il problema affrontato dalla Suprema corte zagabrese, ricordando il diverso comportamento di Slovenia e Croazia in altre vicende. «Ad esempio riguardo il debito ereditato dai due Paesi dall’ex Jugoslavia verso l’Italia, 110 milioni di euro, Lubiana ha versato qualche anno fa la sua quota in una banca del Lussemburgo, ora a nostra disposizione mentre Zagabria ha riversato la somma di sua competenza nel bilancio statale. Gli sloveni saranno anche non proprio cordiali nei nostri rapporti bilaterali ma hanno una certa ”correttezza asburgica”. Certo non si può dire dei croati: forse apparentemente più alla mano ma molto lenti nell’adottare le reazioni più appropriate». Per ora sul tavolo resta la vicenda che coinvolge oltre 600 connazionali. «Quando le aule giudiziarie e gli organismi statali croati – si chiede il sottosegretario – inizieranno a lavorare per recepire e attuare nella pratica i dettammi della sentenza? Occorrerà che il governo della premier Kosor emani un’apposita legge per dare attuazione alla sentenza o no?»
Il 15 settembre si terrà un incontro bilaterale a livello ministeriale, programmato da tempo: non mancheremo di sollevare il problema e sollecitare decisioni». L’esponente governativo ricorda come la materia stia incanalandosi nell’ambito della normativa Ue: «La Slovenia è già nell’Unione, per la Croazia il Capitolo 23 del Trattato di adesione concerne proprio tali campi. Alla fine dovremo muoverci all’interno di un’azione concordata tra i nostri tre Paesi».
Intanto Mantica saluta con favore la sentenza: «Avevamo già fatto notare a Zagabria in maniera cordiale che una sentenza favorevole, come poi promulgata, avrebbe certo rafforzato l’atmosfera di simpatia nella quale anche Roma si sta muovendo per fare entrare la croazia nella casa comune europea».