Il 25 Aprile di quest’anno riveste un’importanza speciale perché precede il 150° anniversario dell’unità nazionale.
Questo ci obbliga, come italiani, a inserire la riconquista della democrazia nel 1945 -dopo cinque anni di guerra sopportati con italica pazienza e non senza eroismi di soldati e di cittadini, dalla Russia al Nord Africa, dai martellanti bombardamenti alleati alla Resistenza – nel percorso che la Nazione ha compiuto dalla Costituzione Albertina alla Costituzione Repubblicana di cent’anni dopo, fino ad oggi.
Un patriottismo di tradizioni secolari “di lingua e d’altare” si lega alla fedeltà condivisa da tutti, dalle Alpi alla Sicilia, ai valori della libertà e della democrazia incardinati nella Parte I della Carta Costituzionale.
Una riflessione sui difetti del centralismo burocratico e sui benefici che ci attendiamo dalla riforma federalista ci impone di guardare e di lavorare alle improcrastinabili riforme costituzionali con spirito di concordia e di serietà giuridica, se vogliamo salvare – in un momento difficile della politica e dell’economia mondiali – l’unità della Nazione raggiunta con tanti sacrifici.
A questo appello ci spinge il ricordo delle migliaia di giuliani e di dalmati che hanno combattuto nella Guerra di Liberazione nella convinzione – andata in gran parte delusa – di salvare l’italianità della loro terra natale: l’Istria, Fiume, Zara.
Molti di essi hanno perso la vita nei lager, sotto il fuoco dei plotoni d’esecuzione o combattendo a Montelungo, sulla Linea Gotica, nei mari e nei cieli italiani che contesero a fratelli dello stesso sangue e con la stessa divisa, che meritano anch’essi memoria ed onore.
Non disperdiamo il significato di questi sacrifici rendendo vano il dolore delle famiglie.
Lucio Toth, Presidente Nazionale ANVGD