dalla rubrica Lettere de Il Piccolo del 23 luglio 2010
Dalla scomparsa (nel 1973) di mio padre Gianni Bartoli, figura adamantina della politica italiana e della città di Trieste, non ho mai replicato per offese o gravi dimenticanze nei suoi confronti.
Non può esprimersi, l’egregio signor sindaco Dipiazza, in un’intervista del 15 luglio, in un contesto così importante, dicendo solo che… «il sindaco Gianni Bartoli era ribattezzato Gianni lacrima», così a dire che sapeva solo piangere (intervista, a mio avviso, solo e decisamente di autoincensamento).
Mio padre, a differenza di Dipiazza friulano, era rovignese. Ha perso la sua «terra» (dove non ha più rimesso piede) e il dolore della perdita era profondo. Solo noi, in famiglia, lo possiamo testimoniare.
Ha pianto sì, è vero, in quel periodo così difficile e travagliato, anche per la sua seconda patria, Trieste, affinché potesse tornare al più presto all’Italia.
Il mio caro papà era ingegnere, direttore della Telve, prima a Pola e poi a Trieste. Con quattro figli in tenera età, ha lasciato il suo lavoro per dedicarsi totalmente alla sua città adottiva e a difendere i diritti dei più deboli, che fossero triestini, istriani o dalmati. Gianni Bartoli è stato il sindaco della «seconda redenzione di Trieste».
Durante la sua amministrazione nasce il «Premio musicale Città di Trieste», il «Premio della Bontà», fu vicepresidente del Circolo cultura delle arti, si prodigò per la nascita dell’aeroporto di Ronchi dei Legionari (e i papaveri nostrani non sono stati capaci neanche di dedicarlo a suo nome).
Inoltre, fu presidente del Conservatorio Tartini, dell’Associazione stampa giuliana e, dagli anni ’60, presidente del Consorzio aeroporto giuliano di Ronchi, presidente del Lloyd Triestino e presidente nazionale dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.
Queste, a grandi linee, le tante… cose di cui si è occupato il nostro amatissimo papà e sindaco di quegli anni. Sì, allora ha pianto, ma ha anche «costruito» con amore, passione, trasparenza e con l’animo di grande cristiano quale egli era.
Non lo si può ricordare scherzandoci sopra e con una battuta dimenticare quanto ha dato!
Marisa Bartoli