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23 set – Apertura di Lubiana sulla ”vignetta agevolata”

di Fabio Dorigo su Il Piccolo del 23 settembre 2009

Delle vignette forse, si potrà tornare a ridere. Il costoso bollino necessario per transitare sulle strade della Slovenia, introdotto un anno fa, potrebbe diventare facoltativo o agevolato per i triestini. «Il ministero dei Trasporti della Repubblica di Slovenia, in collaborazione con il ministero degli Affari Esteri, sta attualmente valutando la possibilità menzionata nella Sua nota, al fine di garantire anche alla popolazione residente nella Provincia di Trieste il transito gratuito sul determinato territorio della Repubblica di Slovenia secondo i principi di reciprocità». Firmato dottor Igor Jakomin, segretario di Stato della Repubblica di Slovenia. Destinataria: Maria Teresa Bassa Poropat, presidente della Provincia di Trieste. La lettera di risposta alla nota di Palazzo Galatti del 4 agosto alla fine è arrivata. La missiva di Lubiana porta la data dell’8 settembre.

La Provincia di Trieste, nell’inedito ruolo di soggetto di politica estera, ha aperto un varco nella maglia legislativa slovena riuscendo in un’impresa che, almeno finora, non era riuscita neppure alla Farnesina. Tanto che qualcuno aveva pure ironizzato sopra l’iniziativa di Palazzo Galatti. «Sarebbe sorprendente se il governo di Lubiana, dopo aver sempre ignorato i ripetuti interventi di Bruxelles, ritenesse ora di prendere in considerazione l’inquilina di palazzo Galatti. Sembra proprio una barzelletta». Il copyright della battuta è di Fabio Scoccimmaro, ex presidente della Provincia di Trieste. Da ieri, la barzelletta sulla vignetta («vinjeta» in sloveno) si può raccontare.

Le parole «misurate» del segretario di Stato Jakomin fanno ben sperare per gli automobilisti triestini che potrebbero così consolarsi con la viabilità «agevolata» della perdita della benzina di zona franca. Viene citato infatti il famigerato decreto numero 100 del 6 marzo 1978 (norme dirette ad assicurare l’esecuzione degli accordi di Osimo), messo in campo dalla Provincia di Trieste, che «prevede il divieto di pedaggio stradale e in questo modo garantisce ai cittadini sloveni l’utilizzo gratuito dei collegamenti di trasporto nel suddetto territorio». Il trattato di Osimo, che Trieste non ha ancora digerito completamente (determinò la cessione alla Jugoslavia della zona B dell’ex Territorio libero), torna una volta tanto utile. È proprio sul concetto di «reciprocità». sancito dagli accordi di oltre quarant’anni fa con la Federativa, che si fonda la demolizione della «vignetta» slovena.

Il decreto attuativo di Osimo prevede infatti, in linguaggio finemente burocratico «l’obbligo di non pedaggiamento» cosa che l’Italia offre ai cittadini sloveni con la Grande viabililità triestina. C’è anche un precedente che dovrebbe togliere ogni dubbio sulla questione bilaterale sollevata dalla provincia di Trieste. A cantiere in corso della Grande viabilità e durante l’amministrazione Illy in Regione, era stata ipotizzata l’applicazione di un sistema di pedaggio stradale al nuovo collegamento. Un’ipotesi poi tramontata una volta effettuati i dovuti accertamenti normativi, che avevano rivelato l’esistenza di quel passaggio del Dpr numero 100 del 1978 dove la «realizzazione dei collegamenti autostradali», da parte dell’allora «Azienda nazionale autonoma delle strade», è indissolubilmente legata alla modalità «senza pedaggio».

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