Dalla memoria alla Storia. Il valore degli Archivi, questo il titolo della giornata di studio promossa da Uil-Scuola, Centro Ebraico Italiano e Ucei, svoltosi a Roma presso il Centro culturale “Il Pitigliani” lo scorso 19 aprile e incentrata sul ruolo degli archivi storici nella ricerca e nella produzione storiografiche, con particolare riguardo alla Shoahe al suo Museo Yad Vashem di Gerusalemme.
L’intervento introduttivo, affidato al prof. Fulvio Salimbeni, aveva il compito di inquadrare nell’intero arco del Novecento i fenomeni del totalitarismo, in tutte le sude declinazioni, dell’antisemitismo e dell’intolleranza razziale, dei nazionalismi esasperati e delle grandi migrazioni forzate. Con la necessaria ma efficace sintesi Salimbeni ha richiamato le origini ottocentesche di alcuni fenomeni che nel secolo successivo avrebbero condotto alle tragiche esperienze delle deportazioni di massa, delle pulizie etniche, degli esodi incontrovertibili.
Emblemi ne furono, ha evidenziato Salimbeni, nella città di Trieste la Risiera di san Sabba e Basovizza e nella intera Venezia Giulia le foibe e gli annegamenti in Dalmazia, luoghi ed eventi simbolo della deriva ideologica del «secolo crudele». Il confine orientale, ha rilevato il relatore, ha riassunto in sé i drammi del Novecento, e per questo egli ha richiamato l’attenzione degli insegnanti e degli studenti presenti sulla centralità della Venezia Giulia nel racconto della storia europea contemporanea: foibe ed esodo della popolazione italiana, in sostanza, come paradigmi dei crimini indotti dalle intolleranze etniche ed ideologiche. Senza naturalmente, ha rimarcato Salimbeni, dimenticare il quadro d’insieme delle persecuzioni, nel quale ciascuna – dal genocidio armeno alla Shoah ad altre anche molti vicine ai nostri giorni, sino alle guerre balcaniche degli anni Novanta – trova la sua drammatica conferma nei decenni di un secolo non esattamente «breve» nelle sue degenerazioni.
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