Dopo la sentenza dell’Alta Corte croata, si susseguono in questi giorni dichiarazioni di rappresentanti a diversi livelli e ci giungono anche numerosi messaggi di speranza da parte di molti Esuli.
La nostra linea di concretezza e di realismo ci impone di invitare alla prudenza rispetto ai facili entusiasmi nati in questi giorni.
Vanno prima di tutto attese le motivazioni della sentenza, che interpreterà il caso della cittadina brasiliana, ex ebreo-croata, a cui fu sequestrato un immobile a Zagabria. Poi andrà chiarito a quali casi la sentenza può essere estesa; se è necessario che la Croazia vari una nuova legge ad hoc; se è necessario un accordo bilaterale Italia-Croazia per dare attuazione alla normativa. Già questo fa immaginare tempi certamente non ristrettissimi.
Ma cerchiamo di capire chi potrebbe beneficiare di questa nuova situazione (e sottolineiamo “potrebbe”). Diciamo subito che sono esclusi sicuramente tutti coloro che hanno una posizione aperta per gli indennizzi da parte dello Stato italiano (circa 32mila pratiche). I loro rimborsi sono susseguenti ai trattati tra Italia e Jugoslavia e ogni restituzione/indennizzo da parte della Croazia è da escludere in partenza. Lo stesso dicasi per chi, pur avendone diritto, non ha mai fatto domanda allo Stato italiano per detti indennizzi: i loro immobili erano comunque indennizzabili.
Da parte croata trapela al momento che i pochi casi beneficiati sarebbero quelli di sequestri avvenuti dopo il 1947. A questo punto si andrebbero a escludere tutti gli Esuli della prima ora, che optarono per la cittadinanza italiana in conseguenza della modifica dei confini imposta dal Trattato di Parigi, compresi quelli a cui erano stati sequestrati i beni senza la copertura dei Trattati.
Resterebbe in questo caso tagliata fuori anche la “lista dei mille”, ovvero quell’elenco proposto più volte dall’Unione degli Istriani e che riguarda beni degli Esuli, ancora oggi di proprietà di amministrazioni locali o statali nella Zona B. Secondo la sentenza croata, infatti (ma ne attendiamo i particolari), non sembrerebbe essere rilevante l’attuale condizione dell’immobile, ma solamente l’atto di sequestro.
Lo stesso dicasi per chi negli anni passati aveva presentato alla Croazia domanda di restituzione dei beni. Non pare essere questo un elemento che apra automaticamente le porte alla restituzione/indennizzo da parte croata, soprattutto in presenza di indennizzi (sia pur scarsi) ottenuti dallo Stato italiano.
Come si vede, la materia è tutt’altro che chiarita e il dubitativo è d’obbligo su ogni singolo bene appartenuto agli Esuli. Chiunque, in questi giorni, faccia affermazioni certe, non ha in realtà gli elementi per proporvele.
Naturalmente l’ANVGD seguirà -come sempre- l’iter della vicenda, dando puntuale informazione qualora le notizie diventassero realtà certa per le attese dei nostri Esuli.
La Redazione del sito