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24 feb – Scuole protagoniste al secondo Seminario nazionale (I)

Un bilancio estremamente positivo, quello che può trarsi alla conclusione del secondo Seminario nazionale sul confine orientale tenutosi per tutta la giornata del 23 febbraio presso la Sala della Comunicazione del Ministero Pubblica Istruzione, Università e Ricerca Scientifica, al quale hanno presenziato e preso parte i Direttori Generali e Regionali, o loro referenti, e diversi istituti scolastici con insegnanti e studenti, che bene hanno assicurato una rappresentanza nazionale dei partecipanti. Questa seconda sessione è frutto della partecipazione delle associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati al Gruppo di lavoro istituito nel 2009 in seno al MIUR allo scopo di promuovere iniziative formative relativamente alla storia dei territori ceduti nel 1947 a seguito del trattato di pace, che vide l’esodo massiccio verso l’Italia della popolazione italiana di antico insediamento storico e la violenta persecuzione dell’elemento italiano perpetrata dal nuovo regime jugoslavo di occupazione.

Il Seminario 2011 prosegue, come noto, il primo, svoltosi esattamente un anno addietro ed intende – per unanime impegno del Dicastero e delle associazioni riunite nella FederEsuli (Associazione Comunità Istriane, Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Dalmati Italiani nel Mondo-Libero Comune di Zara in esilio, Libero Comune di Fiume in esilio) ed inoltre del Libero Comune di Pola in esilio e dell’Unione degli Istriani – costituirsi in appuntamento annuale e itinerante.

Il Seminario si è dunque aperto con i saluti del Direttore Generale del Dipartimento per l’Istruzione, gli Ordinamenti scolastici e l’Autonomia, Carmela Palumbo, e del Dirigente dell’Ufficio II – Organizzazione generale dell’istruzione e autonomia scolastica, Antonio Lo Bello. Entrambi hanno rimarcato la opportunità di colmare le indubbie lacune persistenti nella conoscenza generale degli eventi accaduti in Venezia Giulia e Dalmazia. È indispensabile lavorare su testi scientificamente elaborati, ha sottolineato in particolare Palumbo, che offrano chiavi di lettura serie non soltanto relativamente al passato ma anche alla contemporaneità, la cui complessità richiede, per essere decifrata, una consapevole cognizione dei passaggi storici.

Nella stessa direzione l’intervento di Luciano Favini, dirigente del MIUR, e del Consigliere Simonetta Rosa, che hanno evidenziato le ragioni che oggi richiedono un «riassetto didattico» nell’insegnamento della disciplina storica, tanto più che – ha rilevato Favini – la comunicazione giornalistica non sopperisce adeguatamente, come ovvio, ai vuoti della ricerca scientifica, ed anche in considerazione delle diffuse forme di riduzionismo, se non di giustificazionismo, che ancora sono ben rappresentate in Italia.

I lavori sono entrati nel vivo con la prima relazione, affidata al prof. Egidio Ivetic (Università degli Studi di Padova), Leggere la frontiera: geografia dell’Adriatico orientale, che ha ricondotto al centro della riflessione storica la Geografia, quella disciplina indispensabile a collocare nella dimensione spaziale la successione degli eventi. La saldatura tra le due scienze umane permette, in quest’ottica, di correlare luoghi e vicende e di comprenderne meglio le dinamiche: ciò vale espressamente, ha più volte detto Ivetic, per i confini, e tanto più per quell’Adriatico orientale la cui connotazione italiana è stata di lunga durata, elaborata come fu nel corso di molti secoli, a partire dalla presenza latina e successivamente veneziana che hanno dato vita a specifiche autonomie e caratteri culturali.

Alla storia studiata come «lunga durata» si è richiamato lo studioso, quale migliore strumento di lettura e di analisi della complessa evoluzione di quell’area geo-politica, che egli ha illustrato avvalendosi di carte geografiche storiche per le epoche a partire dall’età classica con i Municipi romani, per giungere sino ai nostri giorni. Territori, quelli, che Ivetic ha definito di «tradizione romanza», per significare la loro appartenenza alla civiltà derivata dalla fine della latinità e dall’elaborazione di modelli civici ispirati a quel patrimonio culturale e civile, così come alla successiva eredità veneziana, senza la quale non è possibile scrivere la storia della regione giuliana e dalmata.

La centralità del tema del processo di unificazione nazionale, in questo 150.mo dalla proclamazione dello Stato unitario, è stata confermata in questa sede dalla lezione del prof. Giuseppe de Vergottini (Università degli Studi di Bologna), La Venezia Giulia e la Dalmazia nel processo di unificazione nazionale, un’esposizione rigorosa e per tanti aspetti inedita, del significativo e generoso contributo alle lotte per l’indipendenza nazionale delle genti giuliano-dalmate soggette all’Austria, sia in termini di contributi politici e teorici che di vite. La condivisione delle aspirazioni di libertà con gli italiani della Penisola inserisce – dimostra nel suo fine intervento lo storico – la vicenda delle popolazioni istriane, fiumane e dalmate nella più grande cornice nazionale: un tema, questo, ormai più volte richiamato al quale sarà necessario, da qui in avanti, prestare l’attenzione che non ha ricevuto sinora, complice la marginalità dal discorso pubblico di quella storia generale su cui si inizia a fare luce.

Un viaggio nelle origini dei grandi conflitti tra nazionalità, l’intervento di Stelio Spadaro, Il conflitto tra nazionalismi e ideologie dagli Asburgo all’ex Jugoslavia il terzo della mattina, nel corso del quale il relatore – autore di diversi e recenti testi, anche antologici, sul Novecento culturale e politico giuliano e su figure e momenti salienti della Resistenza non comunista al confine giulio – ha sviluppato e confrontato i concetti di «patria» nelle sue diverse, e spesso opposte, accezioni ed interpretazioni, particolarmente evidenti sul lungo spartiacque che lungo i territori orientali divise l’idea occidentale di appartenenza da quella balcanica: imperniata la prima sulla scelta di genere culturale e dunque progressiva, incardinata la seconda su criteri esclusivamente etnici e tribali, dunque arcaici ed esclusivi.

Al prof. Roberto Spazzali (Università degli Studi di Trieste), con la relazione Foibe ed Esodo, contributi storiografici, l’onere di contestualizzare i ritardi accumulati nella corretta divulgazione di quelle vicende storiche dalla manualistica scolastica e universitaria. Nel suo vivace intervento, lo storico triestino ha esaminato le reticenze e i più pesanti silenzi della grande editoria nazionale, che per decenni non ha concesso alcuno spazio alla narrazione degli accadimenti abbattutisi sulle popolazioni giuliane e dalmate, perché pregiudizialmente ascritte – per opportunità o obbedienza ideologica e internazionale – all’area dei perdenti, dei vinti, ai quali non era previsto concedere spazi meno angusti che un’editoria piccola, così come – ha ricordato – accadde con il suo primo studio organico, che ancora nel 1995 dovette pubblicare quasi in forma auto-prodotta.

Alla «coscienza sporca» del PCI nei confronti della questione giuliana prima e dopo la rottura di Tito con Mosca, alle miserevoli e umilianti condizioni nelle quali i profughi italiani vennero a trovarsi negli oltre 100 campi sparsi in Italia, che ne condizionarono gravemente la dignità ma non ne frustarono la volontà di riscatto e di inserimento sociale, alla morte per stenti e violenze degli internati nei lager di Tito ben oltre il termine della guerra, ancora 5 o 6 anni dopo, e sui quali è piombato presto un silenzio totale e colpevole, il prof. Spazzali ha dedicato spazio e dato risalto, e non ha mancato di inquadrare gli eccidi delle Foibe in un concetto di stragi «legalizzate», perpetrate dal potere jugoslavo per tramite dei suoi reparti militari.

La riflessione sulla Costituzione e sull’idea di cittadinanza, che oggi impegna gli ambienti politici, culturali e l’opinione pubblica italiani, deve – ha concluso Spazzali – prevedere anche la conoscenza di quella storia, senza la quale non è possibile elaborare un modello integrale di appartenenza.

Patrizia C. Hansen per ANVGD

1/ segue su https://www.anvgd.it/index.php?option=com_content&task=view&id=11375&Itemid=111

 

 

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