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24 gen – Sgarbi: i quadri istriani restino a Trieste

di MADDALENA REBECCA su Il Piccolo del 24 gennaio 2011

«Sollecitare nuovamente il ritorno dei quadri dell’Istria in terra slovena, significa aprire una tematica irreale. Sarebbe come chiedere all’Inghilterra di restituire all’India le opere custodite al British Museum o, per fare un esempio italiano, riportare a Urbino la Pala di Piero della Francesca oggi ospitata a Brera. Operazioni inattuabili e poco sensate visto che, in ogni caso, non consentirebbero di ricollocare i beni nei luoghi originali».

Diretto come sempre, Vittorio Sgarbi interviene così nel dibattito sul destino delle tele di Carpaccio, Alvise Vivarini, Matteo Ponzone portate via da palazzi e chiese di Pirano e Capodistria prima dello scoppio della seconda guerra mondiale. Opere contese da decenni, ritornate d’attualità dopo l’interesse per la loro fruizione manifestato dal presidente sloveno Danilo Türk durante la recente visita in Quirinale. Un’attenzione che però, secondo il critico d’arte, non potrà in alcun modo modificare equilibri tanto faticosamente conquistati.

«Tutto quello che si poteva fare per le opere dell’Istria è stato fatto – chiarisce Sgarbi -. Io sono riuscito a portarle fuori dai magazzini di Palazzo Venezia, dove giacevano da sessant’anni, e a ottenere il risultato più ardito: restituirle alla comunità internazionale collocandole nella sede ideale, ovvero la città di Trieste, e in particolare il Museo della civiltà istriana, dove è giusto che stiano. Anche ipotizzare un prestito oltreconfine è infatti pericoloso. Ci si potrebbe trovare di fronte a qualche fanatico che un giorno si alza e dice ”adesso queste opere le teniamo noi”. Lo ripeto – continua l’ex sottosegretario ai Beni culturali -, il massimo è già stato fatto: oltre Sgarbi non si può andare. I quadri devono stare a Trieste anche perché, per uno sloveno, venire a vederle qui o a Pirano, non fa grande differenza».

L’importante, ammonisce Sgarbi, è che chi raggiunge la nostra città per ammirare quei dipinti («in particolare i Carpaccio, vere perle della collezione»), possa realmente goderne. «Dopo essere stati esposti al museo Sartorio, i quadri sono nuovamente tornati in un deposito. E questa è l’unica strada da non percorrere. Se si vogliono evitare rivendicazioni d’oltreconfine, bisogna assolutamente esporle. Altrimenti – conclude Sgarbi – offriremo il destro a chi si farà avanti dicendo ”piuttosto che tenerle in un magazzino, datele a noi”».

Il futuro dei quadri contesi, tuttavia, non è così semplice da tracciare. «Il complesso delle opere dell’Istria costituisce un insieme autonomo all’interno della Galleria nazionale di arte antica del Friuli Venezia Giulia – precisa il direttore regionale dei Beni culturali Giangiacomo Martines -. E per quella galleria, un tempo ospitata a palazzo Economo, il soprintendente Caburlotto sta ancora cercando una sede adeguata. Di sicuro, comunque, verrà ripresa e sviluppata la straordinaria esperienza della mostra ”Histria” organizzata nel 2005. E non è da escludere a priori neanche un’esposizione all’estero anche se, perché ciò accada, servono precisi indirizzi politici che competono al Consiglio dei ministri e alla Farnesina».

Quanto alla ripresa d’interesse da parte slovena, Martines suggerisce una nuova lettura. «I tanti segnali d’attenzione manifestati nei confronti di queste opere non vanno visti come rivendicazioni negative, ma come segno di un senso di identità molto forte tra un territorio, le sue genti e le opere d’arte. I diversi affetti espressi verso questi quadri al di qua e al di là del confine – conclude il direttore regionale – testimoniano cioè un’appartenenza che solo l’arte sa stimolare e che qui, a riprova della grande cultura e generosità delle persone, è più forte e sentita che altrove».

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