Chi potrebbe pensare che un centro di italianità si trova sperduto poco entro Karigador, tra container abitati da una ventina e più di giovanotti croati, serbi, slovacchi, polacchi e cechi? La comunità Il Cenacolo è insediata a Stroligarìa – che vuol dire forse terra di strolighe, di streghe – in una campagna che fa parte di beni ecclesiastici restituiti dalla Repubblica di Croazia dopo la fine del socialismo titino, che adesso viene coltivata da questi giovani che recuperano dalle dipendenze della droga, dell’alcol o del gioco con la fatica del lavoro agricolo, con le preghiere e con la meditazione.
Parlano tra loro in italiano, vocaboli ricercati a volte, fluidità di eloquio che tradisce le origini delle madrelingue. In Croazia le comunità del Cenacolo sono sette e prevedono per tutti una lingua d’uso, l’italiano, come passpartout. Perché Piotr è arivato dalla Polonia, Jakob dalla Slovacchia, Ivan viveva a Zagabria dove adesso è tornato per fare il camionista, Bojan attualmente è in Svizzera ma è nato a Novi Sad. L’inizio dello studio della lingua italiana è venuto con i libri di preghiera, poi con qualche lezione seduti a tavolino e poi con la frequentazione giornaliera degli altri compagni in cammino verso la libertà dalla droga o dall’alcol.
Parlando di Dio, Bojan ammetteva che, lui ortodosso, non trovava per nulla strano rivolgersi al Dio dei cattolici. Piotr e Jakob sorridono quando rispondono che tre o quattro anni di vita in comunità, con la regola dei monaci benedettini “ora et labora” è un’allegria se paragonata alla tristezza della vita annebbiata nella dipendenza. Il recupero dura alcuni anni, nessuno è costretto a restare nella comunità ma si può venir spostati da una casa a un’altra, da uno stato a un altro. Non si fuma, non si beve (ovviamente) e anche il caffè si sorseggia con parsimonia. Tutti belli slanciati, sudati ma vestiti di dignità e curati nella persona, parlano della religione, dei loro problemi. Non chiedono nulla, accettano vestiario e alimenti, quel che la Divina provvidenza manda, pregano e discutono sereni quasi sempre, a volte hanno nche litigi tra loro: sempre in italiano.
Insomma, Stroligarìa è un centro di irradiazione della lingua di Dante senza costi per il nostro m inistero degli Esteri o affanni da parte delle cominità degli italiani. A Stroligarìa, con questi giovanotti tra i 20 e 30 anni di origini lontane, il “sì più dolce suona“ mentre ragazzini delle cittadine istriane, anche se frequentano scuole italiane, si interpellano in croato.
Bruno Lubis
“Il Piccolo” 24 maggio 2012