Dalla collina di “ Brustolade” le violette stavano quasi sparendo.
Ma il loro profumo ancora intenso si spargeva nell’aria.
Ai bordi di quel larghissimo tappeto viola macchiato qua e là da punti bianchi di violette candide, enormi cespugli di ginestre: gialle, quasi sfacciato quel giallo intenso e, penetrante, il loro profumo.
Da casa mia si scorgevano quei colori e una leggera “bavisela “ portava i profumi fin dentro le stanze.
Le finestre spalancate, un tiepido sole primaverile invitava a spalancarle: sole luce aria profumi tepore: era primavera, era San Marco, era il giorno del merendin, la prima scampagnata, anzi la prima gita in barca.
A Orsera San Marco era “El scoio de San Sorsi”- l’isolotto di San Giorgio, a pochi metri dal molo e solo su quel piccolo Paradiso verde si festeggiava il Santo, quel Santo, il nostro Santo.
Il molo brulicava di donne bambini uomini che pazientemente aspettavano il passaggio in barca per percorrere quei cinquanta metri di mare.
Vestiti a festa, anche se solo per il merendin.
Una gara di eleganza tra le ragazze e le giovani donne.
I bambini correvano felici, rincorrendosi, nascondendosi dietro i grandi, sbirciando dentro i cestoni che contenevano squisiti tesori.
Il dolce persuto istrian, el formaio, i ovi duri e le fritade, i sardoni in savor… il pane quasi appena fatto.
Il Refosco e la Malvasia.
Tutto era festa, anche i febbrili preparativi di prima mattina, quasi col buio, fatti con gioia: non si sentiva la fatica, l’aspettativa del merendin con ciacole, canti, cantati col cuore, magari accompagnati dai mandolini, cori pieni di passione non faceva sentire la fatica del risveglio mattiniero.
C’era tutta la giornata per divertirsi e godere della compagnia degli amici, per scambiarsi cibi, vino, sorrisi, amore.
L’ultimo 25 aprile a Orsera, con tutto il paese riunito a San Giorgio è stato quello del 1946; si respirava l’ansia di un futuro sconosciuto, ma quel San Marco 1946 lo abbiamo vissuto fingendo che tutto fosse normale, i sorrisi forzati, gli sguardi spauriti, tutti forse consapevoli che quello era l’ultimo merendin fatto tutti assieme, prima di disperderci ovunque.
Ora la collina di Brustolade in marzo aprile non è più coperta di macchie viola e bianche profumate, ci sono tante case bianche con strade piene di auto che hanno profanato la bellezza, il silenzio, i profumi.
Ora il 25 aprile -San Marco- a Orsera lo si festeggia di nuovo, da qualche anno.
Ma quei bambini che si rincorrevano sul molo non sono diventati vecchi a Orsera, sono sparpagliati ovunque, sempre ricordando quell’ ultimo San Marco del 1946.
Anna Maria Crasti
Vicepresidente del Comitato provinciale dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia di Milano
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