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25 feb – E’ iniziato l’anno dedicato a Gambini

Buon compleanno a Pier Antonio Quarantotti Gambini, ha esordito Massimo Greco, assessore alla cultura del Comune di Trieste, nel dar avvio alla celebrazione dei cent'anni dalla nascita dello scrittore istriano – Pisino d'Istria, 23 febbraio 1910 – che si è tenuta nella nuova sede della Biblioteca comunale, in via delle Lodole 6, a lui intitolata. Ma molte altre iniziative, ha proseguito Greco, ci saranno nel corso dell'anno per ricordare questo autore che ”ha avuto un periodo di appannamento che non meritava”. Un autore, Gambini, che sarà rivisitato sotto diverse angolature, anche giornalistiche, senza dimenticare che da alcuni suoi libri sono stati tratti dei film con registi quali Giraldi, Vancini, Autant-Lara.

E ancora, a precedere i due giovani relatori esperti di italianistica, Gianni Cimador e Marta Angela Agostina Moretto, l'intervento di Adriano Dugulin, direttore dell'Area cultura. Dugulin ha elogiato le tre biblioteche cittadine di cui la Gambini (ne è coordinatrice Carmela Apuzza) e la Mattioni di Borgo San Sergio hanno dato spazio anche all'animazione teatrale.

È stato quindi Gianni Cimador ad addentrarsi nella personalità dell'uomo e dello scrittore Gambini, prendendo in esame alcuni suoi libri per illustrarne le tematiche. Ma ha anche precisato come l'ispirazione letteraria gli sia nata su un battello ove in momenti diversi aveva incontrato, senza parlarci, Italo Svevo e Richard Hughes. E ha ricordato l'amicizia di Gambini con Saba e Giotti: in particolare con l'appoggio del primo poté pubblicare nel 1932 con Solaria, i tre racconti de ”I nostri simili”. Tutti i libri di Gambini – ha detto Cimador – vivono sul filo della memoria e di quel legame con l'Istria e Semedella ove l'autore trascorse l'infanzia e l'adolescenza. E ha sottolineato come nel suo primo romanzo ”La rosa rossa” del '37 la vera protagonista sia la Capodistria del sogno e dell'allucinazione: romanzo questo, il cui finale sulla vecchiaia è stato letto da Corrado Travan con l'accompagnamento musicale di Tiziano Bole e il coordinamento di Casa della musica/Scuola di musica 55.

E ancora, il relatore ha ricordato ”L'onda dell'incrociatore” uscito nel '47, che ha per cornice la Trieste del Mandracchio, e il suggestivo breve racconto, ”Le redini bianche”, compreso ne ”Il ciclo di Paolo” raccolto nel volume ”Gli anni ciechi”. Racconto, che ha per tema l'infanzia, l'età dei dolci inganni: un'età che per lo scrittore, che si sentiva ”un italiano sbagliato”, rappresentava uno stato di grazia.

Marta Angela Moretto si è invece addentrata nel Gambini autore di reportages, come ”Neve a Manhattan” e ”Sotto il cielo di Russia”. In particolare, il primo fu scritto nel 1939 dopo un viaggio di 12 gironi dell'autore tra New York, Philadelfia e Boston. Giorni che vedono Gambini attonito non solo per l'atmosfera di lietezza e fiducia della giovane e libera America, ma anche per il radicale antisemitismo che vi dominava. Stordimento il suo, capace tuttavia di cogliere anche una sorta di inquietudine che gli genera angoscia. Tra l'altro annota come «gli americani siano incapaci di soffermare lo sguardo sulla realtà: loro sono pragmatici, inconciliabili con gli introspettivi europei che giudicano ”tarati”. Due civiltà, l'europea e l'americana, completamente diverse anche nel culto dei morti: la morte infatti, per gli americani sembra quasi non esistere». Riflessioni pregnanti, rapidi flash caratterizzano questo reportage, ha concluso Moretto sottolineando come ”Neve a Manhattan” sia strutturata sintatticamente per dare la sensazione del movimento.

Grazia Palmisano su Il Piccolo del 25 febbraio 2010

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