LETTERE
Da troppo tempo ormai il 25 aprile è considerato una festa politica a totale appannaggio della sinistra come se a tutti gli altri italiani non interessi affatto la liberazione del nostro paese, non è certamente così, l’anniversario della liberazione è una data che di certo non può essere cancellata dalla memoria storica collettiva del nostro paese, è stato il giorno in cui abbiamo ottenuto la libertà un valore che tutt’oggi è il fondamento della nostra democrazia.
E’ doveroso e giusto ricordare che molti anzi moltissimi soldati provenienti dai paesi del commonwealth hanno perso la vita nel nostro paese, venuti a combattere per liberare il nostro bel paese e non sempre trovarono negli italiani, che hanno fatto della resistenza un valore, collaborazione e aiuto.
Questa è la scomoda verità della sinistra e che la sinistra mai ha affrontato e mai ha ammesso pubblicamente. Le scomode verità mai pubblicate sui libri di storia che invece di riportare la verità l’hanno per decenni rimaneggiata. Da un lato tutti coloro che volevano davvero essere liberi e non solo i partigiani, combatterono a fianco degli alleati, aiutandoli come potevano, con quel poco che avevano. Dall’altro lato c’erano i partigiani che adottarono la “scusa” della liberazione per portare avanti il progetto di portare l’Italia ad una dittatura comunista, i fedeli a Lenin e Stalin si sono macchiati di delitti, torture barbarie al di là di ogni immaginazione perpetrate a persone che nulla avevano avuto a che fare con il fascismo come gli uomini di fede e cioè i preti, ma anche intellettuali, politici o persone qualunque ma con l’unico neo di non volere che il loro bel paese cadesse sotto il regime comunista.
Tutti i libri di storia parlano senza ombra di dubbio dei lager nazisti o dei crimini che ha subito il popolo ebreo, delle fucilazioni di massa, pochi parlano di ciò che hanno subito gli italiani ad opera di quei partigiani fedeli al regime, e di questo ne è l’esempio più lampante sicuramente le foibe.
Di seguito un testamento scritto da un infoibato che come definì il ministro Dini è un morto di destra.
Nel carcere di Fiume il 9 ottobre 1945 Stefano Petris scrisse il suo testamento sui fogli bianchi della “Imitazione di Cristo“:
“Non piangere per me. Non mi sono mai sentito così forte come in questa notte di attesa, che è l’ultima della mia vita. Tu sai che io muoio per l’ Italia. Siamo migliaia di italiani, gettati nelle Foibe, trucidati e massacrati, deportati in Croazia falciati giornalmente dall’odio, dalla fame, dalle malattie, sgozzati iniquamente. Aprano gli occhi gli italiani e puntino i loro sguardi verso questa martoriata terra Istriana che è e sarà Italiana. Se il tricolore d’ Italia tornerà, come spero, a sventolare anche sulla mia Cherso, bacialo per me, assieme ai miei figli. Domani mi uccideranno. Non uccideranno il mio spirito, nè la mia fede. Andrò alla morte serenamente e come il mio ultimo pensiero sarà rivolto a Dio che mi accoglierà e a voi, che lascio, così il mio grido, fortissimo, più forte delle raffiche dei mitra, sarà: viva l’ Italia!“.
Enrico Naldini