di Luca Ciriani, Vicepresidente della Regione Friuli-Venezia Giulia,
Ho atteso prima di scrivere. Giorni in silenzio per ascoltare tutte le reazioni, valutare e pesare le singole voci, le singole prese di posizione.
A Trieste i Presidenti di Italia, Slovenia e Croazia hanno lanciato un messaggio univoco, con l’obiettivo di invitare i rispettivi cittadini a guardare avanti, verso un futuro dove le contrapposizioni generate dal passato siano affidate alla storia e al tenace e vivido ricordo, ma non impediscano lo sviluppo di relazioni di fratellanza e collaborazione sul piano politico, economico e sociale nel presente e in futuro.
Io, ex dirigente e militante della destra nazionale, ho riflettuto a lungo sul messaggio dei tre Presidenti, e del Presidente Napolitano in particolare, per trovare una logica di continuità tra le importanti lotte del passato, delle quali sono stato protagonista e testimone, e il nuovo clima che si sta affermando.
Ricordo in maniera vivida, ancora oggi a distanza di circa 25 anni, l’emozione mia personale e delle migliaia di persone presenti in Piazza Unità in un caldo pomeriggio di maggio, credo nel 1986. In quell’occasione Giorgio Almirante disse, ricordando la sua elezione in Consiglio comunale aTrieste: “Come era bello e come mi sentivo orgoglioso di attraversare Piazza Unità d’Italia per salire in municipio per difendere Trieste italiana”. Ho pensato spesso a queste frase, a quegli anni di dura contrapposizione, ai cortei e alle manifestazioni, al suo valore intrinseco per la nostra politica e per la storia personale di molti di noi, ex dirigenti e militanti della destra nazionale in Friuli Venezia Giulia. E ci ho riflettuto anche in questi giorni, dopo il grande concerto di Riccardo Muti che si è tenuto l’altra sera a Trieste, alla presenza dei tre Presidenti di Italia, Slovenia e Croazia e di un pubblico di circa 10 mila persone.
Ebbene, l’evento musicale e politico ha sollevato, oltre ad un apprezzamento vastissimo, anche alcune polemiche per la mancata visita ufficiale alla Foiba di Basovizza. Ritengo comprensibile che qualcuno si sia offeso o sorpreso per la scelta di prevedere “solo” l’omaggio al monumento all’Esodo degli istriani, giuliani e dalmati. Penso altresì che tali polemiche non debbano allontarci dall’argomento centrale, ovvero che questa serata, ideata dal maestro Muti, sia stata l’occasione per tracciare una linea simbolica nella Storia di questa nostra parte d’Europa, dilaniata da decenni di contrapposizioni e odi, che hanno generato mostri come le Foibe e l’esodo dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia. Abbiamo costruito una importante parte dell’identità della nostra politica, a Trieste e in Friuli Venezia Giulia, sul diritto a veder riconosciuto il dramma degli esuli istriani, fiumani e dalmati e sull’eccidio delle Foibe: ciò era allora un elemento dovuto, doveroso e necessario, ed è oggi e resterà sempre merito della Destra, e soprattutto di quella triestina, di aver imposto con le proprie battaglie politiche e culturali a una opinione pubblica e a un ceto intellettuale pavido e conformista le pagine strappate dai libri di storia sull’orrore delle Foibe e sulla tragedia dei 350mila esuli giuliani e dalmati.
Nessuno potrà togliere questi meriti, nessuno potrà cancellarli: sono stati raggiunti obiettivi importanti, e le Foibe e l’Esodo fanno oggi parte della Storia, e non solo della storia del Friuli Venezia Giulia, ma dell’Italia tutta, se si pensa alla istituzione della Giornata del Ricordo e anche solo al tema delle Foibe scelto all’ultimo esame di maturità come traccia di riflessione sulla storia del XX secolo. Sono queste importanti battaglie vinte dopo decenni di silenzio, e se ancora altre battaglie restano da vincere, come quella relativa al risarcimento dei beni degli esuli, vi è oggi una battaglia che non possiamo permetterci di perdere. È giunta l’ora di un atto di coraggio e lungimiranza non inferiori a quelli dimostrati in tutti questi anni di tenace impegno a difesa della nostra storia e della nostra memoria.
È giunto il momento di guardare con speranza al futuro e consegnare il passato alla Storia, non perché il nostro impegno al ricordo si affievolisca, ma perché il consenso va costruito sul futuro e guardando al futuro, che non può oggi prescindere da un sentimento di apertura e collaborazione a livello internazionale, e ciò nel solo e completo interesse per lo sviluppo del Friuli Venezia Giulia.