di GABRIELLA ZIANI su Il Piccolo del 27 giugno 2010
TRIESTE Diventa un caso diplomatico che imbarazza tutti il concerto di Riccardo Muti a Trieste il 13 luglio, dopo che Lubiana ha chiesto, su sollecitazione del quotidiano ”Delo”, l’omaggio all’ex ”Balkan” da parte dei presidenti italiano, sloveno e croato che l’evento musicale avrebbe fatto incontrare in piazza Unità, con cori dei tre Paesi, i tre inni nazionali e musiche di Cherubini, ma anche di compositori sloveni e croati.
Il gesto sloveno, a 90 anni dall’incendio del ”Narodni Dom” nel 1920 da parte di nazionalisti italiani, che ha subito prodotto una contromossa da parte del centrodestra (l’anima An di Roberto Menia che ha chiesto un contestuale omaggio alle Foiba) ha provocato un deragliamento dagli intenti originari, il mezzo passo indietro del Quirinale, ha messo in azione le diplomazie, e irritato fortemente il ministro degli Esteri Franco Frattini. Che tuttavia per ora preferisce non commentare. Attende di capire gli sviluppi, e soprattutto gli intenti di Napolitano. La questione tocca il cuore delle relazioni fra i due paesi.
Intanto nella rissa si butta Udine. Il sindaco Furio Honsell ha già invitato Napolitano e ieri s’era sparsa voce che la Prefettura di Trieste avesse mosso i primi passi per organizzare l’evento-bis, il 12 o il 14 luglio. Ma non c’è conferma ufficiale. Così come non si sa la fine che farà il progettato intervento di Napolitano, nelle stesse date, alla Sissa per l’inaugurazione della nuova sede. Insomma, è tutto per aria, gli unici che mantengono la rotta stanno al Ravenna Festival. «Noi ci occupiamo solo della parte artistica – ha detto il soprintendente Antonio De Rosa -, speriamo che possa esserci serenità».
«Sono ancora vivi i nazionalismi – detta il sindaco Roberto Dipiazza, tra i più entusiasti sostenitori dell’offerta di Muti – ma troveremo una soluzione e il concerto si farà». Secondo il sindaco, che solo 10 giorni fa aveva annunciato la telefonata di conferma del Presidente della Repubblica Napolitano stesso lo avrebbe incaricato di trovare una via d’uscita. Reagisce bruscamente l’Unione degli istriani, allineata con le posizioni di Menia. «Respingiamo fermamente qualsiasi ipotesi di organizzare una cerimonia all’ex Hotel Balkan – scrive il presidente Massimiliano Lacota -, ho scritto al Presidente Napolitano per chiedergli di rispettare tale richiesta e di non venire a Trieste per riscuotere dileggi e insolenze anche da parte di alcuni rappresentanti della minoranza slovena».
Tutt’altro messaggio dall’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. Il suo presidente Lucio Toth manifesta «rincrescimento per le inaspettate difficoltà che incontra un’iniziativa artistica così bella e significativa». La polemica innescata dal «Delo», afferma Toth, «ha di fatto costretto il presidente Türk a porre come condizione alla sua presenza l’omaggio al ”Balkan” con Napolitano, finendo per sconcertare gli ambienti politici triestini». Toth chiede di «abbassare i toni per il buon nome di Trieste, nel rispetto reciproco dei sacrifici patiti e della volontà di superamento di antiche contrapposizioni che nell’Europa di oggi non hanno ragione di esistere». E invita a non «porre condizioni a Napolitano, affinché sia libero di andare a Trieste ad ascoltare in serenità il concerto di Muti». Ma nella chiusa aggiunge: «Se si vogliono onorare luoghi-simbolo, è inevitabile che si debba andare anche a Basovizza e alla Risiera».
«Bisogna metterci una pietra sopra, la storia è storia, e deve essere trattata dagli storici e non dai politici – afferma Nicola Tenze, presidente dell’Unione regionale economica slovena (Ures) -, per evitare il “marketing” di chi conosce questi meccanismi bisognerebbe organizzare le cose in maniera da non essere strumentalizzati. Queste tristi provocazioni si basano sull’ignoranza dei fatti, mantenuta ad arte, così possono essere usati al bisogno. Il gesto di omaggio – conclude – sarebbe bello, ma senza pregiudizi, con rispetto per tutti».
«All’ex Hotel Balkan oggi si studiano le lingue, veicolo principe per la conoscenza reciproca, vero simbolo di riconciliazione – commenta Igor Gabrovec, consigliere regionale Pd -, Italia, Slovenia e Croazia sono oggi tre Stati democratici fondati sull’antifascismo: un omaggio a quel luogo? Un bel gesto, l’incendio fu l’inizio di una tragedia europea. Ma io spero che le diplomazie si mettano d’accordo. Se vogliamo andare su tutti i luoghi della memoria, a Trieste non finiamo più».
L’Unione delle associazioni culturali slovene (Skgz), «esprime la più profonda preoccupazione per il degenerare delle polemiche che potrebbero inficiare gli sforzi profusi per il concerto, la presenza dei tre presidenti – scrive il presidente Livio Semolic – darebbe lustro alla città, affermando i valori di pace, convivenza e collaborazione. Sarebbe una sconfitta per tutti se le polemiche rinfocolate dai soliti noti prevalessero. Auspico che la saggezza delle tre diplomazie non si pieghi agli elementi conflittuali, ma sappia cogliere la grande occasione offerta da Muti a Trieste e all’area transfrontaliera. La fortuita concidenza con il 90.o anniversario, se opportunamente inserita, può aumentare il significato dell’evento, senza nulla togliere alle altre memorie».