Il gelo sceso sui rapporti tra Serbia e Croazia dopo l’assoluzione in appello all’Aja dei due generali croati Ante Gotovina e Mladen Markac ha trovato conferma in nuove dichiarazioni del presidente serbo Tomislav Nikolic.
«È evidente che non si può cooperare in un modo sincero e aperto con un Paese che celebra i suoi crimini», ha detto Nikolic in un’intervista oggi al quotidiano Kurir. «I croati sanno che i crimini commessi nell’Operazione ‘Tempesta’ (alla fine della guerra degli anni novanta, per la riconquista della Krajina ai secessionisti serbi, ndr) furono terribili, e che essi rimarranno sulla loro coscienza fino al termine dei loro giorni. Ma ora celebrano il fatto che nessuno sia stato condannato per tali crimini. È un Paese sulla strada sbagliata», ha affermato il presidente serbo che si è riferito al tempo stesso alla condanna del massacro di Srebrenica fatta dal parlamento di Belgrado. «Quando fu emesso l’atto di incriminazione contro Ratko Mladic sulla vicenda di Srebrenica, noi non aspettammo la sentenza di condanna e il parlamento approvò subito una risoluzione di condanna di quel crimine».«Io so che quello fu un crimine e non dirò mai che non lo fu», ha affermato Nikolic. Gotovina e Markac, condannati in prima istanza dal Tpi rispettivamente a 24 e 18 anni di carcere per crimini di guerra contro i serbi, sono stati assolti in appello nei giorni scorsi e rilasciati, provocando giubilo e esaltazione patriottica in Croazia, al contrario rabbia e sdegno in Serbia.
(fonte AnsaMed 26 novembre 2012)
L’ex presidente ultranazionalista croato, Tudjman, in visita alle truppe di Zagabria impegnate nell’operazione “Tempesta” (foto hr.wikipedia.org)