Le esitazioni del Consiglio Comunale di Udine risultano di difficile comprensione.
Basta leggere l’elenco dei Comuni italiani, capoluoghi di provincia in prima linea, che hanno dedicato una via, un largo, una piazza alle Vittime o ai Martiri delle Foibe.
Le opposizioni all’introduzione di tale tema nella toponomastica cittadina rivela soltanto pochezza culturale e aridità morale da parte di chi non sa riconoscere e inchinarsi davanti al martirio di migliaia di italiani e all’esodo di 350.000 persone dalla terra natale, come hanno fatto tre Presidenti della Repubblica e l’intero Parlamento.
Ancora più sorprende è che a manifestare tali pruderie ideologiche sia una città come Udine, capitale storica della Marca Friulana, a noi così vicina culturalmente. O forse questi timori fanno parte di un rigurgito anti-italiano, anti-veneto, anti-nazionale che prolifera nel brodo dell’ignoranza storica?
Per quanti secoli istriani e dalmati hanno vissuto e lottato, insieme a friulani, veneti e lombardi sotto il Gonfalone della Serenissima, per difendere l’Europa e la sua civiltà?
Quanti alpini istriani, giuliani, fiumani hanno militato nella Divisione Julia, compagni di sacrifici e di eroismi con i fratelli di Udine e della Carnia, dalla Grande Guerra fino ai nostri giorni? O forse a Udine, oggi, ci si vergogna anche di questo?
Lucio Toth, presidente nazionale ANVGD