Renzo de' Vidovich, nella sua qualità di Presidente della Fondazione Rustia Traine, ha scritto oggi una lettera al Presidente sloveno Danilo Turk, a proposito dell'ormai noto incontro del prossimo 13 luglio a Trieste. Questo il testo completo della missiva.
Oggetto: La snazionalizzazione ai danni dei Dalmati italiani e l’incendio del Balkan a Trieste
Signor Presidente della Repubblica,
la Sua richiesta di una visita all’ex Hotel Balkan in occasione dell’invito rivolto alla S.V. ed ai signori Presidenti delle Repubbliche d’Italia e Croazia dal maestro Muti a presenziare al Concerto della Pace che si terrà a Trieste il prossimo 13 luglio, ha toccato un nervo ancora scoperto a Trieste e riguarda l’intera Questione adriatica, posto che l’Hotel Balkan fu incendiato il 13 luglio 1920, che bruciò senza che i pompieri potessero entrare nell’edificio dove deflagrava materiale esplosivo depositato presso alcune stanze che ospitavano il Narodni Dom, allora organizzazione slovena ma jugoslavista che seguiva le direttive degli ufficiali serbi della neo-costituita armata jugoslava.
Nella propaganda della Federativa socialista jugoslava di Tito furono censurati per mezzo secolo alcuni elementi storici che non possono essere disgiunti dall’incendio del Balkan e che la S.V. potrà trovare nella recente pubblicazione fatta a marzo di quest’anno dalla nostra Fondazione, che sarà mia cura inviarLe, ma che può consultare immediatamente nel sito www.dalmaziaeu.it sotto la voce La falsa verità sul ten. Luigi Casciana di Sergio Siccardi.
Ad ogni buon conto, è bene che Ella sappia che, se visiterà l’ex Balkan, troverà una corona d’alloro in ricordo del tenente Casciana ferito a morte il 13 luglio 1920 mentre proteggeva il Balkan a capo di un plotone del regio Esercito italiano, così come sul Municipio prospiciente Piazza dell’Unità d’Italia, dove si svolge il concerto del maestro Muti, troverà un’altra corona d’alloro in ricordo di Giovanni Nini, lì ucciso lo stesso girono da elementi jugoslavisti mentre partecipava ad una manifestazione a tutela degli italiani di Dalmazia e di protesta per l’Eccidio di Spalato avvenuto due giorni prima.
È doveroso ricordare a tale proposito che il prossimo 11 luglio gli Italiani di Dalmazia di Trieste deporranno un’altra corona d’alloro in ricordo del comandante della regia Marina italiana Tommaso Gulli e del motorista Aldo Rossi, uccisi da elementi jugoslavisti a Spalato mentre erano in missione umanitaria.
Le faccio presente, signor Presidente, che la deposizione di corone, il seminario di studi e le altre manifestazioni per il 90° Anniversario di questi luttuosi eventi, che hanno segnato una tappa importante della persecuzione degli italiani di Dalmazia, sistematicamente snazionalizzata nei periodi che precedono e seguono le ritorsioni fasciste nei confronti degli sloveni e dei croati che facevano parte dei territori assegnati all’Italia dai trattati di pace che concludono la Prima guerra mondiale (Trieste, Gorizia, Istria, Cherso, Lussino, Zara, Lagosta e, successivamente, Fiume), che non sono certo ignorate in Italia ancorché non abbiano prodotto la snazionalizzazione di Sloveni e Croati che è, invece, avvenuta per gli italiani in Dalmazia in quel periodo ed a Zara, Fiume e nell’Istria dopo la Seconda guerra mondiale.
L’organizzazione dei Dalmati italiani di Trieste, che ho l’onore di rappresentare e di quelli sparsi nel resto d’Italia ed in tutto il mondo, si battono da tempo per un’effettiva pacificazione tra le popolazioni dell’Adriatico ed ho ritenuto doveroso segnalarLe che i fatti verificatisi tra l’11 ed il 13 luglio 1920 non riguardano solo gli sloveni di Trieste, ma coinvolgono anche e soprattutto gli italiani di Dalmazia le cui organizzazioni di Trieste avevano programmato le commemorazioni ben prima che fosse apparsa la notizia dell’invito del maestro Muti, come -de resto- avvenne in passato in varie occasioni; si veda, ad esempio, la prima, la quinta e la quattordicesima pagina de Il Dalmata n. 16 del luglio 2000 che Le allego.
Con i dovuti ossequi
Il Presidente On. Renzo de’ Vidovich