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28 mag – Governo: rimedieremo alla gaffe su Porzus

da Il Piccolo sel 28 maggio 2010

Un pasticcio. Non si può definire altrimenti la vicenda che ha portato la Direzione per i Beni culturali e paesaggistici del Friuli Venezia Giulia a dichiarare un «bene di interesse culturale» la Malga Porzûs, il luogo in provincia di Udine diventato il simbolo dell’eccidio dei partigiani cattolici della brigata Osoppo per mano dei comunisti dei Gap. I reduci combattenti di ispirazione cattolica attendevano da decenni questo atto, che prelude a una qualifica di «monumento nazionale» attraverso un decreto del Presidente della Repubblica. Ma le motivazioni storiche che accompagnano l’atto sono frutto di una superficiale consultazione di Internet e, come ha fatto notare l’altro ieri Paolo Simoncelli sulle pagine culturali di «Avvenire», sono piene di strafalcioni, oltre a sottintendere un giudizio storico che poteva andare bene alla vulgata marxista degli anni Settanta.

Il primo a denunciare il caso è stato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Carlo Giovanardi, che già il 9 maggio aveva organizzato con la partigiana cattolica Paola Del Din una conferenza stampa in cui tra l’altro si sottolineava che la relazione ministeriale, a firma della dottoressa Cavalieri e del direttore regionale del ministero, l’architetto Roberto Di Paola, è stata in alcune parti copiata (male) da Wikipedia. «Gli attori di questo scontro – è scritto nell’enciclopedia online Wikipedia – operarono in un contesto storico internazionale conseguente alle suddivisioni di confini (la prospettata "Zona Libera Orientale" e quella che sarà definita Linea Morgan) e di sfere di influenza degli Alleati a seguito degli Accordi di Yalta». Il documento ministeriale replica: «Questa tragedia si colloca in un contesto storico internazionale piuttosto complesso, conseguente alle prospettate suddivisioni di confini ("Zona Libera Orientale", "Linea Morgan") e alle sfere di influenza degli Alleati a seguito degli Accordi di Yalta». Sarà anche un caso, o amore per il luogo comune, che il documento ministeriale definisca l’eccidio di Porzûs, proprio come Wikipedia, «uno degli episodi più controversi della Resistenza italiana»?

«Se c’è un episodio della Resistenza assai poco controverso — ha commentato Simoncelli — è la strage di Porzûs». Ma soprattutto lo storico, uno specialista di queste vicende, ha gioco facile a far notare che l’eccidio di Porzûs (7-20 febbraio ’45) non poteva essere «conseguente» né alla conferenza di Yalta, tenutasi come dicono tutti i manuali dal 4 all’11 febbraio, né alla definizione della linea Morgan (Belgrado, 9 giugno 1945).

Non a caso l’altroieri il ministro per i Beni culturali, Sandro Bondi, resosi conto del pasticcio, ha assicurato il collega di governo Giovanardi che darà l’incarico a uno storico vero di riscrivere la relazione che accompagna il decreto. Una relazione in cui, auspica Simoncelli, in bibliografia accanto al testo del marxista Roberto Battaglia, "Storia della Resistenza italiana" (Einaudi, 1953), compaia anche "Il giorno nero di Porzûs" di Sergio Gervasutti, che racconta bene «il casus belli che giustificò l’azione di Mario Toffanin» (così all’unisono Wikipedia e la relazione «storica» ministeriale), cioè la storia di una delle vittime: Elda Turchetti, «accusata di spionaggio a favore dei tedeschi — scrive Simoncelli — consegnata ai partigiani cattolici che l’avevano sì processata ma assolta».

Il documento ministeriale è datato 18 gennaio 2010, ma dopo molte insistenze, racconta Giovanardi, «sono riuscito a leggerlo soltanto agli inizi di maggio. Ero interessato perché un amico di Udine, Paolo Montagnese, mi aveva avvertito che qualcosa si stava muovendo e speravamo che il 25 aprile avremmo potuto annunciare l’ufficializzazione della Malga Porzûs quale luogo di interesse culturale. Quando ho letto il documento, in ritardo rispetto all’anniversario della Liberazione, sono trasecolato».

A parte l’uso disinvolto di Wikipedia, che è un utile strumento, ma può rivelarsi un’arma a doppio taglio, come ha denunciato Umberto Eco al recente Salone del libro di Torino, Carlo Giovanardi individua una motivazione ideologica dietro la sciatteria storica. «In quelle terre – dice il sottosegretario, che si definisce "democristiano per sempre" – è ancora in atto un conflitto tra la destra e la sinistra nostalgiche. A farne le spese sono gli unici che hanno combattuto veramente per la libertà, cioè i partigiani cattolici, antifascisti e contrari all’annessione alla Jugoslavia. Fu scritta da loro la pagina più bella della Resistenza ma ancora oggi stentano a essere riconosciuti».

 

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