Un poderoso intreccio di avvenimenti contraddistingue il ritorno a Trieste di Mario Andretti, campione mondiale di Formula Uno e montonese di nascita, da decenni residente negli Stati Uniti. Ieri, l’uomo che tanto lustro ha dato all’italianità istriana per i suoi meriti sportivi, è stato accolto con tutti gli onori del caso con una speciale cerimonia nella Sala del Consiglio Comunale. Sul palco insieme a lui c’erano il Presidente del Consiglio comunale Sergio Pacor, il presidente della Federazione delle Associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati, Renzo Codarin, l’assessore Michele Lo Bianco, la presidente della famiglia montonese Simone Peri e il presidente del Coni regionale, Emilio Felluga.
Tra il pubblico, oltre ad una folta rappresentanza della Famiglia montonese, c’erano più di una decina di parenti a seguito di Andretti, con lui per visitare l’Italia e l’Istria, a partire, ovviamente, da Montona e da Trieste. Portare tutta la famiglia al seguito non sembra essere stata un’impresa ardua per il campione della Formula 1, ma evidentemente non si è trattato di un’avventura impossibile per quest’uomo solido e allegro di 68 anni che ha superato numerose prove nella sua vita, pur conquistando successivamente vari traguardi, primi fra tutti quelli in merito all’alta velocità sulle quattro ruote. Ieri, come accennato precedentemente, non si festeggiava solo il trentennale della conquista del suo titolo mondiale, ma anche la sua investitura alla carica di nuovo Sindaco del Libero Comune di Montona in esilio. Questi due avvenimenti si ricollegano ai 55 anni della nascita della Famiglia montonese. I presenti hanno anche ricordato che in questi giorni si celebra anche il ritorno di Trieste all’Italia e l’
anniversario della prima redenzione dopo la Prima guerra mondiale.
Simone Peri ha quindi riassunto molto della storia di Andretti: l'infanzia serena a Montona, l'adolescenza piuttosto problematica nel campo-profughi di Lucca, l’approdo a New York con soli 125 dollari. Ma in America, Mario scopre presto la passione per le automobili. A Nazareth, in Pennsylvania, dove risiede tuttora, costruisce assieme al fratello gemello Aldo una macchina. Dieci anni dopo, si ritrova a vincere un gran numero di competizioni: Gran Premi e mondiale di Formula 1, Indianapolis, Daytona, campionati americani, Sebring. La sua carriera è durata ben 37 anni .
Ha terminato la serie di interventi Renzo Codarin, il quale ha voluto salutare l’ospite d’onore come un simbolo di una laboriosità e dignità tipica degli esuli, che in molti, soprattutto all’estero, hanno saputo non solo risollevarsi, ma anche distinguersi partendo da condizioni disagiate e traumatiche. “Stiamo lavorando alla formulazione di una lista dove elencare i moltissimi personaggi di successo della nostra comunità – ha annunciato il presidente di Federesuli– persone che come Andretti si sono occupate di molte cose spesso con risultati entusiasmanti. Oggi vorrei anche riconoscere alcuni meriti alla famiglia montonese, per la sua capacità di guardare al futuro contribuendo a salvaguardare le nostre tradizioni. Si sono impegnati, ad esempio, nel cercare di riallacciare i rapporti con la Montona di oggi, promuovendo il dialogo e abbattendo confini che ormai non hanno più significato di esistere. Questo vale soprattutto per chi, oggi, vive in altri continenti, dove le spaccature del Novecento e le frontiere hanno un minor significato. Siamo quindi qui per riproporre e per condividere quella cultura secolare basata sulla civile convivenza che non può essere spazzata via da alcuni tragici avvenimenti, ma che piuttosto deve essere arricchita dalle esperienze positive dei tanti istriani e discendenti di istriani ancora viventi”.
Emanuela Masseria su www.arcipelagoadriatico.it