di MAURO MANZIN su Il Piccolo del 29 giugno 2010
I Balcani sono qui. A Trieste. Fortemente abbarbicati ai fatti del secondo dopoguerra. Eccidi fascisti da una parte, i quaranta giorni dell’occupazione titina e le foibe dall’altra. E così la presenza dei presidenti di Italia, Slovenia e Croazia al prossimo concerto dedicato alle ”Vie del’amicizia” e diretto dal maestro Riccardo Muti del 13 luglio a Trieste è appesa alla sottile ”bacchetta” della diplomazia.
Fonti del Quirinale sostengono che la questione è seguita in prima persona dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano che fino al prossimo 2 luglio però si recherà in visita ufficiale a Malta per cui le carte rimarranno sulla sua scrivania. Certo i contatti però non verrano interrotti.
La conferma giunge dalla presidenza della Repubblica di Slovenia. «Rimangono aperti i colloqui – affermano fonti della presidenza slovena – ma nulla è stato ancora deciso. Si sta discutendo – precisano le stesse fonti – relativamente a una visita celebrativa dei tre presidenti al ”Narodni Dom”, (l’ex hotel Balkan bruciato dai fascisti proprio il 13 luglio ma del 1929 come rappresaglia per l’uccisione di due italiani a Spalato) e poi della presenza di Napolitano, Türk e Josipovic al concerto di Riccardo Muti in piazza dell’Unità d’Italia». «Appena sarà presa una decisione – concludono a Lubiana – ci sarà un comunicato dello stesso presidente Türk».
Il quale sull’argomento continua a mantenere un rigoroso silenzio, ma un passo del suo discorso tenuto in occasione dellla Festa dello Stato slovena può essere di notevole importanza sullo status dei lavori dimpomatici che sotterraneamente continuano il loro inarrestabile lavorio. «In democrazia – ha detto Türk – quanto ottenuto dal passato lo rispettiamo , non dobbiamo però permettere che questo abbia il predominio sul presente. Sappiamo anche – ha precisato subito dopo – che il ritorno alla storia e nelle sue divisioni non ci porta da nessuna parte». Difficile dire se il passaggio abbia a che vedere qualcosa con la ”battaglia” di Trieste, sta di fatto che uno spiraglio lo lasciano, anche se, come detto poco sopra, per ora la parte slovena non sembra voler recedere dalla visita celebrativa all’ex hotel Balkan.
Su tutto spicca il rumoroso silenzio della parte croata che, finora, si limita a fare da spettatrice. Appare comunque scontato che la presenza di Josipovic a Trieste non potrebbe non implicare la presenza anche di Türk. Ma è altresì vero che la Croazia non vorrebbe tirare per i capelli la vicina Slovenia a un gesto che non si svolgerebbe nelle procedure volute da Lubiana, dopo che proprio Zagabria e Lubiana sono riuscite a riannodare, a loro volta, un dialogo che le divideva da vent’anni, ossia la questione del confine marittimo nelle acque del golfo di Pirano con la decisione demandata a un arbitrato internazionale e con la Slovenia che finalmente ha dato il proprio pieno sostegno e via libera all’ingresso della Croazia nell’Unione europea.
Insomma, un bell’intrigo internazionale di cui, a questo punto, pronosticare la soluzione, appare un azzardo. Il sindaco di Trieste Dipiazza se ne rende conto e chiede che alla situazione venga dato un basso profilo proprio ora che si sta lavorando a una soluzione. Perché il sindaco sa che qualsiasi dichiarazione in merito d’ora in avanti potrebbe spostare l’ago della bilancia irrimediabilmente sul ”sì” o su il ”no” della trilaterale presenza.
E che la situazione oltre che magmatica sia allo stesso tempo estremamente delicata lo conferma anche il rigoroso silenzio fin qui mantenuto dalla Farnesina che lascia ogni decisione alla diplomazia del Quirinale.
Il risultato? Che qui a Trieste tutti sono bravi a parlare di convivenza nella nuova comune casa europea, a quando questo concetto bisogna metterlo in pratica però tutti corrono ad asserragliarsi nei propri ben muniti castelli della storia.