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29 nov – Improprie gelosie tra l’associazionismo a Trieste

Sul numero 229 de “la Nuova Voce Giuliana”, organo dell’Associazione delle Comunità Istriane, si legge un intervento del suo presidente Lorenzo Rovis, dettato dalla necessità – come egli stesso rimarca – di dare spiegazione agli associati e ai lettori della mancata visita del Sottosegretario agli Esteri on. Mantica alla sede della stessa Associazione triestina; visita precedentemente concordata e prevista per il mese di novembre, ma “saltata” – a quanto si legge nella nota del presidente Rovis – a causa di «improprie e furiose critiche per l’incontro annunciato» da parte di esponenti di associazioni non facenti parte della FederEsuli e che «minacciavano conferenze stampa per criticare l’incontro».

Ora, non ci compete naturalmente entrare nel merito delle valutazioni politiche e di opportunità che avrebbero indotto l’autorevole esponente di Governo ad annullare la sua visita all’Associazione delle Comunità Istriane a causa dell’infuocato e insostenibile clima alimentato a Trieste da taluni ambienti, ma il quadro disegnato dal presidente Rovis – che nel rendere pubblico l’accaduto se ne assume altrettanto pubblicamente la responsabilità – ci sembra veramente stupefacente e infinitamente triste. Si configura infatti, da parte di quanti possono aver determinato con un atteggiamento «improntato alla sopraffazione» il rinvio sine die della visita, un uso puramente strumentale del conclamato diritto degli Esuli a veder affrontati concretamente i problemi ancora aperti: un uso strumentale che prevederebbe dunque la minaccia di ricorrere a forme «improprie e furiose» (così le definisce Rovis) di dissuasione.

Si resta francamente esterrefatti: mai nei lunghi decenni di vita dell’associazionismo giuliano-dalmato si era assistito a simili episodi. Ovvero, esiste già un’ampia letteratura sui comportamenti di certi ambienti che si proclamano tutori universali ed esclusivi dei profughi giuliani ma rifiutano di operare in comunità d’intenti con le altre associazioni: evidentemente, la deriva ideologica che caratterizza quegli ambienti fortunatamente minoritari e per nulla rappresentativi cresce in misura direttamente proporzionale alla mutazione dei tempi e della cornice politica nazionale e triestina. Incapaci di prendere le misure dell’evoluzione storica e culturale, certuni dissotterrano l’ascia per menare fendenti: un atteggiamento che di per sé li connota in una certa maniera, sicuramente distanti anni luce dalla cultura civica dell’italianità adriatica e degli Esuli che la rappresentano.

La redazione del sito ANVGD

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