«Fui convocato dal prefetto per la mia troppa insistenza sulla faccenda del tricolore. Accadde qualche mese fa e il fatto mi lasciò fin da subito perplesso. Anche perchè, in quell’occasione, mi venne chiesto se ero favorevole all’installazione di tre pennoni sui quali issare le bandiere italiana, slovena ed europea. Ovviamente trasalii, perché quelle luci sono un omaggio ai soldati italiani che si sacrificarono per la liberazione di Gorizia nel 1916. Ma capii che sulla questione del tricolore tirava una brutta aria».
L’assessore comunale Sergio Cosma, a meno di ventiquattr’ore dall’ufficializzazione dell’avvicendamento alla guida della Prefettura isontina, ricostruisce un episodio che inevitabilmente finisce con l’acquistare una certa importanza, dopo le indiscrezioni in base alle quali le luci del Sabotino non vennero accese per espressa volontà di De Lorenzo. «Comunque sono felice che quel funzionario sia stato rimosso – prosegue Cosma -. Ora potremo finalmente riattivare quell’impianto. Lo vuole la gente. Anche perché non dimentichiamoci che i goriziani restano, i prefetti, invece, passano».
Commenta la notizia con toni ancora più netti Rodolfo Ziberna, presidente dell’Associazione Venezia Giulia e Dalmazia e della Lega Nazionale di Gorizia. «Addurre motivi di ordine pubblico per non riaccendere quelle tre luci è scandaloso e sconcertante. È scandaloso e sconcertante – ripete due volte il rappresentante degli esuli -. Rinunciare ai propri simboli è inaccettabile. E lo è ancora di meno se lo si fa al fine di non suscitare eventuali reazioni negative oltreconfine. Un prefetto non può in alcun modo comportarsi così».
Più sfumato, anche se non per questo meno risoluto, il punto di vista del consigliere regionale di Forza Italia, nonché ex sindaco, Gaetano Valenti. «Se effettivamente De Lorenzo vietava l’accensione del tricolore deliberatamente, allora credo che saremmo di fronte ad un fatto di una certa gravità. E lo dico non tanto come politico ma come goriziano innamorato della sua città. E sono convinto che su questo punto ci sia una certa sintonia che attraversa trasversalmente tutta la cittadinanza». A rincarare la dose ci pensa il generale Sabato Aufiero, che in questi mesi si è interessato molto del tricolore e del perché quell’interruttore nessuno lo voleva mai girare, mettendosi in contatto direttamente con i ministeri, la Presidenza del consiglio e il Quirinale. E lo fa rivelando un fatto, o meglio una frase, particolarmente «forte», che il prefetto uscente avrebbe pronunciato. «Fonti attendibili mi hanno riferito che, incontrando nella primavera dello scorso anno degli interlocutori d’oltreconfine, De Lorenzo avrebbe evidenziato la necessità di non riattivare le luci perché la scritta Nas Tito era stata rimossa, sentendosi quasi in dovere di restituire una sorta di favore. Ebbene, se così realmente fosse, si tratterebbe di un parallelismo del tutto inaccettabile fra quella che è stata una figura della politica e di un determinato periodo storico, ovvero Tito, e quello che invece è il simbolo per eccellenza della nostra Nazione, il tricolore per l’appunto».
fonte Il Piccolo