Ricompaiono le bandiere jugoslave, le stelle rosse, i partigiani e le partigiane di Tito, ma anche lo slogan ”Trst je naš” e il tentativo di rioccupazione della città. È tutta una fiction, perdipiù fiction che non vuol essere rivendicazione bensì parodia, ma a Trieste la storia fa ancora male e il promo e le locandine del cortometraggio ”Trst je naš” che fa parte della tesi di laurea di uno studente sloveno all’università di Lubiana in coproduzione con la Rtv di Lubiana hanno già fatto riesplodere in città le polemiche. Il presidente dell’Unione degli istriani, Massimiliano Lacota ha inviato una nota di protesta al Ministero degli Esteri per i contenuti degli spot pubblicitari «non solo contrari allo spirito di pacifica convivenza e di rispetto reciproco, ma addirittura apertamente minacciosi e incitanti all’odio razziale». Per questa mattina alle 10 a Palazzo Tonello in via Pellico, sede dell’Unione degli istriani, è stata convocata una conferenza stampa in cui sarà proiettato lo spot integrale.
Il cortometraggio verrà proiettato in anteprima venerdì 6 novembre alle 20 alla Casa di cultura Srecko Kosovel a Sesana. «È un film che non ha nulla a che fare con la politica – ha dichiarato ieri David Tercon, responsabile delle attività culturali di Casa Kosovel – si tratta di una parodia che prende in giro anche gli stessi partigiani. Si svolge ai giorni nostri e inscena la stranezza di un gruppo di adulti che fa giochi di guerra. Figurarsi se vuole suggerire nuove rivendicazioni su Trieste. Al contrario – ha affermato ancora Tercon – è la storia di un uomo isolato che vive fuori dal tempo, che ha problemi con la moglie, con la figlia, con la polizia, con il passato. Se c’è un insegnamento che si può trarre è quello della necessità di avere un giusto rapporto con il passato e di trasmettere corretti insegnamenti storici ai figli».
L’autore è un giovanissimo regista sloveno, Ziga Virc che sta completando la tesi di laurea in regia cinematografica e televisiva. Nelle recensioni sui siti web si legge che il film, in bianco e nero, è stato girato in 16 millimetri e dura 27 minuti. Il sottotitolo è: ”La battaglia che non c’è stata”. «Si tratta di un film breve – viene illustrato – in cui vengono raccontati temi diversi come il conflitto generazionale, la nostalgia per la lotta di liberazione nazionale jugoslava, il conflitto con le attuali autorità. Virc ha incominciato la sua narrazione da fotografo e poi, attingendo anche ai documentari di Discovery channel, ha scelto il mezzo cinematografico».
«Il film – si legge ancora in Internet – è ambientato ai giorni nostri e un gruppo di uomini con le divise dei partigiani di Tito guidati dal protagonista, Franco decide di ”liberare” Trieste e di aggiustare le ingiustizie della Seconda guerra mondiale. Ma ciò non va a genio alla moglie di Franco, Maria, che rimane così a lavorare da sola in azienda, mentre il marito gioca ai tedeschi e ai partigiani. Irrompe poi nella vicenda la polizia slovena con il comandante Brane, amico di Franco, che decide però di non consentire più la messa in scena di queste battaglie. Ma Franco non si ferma perché ciò che lo preoccupa sono gli insegnamenti da trasmettere alla giovane generazione e segnatamente a sua figlia Mateja che teme non abbia modo di apprendere i valori della Resistenza che dovrebbero essere trasmessi di generazione in generazione. Franco perciò dona a Mateja l’uniforme di Tito. Come reagirà Mateja e da che parte si schiererà?»
Per saperlo bisogna vedere la fine del cortometraggio. Quello che è già tragicamente noto è l’esito dell’occupazione di Trieste del ’45, quella vera, che causò migliaia di assassinii, infoibamenti e deportazioni.
Silvio Maranzana su Il Piccolo del 30 ottobre 2009
il promo del film cliccando qui http://ilpiccolo.gelocal.it/multimedia/home/17025656
(nell'immagine la locandina del film)