Dal sito della Presidenza della Repubblica il testo dell’intenso intervento del Capo dello Stato Giorgio Napolitano a Faedis (Udine) in occasione dello scoprimento della targa in memoria dei caduti della Brigata “Osoppo”, trucidati nel febbraio 1945 dai partigiani «gappisti» filo-jugoslavi e di osservanza comunista.
In occasione della mia visita nella Regione Friuli-Venezia Giulia, da lungo tempo programmata, ho voluto collocare – pur negli stretti limiti di tempo previsti – una tappa di omaggio, presso il Municipio di Faedis, alle vittime delle Malghe di Porzus. Ed è con profonda emozione che desidero dire a voi tutti che in questo momento mi sento con il mio pensiero ed i miei sentimenti su tra le Malghe.
Molti decenni sono passati dall’eccidio di cui furono vittime, nel febbraio del 1945, i patrioti della leggendaria Brigata partigiana Osoppo: una strage che un recente volume, opera di illustri studiosi, definisce «il più grave scontro interno al movimento» resistenziale italiano. Quella strage resta tra le più pesanti ombre che siano gravate sulla gloriosa epopea della Resistenza. E io fin dall’inizio del mio mandato dissi di non voler ignorare «zone d’ombra, eccessi e aberrazioni», che non possono oscurare il valore storico del movimento di liberazione dell’Italia dal nazifascismo, ma che vanno ricordate, non rimosse, per rendere giustizia e rispetto a vittime innocenti. E’ così che possono essere sanate le più dolorose ferite del passato; ed è per questo, è in questo spirito che sono oggi qui con voi.
L’iniziativa assunta nel 2008 dalla Camera dei Deputati per conferire al complesso delle Malghe di Porzus lo statuto di Monumento nazionale (attualmente – secondo le nuove norme del Codice dei Beni culturali – «sito di interesse storico-culturale») sancisce il superamento, nell’identità unitaria dell’Italia d’oggi, delle radici di quell’eccidio in cui precipitarono, in un torbido groviglio, feroci ideologismi di una parte, con calcoli e pretese di dominio di una potenza straniera a danno dell’Italia, in una zona martoriata come quella del confine orientale del nostro Paese.
Le ragioni, quelle palesi e quelle occulte, per le quali dei partigiani garibaldini, membri di una formazione legata al Partito Comunista Italiano, uccisero altri partigiani, della formazione Osoppo, ci appaiono oggi incomprensibili, tanto sono lontane l’asprezza e la ferocia degli scontri di quegli anni e la durezza di visioni ideologiche totalitarie. Non fu certo questo – occorre ribadirlo con forza – il carattere fondamentale della Resistenza italiana, che seppe mantenere uno spirito unitario e condusse con comune impegno la lotta contro il nazismo e il fascismo repubblichino.
Di tale realtà, subito dopo il voto che ne fu espressione e che sancì la nascita della Repubblica, la nostra Costituzione rimane la più alta espressione, profondamente radicata nella storia della nostra Patria: guida sicura nell’operato di chi ha il compito e l’onore di esprimere l’identità della Nazione.
Possiamo anche affermare, con una convinzione, profonda, figlia di scelte a lungo maturate, consacrate da atti solenni dei governi, che il ricordo di quella orrenda tragedia non divide più il nostro popolo da quelli a noi vicini, oggi partecipi di quella grande costruzione istituzionale che ha dato vita a una Europa di pace, per la prima volta unita, nella sua lunga storia.
Consentitemi di invitare tutti voi a un momento di silenzio, di riflessione sul passato, e di raccoglimento : nel ricordo di coloro che persero la vita nella tragedia che in questi luoghi si compì.
(fonte www.quirinale.it 30 maggio 2012)
Il Presidente Giorgio Napolitano con a fianco il Sindaco di Faedis Cristiano Shaurli scopre una targa commemorativa degli eventi di Porzûs (foto Presidenza della Repubblica)