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31 dic – Come Marco Polo sulla Via della Seta

Si metteranno in viaggio con l’arrivo dell’estate per solcare le antiche vie carovaniere su cui mercanti, nomadi e briganti arrancavano secoli fa, dediti alle più disparate occupazioni. Ripercorreranno la Via della Seta, come fece il veneziano Marco Polo nel 1271, per incontrare popoli e studiarne genetica, sogni, tradizioni, abitudini alimentari. Ma anche per congiungere idealmente Cina e Italia, i due Paesi che ospiteranno le prossime esposizioni universali: nel 2010 l’expo “Better City, Better Life” organizzata a Shanghai dal 1 maggio al 31 ottobre, e nel 2015 “Feeding the World: Energy for life” prevista a Milano.

Partiranno da Trieste alla volta di Sebenico, Curzola e Atene, per fare tappa a Istanbul e da lì proseguire – come indica la mappa qui accanto – per Bitumi (Georgia), dopo aver toccato luoghi che profumano di spezie, colorati come i loro tappeti: Yerevan (Armenia), Dushanbe (Tajikistan), Samarcanda (Uzbekistan). In totale 22 tappe, fino a Xian (Cina).

A differenza di Marco Polo, che seguì il padre Nicolò e lo zio Matteo per scopi commerciali, la spedizione del 2010 avrà però tutt’altro genere di obiettivi: una decina di scienziati, forse più, studieranno aspetti legati alla genetica delle popolazioni e del gusto, indagheranno i cambiamenti etno-climatologici, cioè le modificazioni che i mutamenti climatici hanno prodotto sulle popolazioni, si occuperanno di salute materno-infantile e psicologia, senza dimenticare le tradizioni alimentari.

«La spedizione dovrebbe iniziare con l’inaugurazione dell’Expo di Shanghai, ma la data precisa non è stata ancora fissata» spiega Enrico Balli, amministratore delegato di Sissa Medialab, laboratorio di informazione scientifica e tecnologie informatiche che ha ideato la spedizione «e molti dettagli dipenderanno dall’ammontare finale dei finanziamenti che saremo riusciti a raccogliere. Finora hanno aderito al progetto quattro sponsor: Regione Friuli Venezia Giulia, Burlo Garofolo, Area Science Park e Sissa Medialab, ma speriamo di riuscire a interessare altri Enti scientifici e non. Ulteriori fondi ci permetteranno di aderire più strettamente al progetto iniziale che, nelle nostre intenzioni, è piuttosto articolato».

Appoggiandosi a pullman, mezzi locali e, se servisse, anche a camion per il trasporto merci, gli studiosi seguiranno l’itinerario stabilito facendo tappa nelle capitali, anche per ottimizzare costi e tempi di spostamento, e da lì effettueranno brevi escursioni per entrare in contatto con popolazioni selezionate che vivono ancora in condizioni di parziale o totale isolamento rispetto ai comuni mezzi di comunicazione. «Ci serviremo ovviamente di guide locali per comunicare con i nostri ospiti – sottolinea Balli, – anche perché le lingue con cui verremo in contatto sono tante e molti problemi logistici e pratici non sarebbero risolvibili solo con buona volontà e gestualità».

Popolazioni isolate da un contesto comunicativo più ampio – globale, come si direbbe oggi – sono anche, per forza di cose, popolazioni isolate geneticamente e dunque interessantissime dal punto di vista scientifico.

«Si tratta di comunità preziose per le informazioni che possono fornire» conferma Paolo Gasparini, del Dipartimento di Scienze della riproduzione e dello sviluppo dell’Università di Trieste e direttore della Genetica dell’Irccs pediatrico Burlo Garofolo. «Idealmente – spiega – vorremmo raccogliere 50-100 campioni di Dna da ognuna delle etnie che visiteremo. La raccolta avverrà in modo non invasivo e non pericoloso, e i campioni verranno inviati in Italia dove il Dna sarà analizzato con tecnologie a elevata processività. Il confronto fra i diversi genomi ci consentirà di tracciare una mappa delle similitudini e differenze tra i popoli, aumentando le nostre conoscenze sulla loro origine».

Le comunità scelte per lo studio sono state individuate da Terra Madre per le loro peculiarità alimentari: apicoltori e viticoltori dell’Imereti, produttori di tè dell’Abkhazia, coltivatori di grano di Langar, allevatori e casari del Karakalpakstan. La rete di Terra Madre, un progetto di Slow Food concepito per preservare l’unicità produttiva dei piccoli produttori, contadini, pescatori e allevatori, è nata con l’obiettivo di incoraggiare e promuovere la tradizione alimentare, contro la dilagante uniformità che caratterizza invece i Paesi industrializzati. I rappresentanti di Terra Madre proporranno alle comunità visitate amche dei percorsi di educazione alla sensorialità, semplici esercitazioni per allenare gusto, vista, olfatto, tatto e udito, ed elaborare un vocabolario condiviso.

«Il tema del gusto è molto interessante per le recenti acquisizioni della genetica in questo settore – sottolinea Gasparini. – Sappiamo che il gusto è ciò che influenza maggiormente un popolo nella scelta dei cibi, e che le diverse preferenze sono codificate su base genetica. Nel nostro viaggio intendiamo studiare la percezione gustativa delle varie popolazioni alla luce del loro assetto genetico e delle tradizioni enogastronomiche locali». L’archivio che verrà così allestito costituirà una fonte preziosissima di informazioni sulla via che i geni del gusto hanno intrapreso centinaia di anni orsono.

Non mancheranno gli studi volti a fare il punto sullo stato della salute materno-infantile dei Paesi attraversati, molti dei quali hanno condiviso il modello economico e sociale della vecchia Unione Sovietica. Referenti per questa parte di progetto saranno Giorgio Tamburlini, presidente del Centro per la Salute del Bambino e già direttore scientifico del Burlo Garofolo; Alberta Bacci dell’Oms, responsabile del programma Making Pregnancy Safer; e Ilkhom Gafurov, medico chirurgo di origine uzbeka, direttore dei corsi della Scuola europea di Salute materna, neonatale, infantile e dell’adolescente presso il Burlo Garofolo.

«Tutte le tappe del viaggio saranno filmate, fotografate e raccontate sulla carta – precisa Enrico Balli. – Se ne occuperanno Simona Cerrato di Sissa Medialab e Paola Catalano divulgatrice scientifica e collaboratrice di Rai Educational. Sarà il modo migliore per condividere con non ci ha accompagnati questa grande esperienza di vita».

di Cristina Serra su Il Piccolo del 31 dicembre 2009

 

 

 

(il viaggio di Marco Polo)

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