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31 gen – 108 anni per l’esule nonno Sgroi

«La mia vita è stata un'odissea». Non è una frase fatta per chi ieri ha soffiato su 108 candeline, guadagnando il primato di uomo tra i più arzilli del Veneto. Salvatore Sgroi, detto «Turi», classe 1902, ex direttore delle Poste di Preganziol (Treviso) e prima ancora esule a Fiume, scherza sulla sua età da Guinness: «San Pietro, che sfoglia il libro della vita, ha saltato la mia pagina».

Ancora lucidissimo, con la risposta sempre pronta, preciso nei racconti, con una salute di ferro (un mese fa ha sconfitto la polmonite dopo aver rifiutato il ricovero in ospedale). Nonno «Turi» è un personaggio che affascina. La sua vita come un'odissea è un patrimonio di racconti. Per una coincidenza il compleanno del vecchietto di Preganziol cade proprio nel Giorno della Memoria. E Sgroi, che gli anni della guerra li ha vissuti da protagonista, apre il libro dei ricordi. Nato a Passopisciarro, alle pendici dell'Etna, «Turi» ha lavorato prima come postino supplente, poi come telegrafista. Viene inviato a Salerno, Foggia, Taranto, Palmanova, San Martino del Carso, poi in Friuli, quindi a Fontana del Conte, in provincia di Fiume, sempre alle dipendenze delle Poste. Qui conosce la futura moglie, Anna, maestra d'asilo. «Lo zio di Anna, con cui lei viveva, non voleva che ci sposassimo. Un siciliano come me, diceva, non è affidabile — racconta «Turi» — mia moglie ha avuto fiducia in me: ci siamo sposati nel 1930 a Udine, come due orfanelli. Per testimone abbiamo preso un fedele che era in chiesa». I ricordi di Sgroi si fanno particolarmente vividi quando, scavando nel passato, si torna alla guerra. «Ho visto famiglie innocenti finire nelle foibe. E io assistevo impotente: dovevo pensare a salvarmi — aggiunge — per aiutare gli slavi internati a Gonars, inviavo loro pacchi di pane biscottato sotto falso nome». Passa la guerra e nel 1950, il primo maggio — come Sgroi tiene a precisare — l'uomo arriva nella Marca. «Mi avevano suggerito che Preganziol fosse un buon posto. Ma quando sono arrivato non mi volevano dare né da mangiare, né da bere», aggiunge. Sgroi resta direttore dell'ufficio postale fino al 1967. Quando si ritira in pensione, si mette a lavorare per le Acli, lui che era stato pioniere della Cisl-Poste. Oggi «Turi» vive in via Schiavonia, nella casa che ha costruito assieme alla moglie, morta 33 anni fa. Al suo fianco, angeli inseparabili, il figlio Sergio e la nuora Maria Luisa. «Ce l'ho fatta fino a 108. Adesso vedremo» dice. Auguri, nonno,

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