4 novembre, Festa dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate.
Unità nazionale conseguita il 4 novembre 1918 alla fine della Prima guerra mondiale, allorchè entrò in vigore l’armistizio firmato il giorno prima a Villa Giusti presso Padova dai plenipotenziari dell’Impero austro-ungarico. Era passato un anno da Caporetto: il Regio Esercito si era compattato sulla linea del Piave ed arroccato sul Monte Grappa, seguendo un’intuizione del Generalissimo Luigi Cadorna; la decisione di Re Vittorio Emanuele III di Savoia alla conferenza di Peschiera di non arretrare ulteriormente era stata premiata dalla vittoria; i “ragazzi del ‘99” assieme ai reduci del Carso e sotto la guida del nuovo comandante Armando Diaz vinsero le battaglie di arresto lungo la nuova linea difensiva e compirono l’offensiva decisiva culminata con il successo di Vittorio Veneto.
Festa delle Forze Armate, quindi, che ottennero una vittoria che accelerò l’implosione dell’Impero asburgico e compattò italiani di tutte le provenienze geografiche (compresi volontari irredenti nonchè emigranti e figli di emigrati rimpatriati volontariamente) e di ogni estrazione sociale, portando avanti quel processo di nazionalizzazione delle masse che fino allora non era riuscito del tutto a sanare i lasciti degli assetti statuali dell’Italia preunitaria.
Aspetti importanti ma che non devono far dimenticare che quel conflitto, costato all’Italia un enorme sacrificio in termini economici, materiali e di vite umane significò, dopo ulteriori lunghe e complesse vicende diplomatiche culminate con la spedizione di d’Annunzio a Fiume, la riunificazione degli italiani dell’Adriatico orientale con la Patria. Una riunificazione per la quale caddero sul campo di battaglia centinaia di giuliani, fiumani e dalmati esfiltrati in Italia allo scoppio delle ostilità nell’estate del 1914 . Italia unita nel nome di Nazario Sauro, Cesare Battisti, Damiano Chiesa e Fabio Filzi, sudditi dell’Austria che indossarono la divisa italiana, furono fatti prigionieri, riconosciuti e quindi impiccati in quanto considerati traditori della duplice monarchia. L’Imperatore Francesco Giuseppe iniziò il suo governo impiccando i patrioti risorgimentali e la concluse impiccando i volontari irredenti, passando per l’impiccagione di Guglielmo Oberdan. Il suo erede Carlo avviò un tardivo processo di federalizzazione dell’obsoleta compagine imperiale e comunque, per quel che ci riguarda, lo fece tenendo sempre in considerazione le rivendicazioni slovene e croate a discapito di quelle della comunità italiana autoctona, per la quale era stato invece riservato il duro trattamento dei campi di internamento allestiti nelle province più interne dell’Impero.
Trento e Trieste, Pola e Zara, poi anche Fiume: unite nell’Italia, Italia unita anche con loro. Un’unità politica di breve durata causa le catastrofiche conseguenze della Seconda guerra mondiale, ma lingua, cultura, tradizioni e monumenti che attestano la presenza di una comunità italiana radicata in Istria, Carnaro e Dalmazia sono ancora presenti: tutelarli e diffonderne la conoscenza e la storia rappresenta oggi la forma di coesione della nostra comunità nazionale nella cornice europea.
Lorenzo Salimbeni