La Legge 61 del 15 aprile 2005 ha istituito il Giorno della Libertà il 9 novembre «quale ricorrenza dell’abbattimento del muro di Berlino, evento simbolo per la liberazione di Paesi oppressi e auspicio di democrazia per le popolazioni tuttora soggette al totalitarismo». Il 9 novembre 1989, infatti, segnò l’inizio della fine non solo per la Repubblica Democratica Tedesca, ma anche per l’Unione Sovietica e per tutte le dittature di matrice comunista dell’Europa orientale. Compresa la Jugoslavia, in cui i sintomi della crisi avevano cominciato a manifestarsi già dopo la morte nel 1980 del suo padre e padrone Tito.
L’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia intende celebrare tale ricorrenza anche perché con la propria storia, con le testimonianze che ha raccolto e con i contributi scientifici e divulgativi che continua a realizzare ricorda a tutto il Paese un fatto semplice a spiegarsi, però storicamente importantissimo. Ed è questo: l’Italia non ha subito solo il regime fascista e l’occupazione nazista, ma ha patito pure, anche se per un minore numero di anni e su una parte soltanto del territorio nazionale, un totalitarismo di segno opposto. La Jugoslavia comunista a Trieste e Gorizia nei terribili Quaranta giorni della primavera 1945, a Fiume, a Zara ed in Istria dal termine delle ostilità fino al 10 febbraio 1947 (giorno in cui il Trattato di Pace pose fine alla sovranità italiana su queste province) ha agito con tutti i caratteri canonici descritti da Hannah Arendt nella sua analisi del totalitarismo.
In occasione dello scorso 25 aprile abbiamo ricordato ancora una volta che due sono le date della Liberazione: il 25 aprile, appunto, con la sconfitta del nazifascismo ed il 12 giugno per Trieste e parte della Venezia Giulia con l’amministrazione militare angloamericana che prese il posto della violenta occupazione jugoslava che aveva attuato la seconda ondata di stragi delle foibe.
Si corre il rischio di fornire una narrazione distorta della storia italiana ed europea quando si esalta (e guai se così non fosse) il 25 aprile, ma poi si ignora il 12 giugno e si tacciono il 23 agosto, Giornata europea delle vittime di tutti i totalitarismi, e il 9 novembre, Giorno della libertà, prescritto da una legge dello Stato.
Promulgando tale legge, lo Stato ha fatto quanto di sua competenza: sta ora alle articolazioni istituzionali periferiche, alla società e innanzitutto al mondo della Scuola realizzare eventi ovvero momenti di approfondimento per gli studenti «che illustrino il valore della democrazia e della libertà evidenziando obiettivamente gli effetti nefasti dei totalitarismi passati e presenti»: tutti quanti.
Renzo Codarin
Presidente Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia