di Guido Barella
Tito è tornato. Ieri mattina era nuovamente, chiaramente leggibile la scritta «Nas Tito» sul dorso del Sabotino. Giù, in città, a Nova Gorica, stavano giungendo da ogni angolo della Slovenia i reduci della Guerra di Liberazione, uomini e donne accompagnati dai figli e dai nipoti, tutti uniti nel nome della jugonostalgia, per celebrare i sessant'anni dal trattato di pace, data che i partigiani solennizzano come quella della riunificazione della Primorska (la regione del litorale) alla madrepatria. E così, qualcuno, nottetempo, è salito sul Sabotino e ha ricomposto l'antica scritta, quel «Nas Tito» nato come omaggio al Maresciallo in occasione di una sua visita a Nova Gorica per partecipare a un congresso della gioventù socialista e poi travolto dagli eventi di questi ultimi sedici anni: da «Nas Tito» all'irriverente «Nas Fido» a «Slo» in una sorta di guerra combattuta spostando i grossi sassi bianchi con i quali era composta la scritta. Poi, negli ultimi anni l'oblio, anche perchè parte del terreno era stata venduta
e chi l'aveva comprata – deciso a rompere ogni legame con un passato invero ingombrante – aveva distrutto ogni traccia di quella scritta.
Ieri, la ricomparsa. Non più con i sassi, ma, dice chi è salito lassù, tirando grandi lenzuoli di nylon bianchi. In molti avranno sorriso. La gran parte amaramente. Altri, forse, divertiti. Quelle migliaia in piazza a Nova Gorica, invece, orgogliosi. Intanto, però, c'era anche chi prendeva carta e penna e stilava una denuncia: già, perchè quel fazzoletto sul Sabotino è un terreno privato che tanto di cartello che vieta il calpestìo. Figurarsi il mettersi a scrivere messaggi con i teli di nylon. Violazione di proprietà privata. Affare, adesso, anche per poliziotti, avvocati e, chissà, forse un giorno giudici.
Problema lontano, comunque, per quanti hanno invaso il centro di Nova Gorica ieri mattina. «Na svoji zemlji», «sulla propria terra» lo slogan della giornata, riprodotto su magliette e cappellini in vendita agli stand piazzati lungo la via principale della città ma anche sui manifesti che si facevano largo tra quelli, giganteschi, con il sorriso di Vanessa Incontrada testimonial della Hit e dei suoi casinò. Discorsi (anche del sindaco Brulc, che in precedenza aveva solennizzato in Municipio anche il compleanno della città, presente tra gli ospiti anche il primo cittadino goriziano Ettore Romoli), cori, la banda, brani recitati. Il tutto, con sullo sfondo il «muro» delle bandiere delle associazioni partigiane provenienti da ogni angolo della Slovenia. Una manifestazione imponente, anche se questa non era «la» manifestazione: quella ufficiale, infatti, sarà organizzata nei prossimi giorni dal Governo in una località della Slovenia centrale. Ma le associazioni partigiane tenevano soprattutto a questa di Nova Gorica. Con tanto di «Nas Tito» a occhieggiare nuovamente dal Sabotino.
LA JUGONOSTALGIA
Sessantadue anni dalla fine della guerra, sedici anni dalla nascita della Slovenia. Ma a Nova Gorica per una mattina, la mattina di ieri, va in scena la festa della jugonostalgia. I partigiani arrivano con le loro bandiere da ogni angolo del Paese, ma non sono soli. Anche tante, tantissime persone che
la guerra non l'hanno vissuta e altri ancor più giovani, nati sì quando il loro Paese era la Jugoslavia ma andati a scuola, cresciuti, diventati uomini da cittadini sloveni.
Eppure tra i tanti banchetti aperti ieri mattina in centro a Nova Gorica, ha fatto gli affari maggiori quello che vedeva i simboli, le icone, della Jugoslavia che non c'è più. Busti di Josip Broz Tito alti una ventina di centimetri a 40 euro, bustine in panno dell'esercito federale jugoslavo, quelle con la stella rossa, a 12 euro, medagliette metalliche (gli americani le chiamano pins) a 5 euro. Le bustine in tela verde dell'esercito russo, stella rossa con al centro la falce e martello, invece a 15 euro. In vendita, poi, anche i vecchi dinari, sempre con la faccia di Tito sopra. E c'era la coda, per osservare e ricordare, ma anche per comprare.