di MADDALENA REBECCA
Il naufragio del ”Marinariello”, l’imbarcazione di 40 piedi affondata domenica scorsa durante la regata Trieste – San Giovanni in Pelago organizzata dallo Yacht club Adriaco, diventa un caso internazionale. Per far luce sull’episodio, e accertare eventuali responsabilità, si è mosso infatti il Consolato generale d’Italia a Fiume, a cui spetta tecnicamente la titolarità dell’inchiesta sull’incidente accaduto a due miglia e mezzo da Punta Salvore, quindi in acque croate.
In queste ore il console generale Fulvio Rustico e i funzionari di palazzo Adria stanno predisponendo un dossier che verrà poi inviato a Roma al ministero degli Esteri. «Stiamo raccogliendo gli elementi necessari a stilare un rapporto dettagliato sulla dinamica dell’incidente – conferma Rustico -. Incidente che, non va dimenticato, rischiava seriamente di finire in tragedia. Al momento del naufragio, il mare era forza 4, le raffiche di vento sfioravano i 60 km all’ora e le onde raggiungevano il metro e mezzo di altezza. Condizioni proibitive, quindi, specie se si pensa che dell’equipaggio facevano parte anche una persona con seri problema cardiaci e una donna che non sa nuotare. Se i nostri connazionali sono vivi – continua il console generale, che ha ricevuto le prime informazioni sull’episodio proprio dalle autorità croate – , lo dobbiamo solo al gesto eroico compiuto da Danilo Latin, il pescatore di Salvore accorso in loro aiuto. Si è comportato in maniera davvero straordinaria. Ho già avuto modo di ringraziarlo telefonicamente, ma intendo farlo anche di persona, probabilmente a giorni durante un incontro a Umago, città in cui Latin è anche consigliere comunale».
Nessun accenno, invece, alle presunte responsabilità dell’equipaggio della ”Wops”, l’imbarcazione di Bruno Spanghero che non avrebbe prestato soccorso ai nove naufraghi del ”Marinariello”. «Su quest’aspetto al momento non posso dire nulla – conclude il console generale Rustico -. Ribadisco soltanto che stiamo lavorando per predisporre al più presto una relazione dettagliata da inviare alla Farnesina, che a sua volta poi la trasmetterà alle autorità italiane. Abbiamo già contattato alcuni dei velisti a bordo dell’imbarcazione che si è rovesciata. E tutti confermano la versione fornita dal pescatore istriano».
Sulla condotta dei velisti della Wops, ma anche su possibili responsabilità da parte dell’Adriaco stanno cercando di fare chiarezza invece gli accertamenti della Capitaneria di porto di Trieste. «Attualmente ci stiamo muovendo su tre fronti – precisano dalla Guardia costiera -. Intendiamo prima di tutto capire cosa sia successo da un punto di vista tecnico all’imbarcazione danneggiata e stabilire se ci sia stata effettivamente omissione di soccorso da parte dell’altra barca a vela. Ma puntiamo anche a chiarire il ruolo degli organizzatori della regata di domenica scorsa. Che quel giorno le condizioni meteo non sarebbero state delle più favorevoli, infatti, si sapeva già da tempo. Va chiarito quindi perchè, nonostante il quadro poco favorevole, non si sia scelto di rinviare la competizione. Tutte queste verifiche comunque – concludono dalla Guardia costiera – non confliggono con il lavoro avviato dalle autorità consolari in Croazia. Visto il luogo del naufragio infatti – conclude la Capitaneria -, la competenza dell’indagine spetta tecnicamente a loro».