ANVGD_cover-post-no-img

Trieste: guerra di Targhe (Il Piccolo 25 set)

LETTERE 

Ero sinceramente convinto che quella programmata il 20 settembre 2010 in campo S. Giacomo per ricordare la decina di operai morti durante l’insurrezione del settembre 1920 fosse una cerimonia ufficiale con tanto di scoprimento di una targa marmorea sul muro della chiesa.

Invece era una delle iniziative di Claudio Cossu che di fronte a una decina di persone ha deposto sul sagrato due pezzi di carta e un mazzo di fiori. Una cosa puramente simbolica. Sui manifestini c’era scritto: «Agli operai di S. Giacomo italiani e sloveni caduti nel settembre 1920 per la libertà e l’uguaglianza sociale – I compagni di Trieste – settembre 2010». Tutto molto giusto, ma non ho potuto fare a meno di notare l’indifferenza generale della gente. Bambini che giocavano, mamme con la carrozzella, passanti che si facevano gli affari loro. Nessuno ci ha degnato di uno sguardo.

Forse se la cerimonia per il novantennale di quei fatti luttuosi fosse stata organizzata dalla Provincia e dal Comune di Trieste, magari su sollecitazione delle organizzazioni sindacali a cominciare dalla Cgil e dall’Istituto Livio Saranz (come sarebbe stato doveroso), le cose sarebbero potuto essere diverse, ma in queste condizioni non ho potuto fare a meno di fare un parallelo con un’altra iniziativa analoga avvenuta qualche settimana fa in piazza Goldoni. In quella occasione alla base del famigerato Obelisco (porta cd) fu apposta a cura dell’Unione degli Istriani un’altra targa simbolica per ricordare «Le vittime di tutti i totalitarismi».

Comunque la targa fu rimossa sollecitamente dal signor Sandi Volk dell’Associazione Promemoria che provvide a restituirla al mittente. La cosa generò le solite polemiche sulla pagina «Segnalazioni». Magari a San Giacomo il 20 settembre c’erano degli esuli istriani nascosti dietro all’angolo che aspettavano che se ne andassero via tutti per arraffare quei pezzi di carta e buttarli nelle immondizie. Una vera e propria «guerra delle targhe». Tutto questo mi sembra molto squallido. In realtà la gente se ne frega, e a queste cose proprio non ci pensa. Se la cultura identitaria e la tutela della memoria storica non interessano più le organizzazioni sindacali, i partiti politici e le istituzioni pubbliche, perché dovrebbero occuparsene i cittadini che hanno ben altri problemi?

Gianni Ursini

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.