di Milan Racovac
Lo scorso sabato ho dedicato questo spazio a Gianfranco Fini e oggi torno sull’argomento perché mi hanno fatto notare che la volta scorsa mi sono concesso alcune “licenze poetiche”, mentre da uno scrittore, giornalista e antifascista Istriano ci si aspetta una posizione più chiara. Fini ci ha inviato tre messaggi importanti (accolti in maniera tiepida dall’opinione pubblica croata) che si sono imbattuti in un silenzio stampa pressoché generale. A commentare con un paio di proposizioni sagge l’evento siamo stati soltanto Inoslav Bešker per l’HTV e io per la Voce dell’Europa libera. E a voler essere sinceri soltanto La Voce e il Glas Istre hanno riservato a Fini la giusta attenzione.
Perché la Croazia ha fatto passare sotto silenzio, negandole importanza, la visita di Fini? Perché ha detto che l’Italia sostiene appieno la Croazia, il cui ingresso nell’UE sarebbe dovuto avvenire già da tempo? Perché ha espresso soddisfazione per gli importanti passi avanti compiuti, nei negoziati riferiti all’ostico Capitolo 23, con la sentenza che sancisce parità di trattamento in fatto di denazionalizzazione e con il riconoscimento del diritto al voto aggiuntivo agli appartenenti alle minoranze nazionali? O forse perché l’atteggiamento di Fini è strano per un politico della maggioranza – le sue prese di posizione spesso si pongono all’opposizione?
Certo, sarebbe stato bello se Fini avesse affrontato le questioni storiche che attengono all’Adriatico, ma questo non è quanto ci si possa aspettare da un leader politico che ha guidato la trasformazione di un partito di estrema destra in un moderno partito conservatore.
È semplicemente questo il fatto che dobbiamo comprendere anche noi che pensiamo in modo diverso. Dobbiamo farlo innanzitutto in considerazione dell’aperto sostegno di Fini al percorso europeo della Croazia e di tutti gli altri Paesi dell’area, ma anche per il ruolo che Gianfranco Fini ricopre, con molto coraggio, savoir faire politico e soprattutto con moralità, in Italia, ma anche in tutta l’Europa occidentale. Pertanto la sua visita in Croazia meritava uno spazio mediatico di gran lunga maggiore rispetto a quello che le è stato riservato.
Dicevo, Fini rappresenta un precedente anche a livello europeo. Oserei dire che ad oggi Fini è l’unico politico che può vantare un ruolo di primo piano che si è posizionato contro una tendenza dilagante. È entrato in un rischioso conflitto con Berlusconi – mettendo a repentaglio la propria carriera! –, per combattere il dilagante populismo menefreghista. E lo fa mentre la democrazia occidentale non sa come affrontare questo pericoloso virus che si sta diffondendo in modo endemico nei parlamenti europei.
È ovvio che l’Istria antifascista non adora Fini, ma devo indicare qui anche il fascismo nostrano che si cela malamente sotto le vesti della retorica patriottica e che non suscita alcuna reazione nei circoli del potere.
Il fascismo è nero e non ha alcuna colorazione nazionale. Non è ammissibile, pertanto, tollerare una sua espressione e stigmatizzarne un’altra soltanto perché di etnia diversa!
I media, dicevo, si sono limitati a registrare la visita di Fini. Punto e basta. Perché? Perché c’era il rischio di scatenare uno scontro mediatico tra due espressioni del fascismo, tra due nazionalismi. O perché Fini si è contrapposto in maniera forte e decisa a Berlusconi, e perché continua a combattere la sua battaglia anche mentre scrivo queste righe?
È palese che uno Stato deve tenere di conto di tutti questi elementi, ma i media dovevano ignorare le regole della cortesia da cerimoniale e trasformare la visita di Fini in un evento. Invece i media, croati e italiani, a parte La Voce e il Glas, devo ribadirlo, hanno voltato la testa dall’altra parte: una scelta inaccettabile e imperdonabile. Mi chiedo se ci sia di mezzo la solidarietà ita-cro tra i tycoon dei media?
Il titolo di questo testo si presta a varie interpretazioni. E chi desidera può leggervi una variante del famoso detto “Once black – always black”, ergo – “Once red always red”. Ma Gianfranco Fini evidentemente non rientra nella categoria dei camerati, si distingue per il suo chiaro e netto dissenso. Ecco il perché del titolo. E per questo Fini ha fatto un passo significativo giungendo in visita a Zagabria e a Pola, dove ha incontrato i nostri Italiani. Anche per questo a colui che fino a ieri è stato per me un avversario ideologico e che oggi è un partner vanno le mie congratulazioni.