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05 ott – Josipovic chiede riabilitazione vescovo di Arbe passandolo per croato

Forse più che il Vaticano, sono stati i croati in passato a gettare fango sulla sua immagine e le sue opere, discreditandolo al punto tale da stendere uno spesso telo sull’esistenza di questo genio a cavallo tra il XVI e il XVII secolo. Ora che l’Unesco ha proclamato il 2010 anno dedicato a Marco Antonio De Dominis (a 450 anni dalla nascita), l’opinione pubblica croata si è finalmente accorta di questo arbesano, insigne teologo, scienziato e vescovo, che per secoli è come se fosse stato cancellato, definito da una delle leggende della letteratura croata, August Senoa, una spia, un malfattore della Serenissima che agiva contro «i gloriosi uscocchi, degni esponenti del popolo croato».

Una colpa grave, quella di De Dominis, poiché gli uscocchi – nonostante la loro pirateria nell’ Adriatico – sono ancor oggi considerati degli eroi da queste parti. Ma qualcosa, grazie all’Unesco, è cambiato ed ad Arbe si è tenuto un convegno scientifico internazionale dedicato al più grande arbesano di tutti i tempi, nato nel 1560 sull’isola quarnerina da una nobile famiglia dalmata e morto in prigionia 64 anni dopo a Roma, confinato in Castel Sant’Angelo. Il convegno si è tenuto dall’ 1 al 3 ottobre, sotto il patrocinio del presidente della Repubblica di Croazia, Ivo Josipovic.

E’ stato proprio il capo dello Stato, da intellettuale di spessore qual è, a chiedere la riabilitazione di Marco Antonio De Dominis e lo ha fatto proprio nel capoluogo isolano, intervenendo all’assise. «De Dominis – ha detto Josipovic – è stato un personaggio di straordinaria importanza per la storia croata e per quella europea». Josipovic ha messo in risalto il ruolo precursore del genio isolano nel campo dell’ecumenismo, come pure il suo ardire nel mettere in discussione l’ordinamento ecclesiastico di quattro secoli fa. «De Dominis si adoperava per separare Chiesa e Stato – ha proseguito Josipovic – battendosi inoltre per l’unione del mondo cristiano. A quei tempi erano eresie, sacrilegi, mentre oggi possiamo dire che le idee dell’illustre arbesano sono state in gran parte realizzate». Il capo dello Stato ha rfilevato che proseguiranno le ricerche sulla vita e l’opera di De Dominis, al fine di ottenerne la riabilitazione. A tale scopo, nella parte terminale del convegno è stato concordato di inviare una missiva al Vaticano, chiedendo la riabilitazione di Marco Antonio De Dominis, giudicato colpevole (dopo la morte nel 1624) di eresia recidiva dall’Inquisizione.

(a.m. su Il Piccolo del 5 ottobre 2010 – biografia del vescovo dopo l'immagine)

 

 

 

 

Formazione ed episcopato 

Marco Antonio de Dominis Nacque da una nobile famiglia dalmata e viene educato dai Gesuiti, prima nel Collegio Illirico di Loreto e successivamente nel collegio presso l'Università di Padova. Taluni studiosi suppongono che abbia fatto parte della Compagnia di Gesù, ma i più ritengono che egli sia stato dissuaso da questa scelta dal cardinal Aldobrandini. Per alcuni anni insegnò a Verona, e fu professore di matematica a Padova e professore di retorica e filosofia a Brescia.

Nel 1596, grazie all'influenza dell'imperatore Rodolfo II, venne nominato vescovo di Segna, in Dalmazia; nell'agosto 1600 divenne vescovo di Modruš, sempre in Dalmazia; nel novembre del 1602 venne promosso alla sede arcivescovile di Spalato e divenne primate di Dalmazia e Croazia. In questo periodo sviluppò notevoli capacità di mediazione fra la Repubblica di Venezia, della quale faceva parte gran parte delle sue diocesi, imperatore e gerarchie del papato.

De Dominis avanzò proposte di riforma della Chiesa che presto lo portarono in conflitto con suoi vescovi suffraganei; si intensificarono anche le interferenze della corte papale sui suoi diritti di arcivescovo metropolita, anche in conseguenza della disputa tra papa Paolo V e la Repubblica di Venezia (1606-1607). In questa disputa de Dominis si schierò con Venezia e si avvicinò alle posizioni di fra Paolo Sarpi: questo lo pose in conflitto con il suo clero, rendendo insostenibile la sua posizione.

Questa è peraltro la situazione che egli descrisse nella sua apologia Consilium profectionis; in essa egli dichiara anche che questi conflitti l'avevano indotto ad approfondire la legge ecclesiastica, la storia della Chiesa e la teologia dogmatica. Questi studi, oltre a rafforzare il suo amore per gli ideali di una vera Chiesa cattolica, gli fecero capire quanto lontano da questi fosse il sistema papale. Questa situazione critica culminò con una sconfitta in un importante caso finanziario con la Curia Romana; egli si recò a Roma cercando invano di avere udienza da papa Paolo V e di conseguenza nel settembre del 1616 abbandonò il suo ufficio a favore di un parente e si ritirò a Venezia, dove scrive il suo Consilium profectionis.

Conversione all'anglicanesimo
Convocato a Roma dall'Inquisizione, de Dominis rifiutò e si preparò ad abbandonare la Chiesa cattolica per avvicinarsi alla dottrina anglicana; entrato in contatto con l'ambasciatore di Inghilterra a Venezia, Sir Henry Wotton, e ottenne l'assicurazione di venire accolto con favore in Inghilterra. Passando dalla Svizzera, da Heidelberg (dove pubblicò un violento attacco alla chiesa di Roma dal titolo Scogli del Cristiano naufragio, poi pubblicato in inglese) e da Rotterdam, giunse in Inghilterra nel dicembre 1616, dove venne accolto con grande favore dal re Giacomo I e dal clero anglicano, che lo ricevette nella Cattedrale di Saint Paul. Giacomo I lo fece risiedere presso l'arcivescovo di Canterbury, imponendo agli altri vescovi di pagargli una pensione e collocandolo nella gerarchia anglicana subito dopo gli arcivescovi di Canterbury e York. De Dominis prense parte come assistente alla consacrazione di George Montaigne a vescovo di Lincoln, il 14 dicembre 1617. Venne poi nominato "Master of the Savoy" nel 1618 e "Dean of Windsor" nel 1619 (o forse già lo era nel 1617); successivamente si presentò come residente in West Ilsley, Berkshire.

In questo periodo egli scrisse vari saggi e sermoni contro la Chiesa di Roma: Papatus Romanus uscì anonimo (Londra, 1617; Francoforte, 1618); Scogli del naufragio Christiano venne pubblicato a Londra probabilmente nel 1618 e tradotto in inglese, francese e tedesco.

Compose inoltre la sua opera maggiore, spesso ristampata, dal titolo De Republica Ecclesiastica contra Primatum Papae, nella quale espone la sua teoria della Chiesa, con un grande dispiegamento di erudizione sulla storia della organizzazione della Chiesa; la prima versione, dopo parziali revisioni dei teologi anglicani, venne pubblicata con il patronato del re nel 1617 (Vol. 1, 1617; vol. II, 1620, Londra; Vol. III, 1622, Hannover). Punto centrale dell'opera è l'insistenza sulle prerogative divine dell'episcopato cattolico contrapposte alle usurpazioni della monarchia papale; egli in sostanza auspicò una federazione di chiese nazionali e si pone come un precursore del giurisdizionalismo.

Nel 1619 de Dominis, da un manoscritto che si era portato da Venezia, pubblicò a Londra la Historia del Concilio Tridentino di Paolo Sarpi, scritta in italiano con una pagina di titolo anti-romana e accompagnata da una dedica a Giacomo I.

Ritorno a Roma 
I suoi difetti personali nel giro di pochi anni gli fecero perdere il favore di molti amici inglesi; inoltre il progetto del matrimonio del principe Carlo con una principessa spagnola gli fecero temere un indebolimento della sua posizione in Inghilterra. L'elezione al soglio pontificio, il 9 febbraio 1621, del suo amico Alessandro Ludovisi, papa Gregorio XV, gli fornirono un'occasione per avviare trattative, attraverso diplomatici cattolici a Londra, per un suo ritorno nella Chiesa di Roma.

Quando il 16 gennaio 1622 de Dominis annunciò la sua intenzione di trasferirsi a Roma, l'ira del re esplose e gli venne minacciata un'accusa di corrispondenza illegale. Alla fine gli venne consentito di partire, ma i suoi bagagli contenenti denaro gli vennero requisiti e gli vennero restituiti solo dopo una sua supplica al re.

Dall'Inghilterra si trasferì per sei mesi a Bruxelles, da dove iniziò una serie di attacchi alla Chiesa anglicana violenti quanto i suoi precedenti contro la Chiesa di Roma. A metà del 1622 giunse a Roma; qui fece pubblica ammenda delle sue eresie presentandosi in San Pietro con una corda al collo: il papa gli assegnò una pensione. Pubblicò quindi Sui Reditus ex Anglii Consilium (Parigi, 1623), opera nella quale ritratta tutto quanto aveva scritto nel Consilium Profectionis dichiarando di aver deliberatamente mentito in tutto quanto aveva detto contro Roma.

Il suo capovolgimento di opinioni scandalizzò l'Inghilterra, dove venne attaccato ferocemente; in particolare lo stesso anno della sua morte egli verrà sbeffeggiato ferocemente nell'opera teatrale satirica A game at chess di Thomas Middleton attraverso il personaggio del vescovo grasso.

Accadde però che l'8 luglio 1623 morì Gregorio XV, il papa amico. L'irritazione per la sospensione della pensione lo indusse ad esprimersi imprudentemente e nello stesso interregno l'Inquisizione riaprì il suo caso con l'accusa di eresia recidiva. L'istruttoria contro di lui proseguì dopo l'elezione di papa Urbano VIII ed egli venne confinato in Castel Sant'Angelo; qui morì di morte naturale l' 8 settembre 1624 prima della conclusione dell'istruttoria contro di lui.

La morte di de Dominis non fermò l'Inquisizione, che continuò l'istruttoria: il 20 dicembre dello stesso 1624, in Santa Maria sopra Minerva, alla presenza della sua bara, venne pronunciata la severa sentenza di condanna post mortem al rogo e alla damnatio memoriae. In sua esecuzione, il 21 dicembre il suo corpo venne tolto dalla bara, trascinato lungo le strade di Roma fino a Campo de' Fiori e qui bruciato pubblicamente con le sue opere.

(fonte Wikipedia)

 

 

 

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