BUIE – Claudio Ugussi, una delle menti più attive della Comunità nazionale italiana, è noto sia come pittore che scrittore. Ed è proprio con quest’ultima arte che ha partecipato al Concorso per sceneggiati radiofonici bandito da Radio Capodistria in collaborazione con l’Unione Italiana e la Casa editrice EDIT, ottenendo il terzo premio, a pari merito assieme a Rosanna Bubola e Claudio Grbec. Ugussi, poeta e artista nato a Pola, ma che oggi vive e crea a Buie, è stato premiato per il radiodramma “Dialogo con l’amica ritrovata”. È un racconto che, in poche pagine, argomenta e sintetizza da una parte le scelte e il pensiero di chi, nonostante le avversità della nuova componente, ha deciso di restare, e dall’altra parte i motivi di coloro che hanno dovuto o voluto scegliere la drammatica strada dell’esodo. Due componenti di uno stesso popolo, che in entrambi i casi si è portato dietro e continua a portare il tormento dell’esser sradicato.
Qual è il tema dell’opera con cui è stato premiato al Concorso bandito da Radio Capodistria in collaborazione con l’Unione Italiana e la Casa editrice EDIT?
“L’argomento è legato alla tragica realtà dell’esodo, che sono poi gli elementi ripresi dal mio romanzo del 1983, ‘La città divisa’, dove gli avvenimenti narrati avvengono a Pola, proprio mentre la stragrande maggioranza della popolazione decide di abbandonare la città. Scrissi questo romanzo autobiografico, che negli anni Ottanta venne premiato a ‘Istria Nobilissima’, e successivamente fu pubblicato dalla casa editrice Campanotto di Udine, riscuotendo un notevole successo, per esprimere tutto quello che avevo vissuto in quel funesto momento. In questo ‘Dialogo con l’amica ritrovata’ si indaga invece sulle conseguenze di quell’esodo e sullo stato emotivo dei due personaggi interlocutori, vale a dire Silvia ed Erio, la prima esule, il secondo un rimasto, che dopo tanti anni si ritrovano per un breve ma intenso incontro. Dai ricordi giovanili il discorso tra i due entrerà in una cornice giustificatoria, con una semplice domanda fatta da Silvia a Erio: ‘Ma tu perché sei rimasto?’”.
Da dove nasce il bisogno per questa sua duplice espressione, penso alla pittura e alla scrittura?
“Sia per la pittura sia per la narrativa il discorso va generalizzato per la grande maggioranza di coloro che si dedicano alla creatività. Di solito tutto nasce dal bisogno di esteriorizzare i sentimenti e gli stati d’animo latenti in ciascuno di noi. Per la pittura, in particolare, l’approccio al mondo esteriore, nel nostro caso al paesaggio istriano, serve da tramite. In pratica si forma un travaso dal mondo esteriore a quello interiore e viceversa, per cui l’artista riordina gli impulsi registrati e li ritrasmette, mettiamo sulla tela, ma anche tramite altri mezzi espressivi, secondo forme e colori a lui più congeniali. In questa operazione bisogna tener conto di tutte le esperienze del passato, cercando di trasmettere un proprio messaggio il più possibile originale.”
”Volendo restringere il campo e considerare i miei lavori figurativi, è abbastanza pronunciata la trasfigurazione dell’ambiente dell’Alto Buiese, dove è più evidente lo stato d’abbandono della terra e delle case. Sulla tela questo abbandono è ben presente sia per il colore e i chiaroscuri fortemente simbolici, sia per le forme e i contorni di tutto il paesaggio. Per l’espressione letteraria il procedimento può essere il medesimo, solo che in questo caso il mondo esteriore non è solamente quello fisico, ma è rappresentato anche dagli avvenimenti storico-sociali che si sono svolti in un determinato territorio in un particolare momento, di solito quello che più è rimasto impresso nella memoria dello scrivente. Nasce così il bisogno di fissare quegli avvenimenti e trasmetterli secondo le proprie considerazioni ed emozioni”.
Che cosa risponderebbe a un esule se le chiedesse un consiglio, ossia se ritornare o no nella propria terra natia?
“È sempre auspicabile che avvenga una qualche forma di ritorno. Ultimamente ciò capita più di frequente, e ho ritrovato certi amici dell’infanzia che frequentavano con me le scuole elementari e che ora vengono sempre più spesso in Istria, anche con l’intenzione di stabilirsi da noi. Qualcuno ha scritto e sta scrivendo delle opere di narrativa sugli argomenti legati alla nostra storia”.
Mentre a un figlio di rimasti che le comunica il suo desiderio di andarsene?
“Per i giovani che vorrebbero andarsene ormai l’Unione Europea diventa la grande Patria di tutti noi e ciascuno può fare le sue scelte. Ma credo che prima o dopo tutti abbiano il desiderio di ritornare nel luogo delle origini. Il sentirsi del tutto sradicati crea inevitabilmente un malessere interiore”.
Su che cosa sta lavorando ora?
“Sto preparando una retrospettiva per i 50 anni della mia pittura, che credo verrà inaugurata a Pola. Per il futuro preferisco non fare progetti in particolare. Tutto può dipendere dagli stati d’animo e dall’estro e dalla volontà di fare”.
Gianfranco Miksa