dall’inviato GIULIO GARAU
CAPODISTRIA Dieci mesi per fare lo stadio, «sei solo per i permessi, abbiamo perso molto tempo» confessa il sindaco di Capodistria, Boris Popovic, e poi altri quattro correndo, per finire tutto in tempo. Costo finale quasi 9 milioni di euro. Chissà se ieri sera mescolati tra la folla c’erano anche gli ospiti di Trieste invitati da Popovic all’inaugurazione: il vicesindaco Paris Lippi, il sottosegretario Roberto Menia o l’ex presidente della Provincia Fabio Scoccimarro attualmente a capo di Esatto.
Se c’erano hanno sicuramente visto questo piccolo gioiello festeggiato da tutta Capodistria. E c’era davvero tutta la città. Lo stadio ne contiene 4200, ma c’erano oltre 5 mila persone dentro e all’esterno altrettante. Una festa grandiosa e Capodistria ha fatto le cose seriamente, in grande, organizzando l’evento come se fosse lo stadio Camp Nou di Barcellona. Inizio alle 19 puntuali, ma la gente era in fila già un’ora prima. Giovani, famiglie con le carrozzine, anziani. Alle 19 era stracolmo tanto da costringere la sicurezza ad aprire gli spazi della Tribuna Vip mentre fuori restava un mare di folla.
Dentro uno stadio scintillante, erba sintetica ai bordi, al centro quella vera. Design modernissimo, nuova illuminazione e due tribune coperte da un tetto di vetro. Ci sono anche i tornelli come in Italia, ma mancano le reti di protezione che rendono l’atmosfera aggressiva. E rispetto a Trieste, che ha uno stadio da serie A, a Capodistria sono riusciti a mettere uno schermo gigante che funziona.
Ieri lo schermo raccontava con le immagini il miracolo della ristrutturazione. Grande la festa, eccezionale l’atmosfera. Bisognava essere là per toccare con mano. La gente che risponde al presentatore che dà il via alla festa con hurrà di d’esultanza, una ”ola” gigantesca che coinvolge tutti e fa il giro dello stadio più volte.
Non si respira aria annoiata, stantia o di disincanto, c’è un’aria giovane, di festa. Quando entra Popovic l’applauso è enorme, uno scroscio, come fosse un divo del calcio. E poi tocca ai ballerini, alle squadre del Football Koper. Hanno fatto tutto sul serio a Capodistria, a cominciare dalla sicurezza. Anche qui e in Slovenia c’è la crisi e ci sono problemi, ma l’atmosfera è diversa: si sente e si vede qualcosa di nuovo, la fiducia nelle facce della gente. Sono davvero avanti, si sente parlare già il linguaggio globale della competizione. Trieste sembra distante anni luce.
«Capodistria è la città del futuro, siamo fieri e ringraziamo chi ha contribuito al risveglio» dice lo speaker annunciando il sindaco Popovic accolto da un’altra ovazione. A fine serata non si contavano più. «È verissimo – commenta seduto in tribuna, tra la gente, mentre ammira il figlio di 7 anni che si esibisce in campo giocando a calcio per festeggiare lo stadio – Capodistria si è risvegliata totalmente. Trieste invece ancora dorme ed è sempre più addormentata mentre noi siamo sempre più svegli. Anche noi eravamo così 8 anni fa. Non c’era energia, non vedevamo il futuro. Poi è cambiato tutto». Da quando? «Da quando sono sindaco io» sbotta Popovic con una risata mentre a centinaia lo salutano e lo festeggiano. «Avevamo bisogno di uno stadio nuovo, abbiamo fatto anche il campo di atletica dove si potrà pure giocare o fare gli allenamenti di calcio. E puntiamo anche al turismo sportivo, verrà realizzato un albergo qui a fianco. Ne abbiamo bisogno, mancano alberghi decenti a Capodistria e anche questo stadio l’abbiamo pensato con colori neutri per ospitare tutte le squadre che vorranno provarlo. Pure le nazionali».