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La Padania – 220907 – Istriano risarcito. “Voglio la cittadinanza croata”

«Ho già richiesto la cittadinanza croata: mi vergogno profondamente di essere italiano. Sulla mia piccola barca non voglio più issare il Tricolore». Si dice «indignato» l’avvocato Francesco Mongiu nel restituire al presidente del Consiglio Romano Prodi l’attestato della qualifica di profugo istriano rilasciato dalla Prefettura di Roma nel 1947, il vessillo tricolore consegnato ai genitori defunti, Italia Rovina ed Egidio Mongiu, e la copia della quietanza di pagamento di 563 euro “elargita” a titolo di indennizzo per i beni abbandonati in Istria.
Era il 1947 quando i Mongiu si videro costretti ad abbandonare Pola. «Avevo solo quattro anni – ricorda l’avvocato che oggi vive a Monza – ricordo il suono delle cornamuse dei soldati inglesi che passavano davanti a casa nostra». Ha solo pochi flash che gli richiamano alla mente le persecuzioni dei partigiani titini. «Era il periodo in cui l’esercito italiano era a scatafascio – racconta – gli alleati cercavano di difenderci dalle bande di Tito che epuravano gli italiani e chiunque fosse legato a italiani». Poi, nel 1947 migliaia di esuli furono costretti a lasciare le proprie terre. «Agli italiani si dava la possibilità di restare indossando la stella rossa oppure migrare in altre nazioni», continua l’avvocato Mongiu ricordando i tre anni trascorsi prima in un campo profughi a Trieste e, quindi, in un altro a Velletri.
La storia racconta le persecuzioni titine, le foibe, il memorandum di Londra del 1954 e la “svendita” democristiana. «Abbiamo lasciato terreni, una villa e l’esercizio della professione – spiega Mongiu – tutto per 560 vergognosi euro». L’avvocato ha già richiesto la cittadinanza croata, assicura di non voler più vivere in Italia. E promette: «Sulla mia piccola barca non isserò mai più il Tricolore…».

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